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Alessandro Manzoni
Adelchi

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  • ATTO TERZO.
    • Scena Sesta. Ildechi ed altri Duchi, Giudici, Soldati Longobardi e Detti.
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Scena Sesta. Ildechi ed altri Duchi, Giudici, Soldati Longobardi e Detti.

 

ILDECHI

 

                                                O Svarto,

Il re!

 

 

CARLO

 

            Son desso.

 

 

ILDECHI

 

(s'inginocchia e mette le sue mani tra quelle di Carlo)

 

                                    O re de' Franchi e nostro!

Nella tua man vittoriosa accogli

La nostra man devota, e dalla bocca

De' Longobardi tuoi l'omaggio accetta,

A te promesso da gran tempo.

 

 

CARLO

 

                                                Svarto,

Conte di Susa...

 

 

SVARTO

 

                        O re, qual grazia?...

 

 

CARLO

 

                                                            Il nome

Dimmi di questi a me devoti.

 

 

SVARTO

 

                                                Il duca

Di Trento Ildechi, di Cremona Ervigo,

Ermenegildo di Milano, Indolfo

Di Pisa, Vila di Piacenza: questi

Giudici son; questi guerrieri.

 

 

CARLO

 

                                    Alzatevi,

Fedeli miei, giudici e duchi, ognuno

Nel grado suo, per ora. I primi istanti

Che di riposo avremo, io li destino

Al guiderdon de' vostri merti: il tempo

Questo è d'oprar. Prodi Fedeli, ai vostri

Fratei tornate; dite lor, che ad una

Gente germana, di german guerrieri

Capo, guerra io non porto: una famiglia

Riprovata dal ciel, del solio indegna,

A balzarnela io venni. Al vostro regno

Non fia mutato altro che il re. Vedete

Quel sol? qualunque, in pria ch'ei scenda, omaggio

In mia mano a far venga, o de' Fedeli

Franchi, o di voi, nel grado suo serbato,

Mio Fedel diverrà. Chi a me dinanzi

Tragga i due che fur regi, un premio aspetti

Pari all'opra.

 

(i Longobardi partono)

 

 

CARLO (a Rutlando in disparte)

 

                        Rutlando, ho io chiamati

Prodi costor?

 

 

RUTLANDO

 

                        Pur troppo.

 

 

CARLO

 

                                                Errato ha il labbro

Del re. Questa parola ai Franchi miei

In guiderdon la serbo. Oh! possa ognuno

Dimenticar ch'io proferita or l'abbia.

 

(s'avvia)

 

 

 




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