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Alessandro Manzoni Adelchi IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena Sesta. Ildechi ed altri Duchi, Giudici, Soldati Longobardi e Detti.
O Svarto, Il re!
Son desso.
(s'inginocchia e mette le sue mani tra quelle di Carlo)
Nella tua man vittoriosa accogli La nostra man devota, e dalla bocca De' Longobardi tuoi l'omaggio accetta,
Il nome
Il duca Di Trento Ildechi, di Cremona Ervigo, Ermenegildo di Milano, Indolfo Di Pisa, Vila di Piacenza: questi Giudici son; questi guerrieri.
Fedeli miei, giudici e duchi, ognuno Nel grado suo, per ora. I primi istanti Che di riposo avremo, io li destino Al guiderdon de' vostri merti: il tempo Questo è d'oprar. Prodi Fedeli, ai vostri Fratei tornate; dite lor, che ad una Gente germana, di german guerrieri Capo, guerra io non porto: una famiglia Riprovata dal ciel, del solio indegna, A balzarnela io venni. Al vostro regno Non fia mutato altro che il re. Vedete Quel sol? qualunque, in pria ch'ei scenda, omaggio In mia mano a far venga, o de' Fedeli Franchi, o di voi, nel grado suo serbato, Mio Fedel diverrà. Chi a me dinanzi Tragga i due che fur regi, un premio aspetti
(i Longobardi partono)
CARLO (a Rutlando in disparte)
Pur troppo.
Del re. Questa parola ai Franchi miei In guiderdon la serbo. Oh! possa ognuno Dimenticar ch'io proferita or l'abbia.
(s'avvia)
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