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Alessandro Manzoni Adelchi IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena Quinta. Rutlando e detti.
E che? Rutlando,
In testimonio, e voi Conti, che in questo Vil giorno il brando io non cavai: ferisca Oggi chi vuol: gregge atterrito e sperso, Io non l'inseguo.
E non trovasti alcuno
Un drappello venirmi, ed alla testa Più duchi avea: sopra lor corsi; e quelli Calar tosto i vessilli, e fecer segni Di pace, e amici si gridaro. - Amici? Noi l'eravam più assai, quando alle Chiuse Ci scontravam - Chiesero il re; le spalle Lor volsi; or li vedrai. No: s'io sapea A qual nemico si venia, per certo
T'accheta, Prode tra' prodi miei. Bello è d'un regno, Sia comunque, l'acquisto; in lungo, il vedi, Non andrà questo; e non temer che manchi Da far: Sassonia non è vinta ancora.
(entra il Conte spedito da Carlo)
Eccardo è in campo, e verso noi s'avanza; Ei procede in battaglia: i Longobardi, Tra il nostro campo e il suo, sfilati, in folla, Sfuggono a destra ed a sinistra: il piano, Che da lui ci divide, or or fia sgombro.
Esser dovea così.
Che s'arrendette ai nostri; e a questa volta
ALTRO CONTE
È qui.
Svarto, son quelli Che m'annunziasti?
Il son. - Compagni!
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