Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Alessandro Manzoni Adelchi IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
Scena Seconda. Adelchi.
Resta un de' primi di tua gente: il merti: Va, non temer; sarai vassallo: il tempo È pe' tuoi pari. - Anche il comando udirsi Intimar de' codardi, e di chi trema Prender la legge! è troppo. Han risoluto! Voglion, perché son vili! e minacciosi Li fa il terror; né soffriran che a questo Furor di codardia s'opponga alcuno, Che resti un uom tra loro! - Oh cielo! il padre Negli artigli di Carlo! I giorni estremi Uomo d'altrui vivrà, soggetto al cenno Di quella man, che non avria voluto Come amico serrar; mangiando il pane Di chi l'offese, e l'ebbe a prezzo! E nulla Via di cavarlo dalla fossa, ov'egli Rugge tradito e solo, e chiama indarno Chi salvarlo non può! nulla! - Caduta Brescia, e il mio Baudo, il generoso, astretto Anch'ei le porte a spalancar da quelli Che non voglion morire. Oh più di tutti Fortunata Ermengarda! Oh giorni! oh casa Di Desiderio, ove d'invidia è degno Chi d'affanno morì! - Di fuor costui, Che arrogante s'avanza, e or or verrammi Ad intimar che il suo trionfo io compia; Qui la viltà che gli risponde, ed osa Pressarmi; - è troppo in una volta! Almeno Finor, perduta anche la speme, il loco V'era all'opra; ogni giorno il suo domani, Ed ogni stretta il suo partito avea. Ed ora... ed or, se in sen de' vili un core Io piantar non potei, potranno i vili Togliere al forte, che da forte ei pera? Tutti alfin non son vili: udrammi alcuno; Più d'un compagno troverò, s'io grido: Usciam costoro ad incontrar; mostriamo Che non è ver che a tutto i Longobardi Antepongon la vita; e... se non altro, Morrem. - Che pensi? Nella tua rovina Perché quei prodi strascinar? Se nulla Ti resta a far quaggiù, non puoi tu solo Morir? Nol puoi? Sento che l'alma in questo Pensier riposa alfine: ei mi sorride, Come l'amico che sul volto reca Una lieta novella. Uscir di questa Ignobil calca che mi preme; il riso Non veder del nemico; e questo peso D'ira, di dubbio e di pietà, gittarlo!... Tu, brando mio, che del destino altrui Tante volte hai deciso, e tu, secura Mano avvezza a trattarlo... e in un momento Tutto è finito. - Tutto? Ah sciagurato! Perché menti a te stesso? Il mormorio Di questi vermi ti stordisce; il solo Pensier di starti a un vincitor dinanzi Vince ogni tua virtù; l'ansia di questa Ora t'affrange, e fa gridarti: è troppo! E affrontar Dio potresti? e dirgli: io vengo Senza aspettar che tu mi chiami; il posto Che m'assegnasti, era difficil troppo; E l'ho deserto! - Empio! fuggire? e intanto, Per compagnia fino alla tomba, al padre Lasciar questa memoria; il tuo supremo Disperato sospir legargli! Al vento, Empio pensier. - L'animo tuo ripiglia, Adelchi; uom sii. Che cerchi? In questo istante D'ogni travaglio il fin tu vuoi: non vedi, Che in tuo poter non è? - T'offre un asilo Il greco imperador. Sì; per sua bocca Te l'offre Iddio: grato l'accetta: il solo Saggio partito, il solo degno è questo. Conserva al padre la sua speme: ei possa Reduce almeno e vincitor sognarti, Infrangitor de' ceppi suoi, non tinto Del sangue sparso disperando. - E sogno Forse non fia: da più profondo abisso Altri già sorse: non fa patti eterni Con alcun la fortuna: il tempo toglie E dà: gli amici, il successor li crea. - Teudi!
|
Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |