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Alessandro Manzoni Adelchi IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena Seconda. Desiderio, Adelchi.
DESIDERIO
Adelchi, Che pensiero era il tuo? Tutta Pavia Far di nostr'onta testimon volevi? E la ria moltitudine a goderne, Come a festa, invitar? Dimenticasti Che ancor son vivi, che ci stan d'intorno Quei che le parti sostenean di Rachi, Quand'egli osò di contrastarmi il soglio? Nemici ascosi, aperti un tempo; a cui L'abbattimento delle nostre fronti È conforto e vendetta!
ADELCHI
Oh prezzo amaro Del regno! oh stato, del costor, di quello De' soggetti più rio! se anche il lor guardo Temer ci è forza, ed occultar la fronte Per la vergogna; e se non ci è concesso, Alla faccia del sol, d'una diletta La sventura onorar!
DESIDERIO
Quando all'oltraggio Pari fia la mercé, quando la macchia Fia lavata col sangue; allor, deposti I vestimenti del dolor, dall'ombre La mia figlia uscirà: figlia e sorella Non indarno di re, sovra la folla Ammiratrice, leverà la fronte Bella di gloria e di vendetta. - E il giorno Lungi non è; l'arme, io la tengo; e Carlo, Ei me la die': la vedova infelice Del fratel suo, di cui con arti inique Ei successor si feo, quella Gerberga Che a noi chiese un asilo, e i figli all'ombra Del nostro soglio ricovrò. Quei figli Noi condurremo al Tebro, e per corteggio un esercito avranno: al Pastor sommo Comanderem che le innocenti teste Unga, e sovr'esse proferisca i preghi Che danno ai Franchi un re. Sul franco suolo Li porterem dov'ebbe regno il padre, Ove han fautori a torme, ove sopita Ma non estinta in mille petti è l'ira Contro l'iniquo usurpator.
ADELCHI
Ma incerta È la risposta d'Adrian? di lui Che stretto a Carlo di cotanti nodi, Voce udir non gli fa che di lusinga E di lode non sia, voce di padre Che benedice? A lui vittoria e regno E gloria, a lui l'alto favor di Piero Promette e prega; e in questo punto ancora I suoi legati accoglie, e contro noi Certo gl'implora; contro noi la terra E il santuario di querele assorda Per le città rapite.
DESIDERIO
Ebben, ricusi: Nemico aperto ei fia; questa incresciosa Guerra eterna di lagni e di messaggi E di trame fia tronca; e quella al fine Comincerà dei brandi: e dubbia allora La vittoria esser può? Quel dì che indarno I nostri padri sospirar, serbato È a noi: Roma fia nostra: e, tardi accorto, Supplice invan, delle terrene spade Disarmato per sempre, ai santi studi Adrian tornerà; re delle preci, Signor del Sacrifizio, il soglio a noi Sgombro darà.
ADELCHI
Debellator de' Greci, E terror de' ribelli, uso a non mai Tornar che dopo la vittoria, innanzi Alla tomba di Pier due volte Astolfo Piegò l'insegne, e si fuggì; due volte Dell'antico pontefice la destra, Che pace offrìa, respinse, e sordo stette All'impotente gemito. Oltre l'Alpe Fu quel gemito udito: a vendicarlo Pipin due volte le varcò: que' Franchi Da noi soccorsi tante volte e vinti, Dettaro i patti qui. Veggo da questa Reggia il pian vergognoso ove le tende Abborrite sorgean, dove scorrea L'ugna de' franchi corridor.
DESIDERIO
Che parli Or tu d'Astolfo e di Pipin? Sotterra Giacciono entrambi: altri mortali han regno, Altri tempi si volgono, brandite Sono altre spade. Eh! se il guerrier che il capo Al primo rischio offerse, e il muro ascese, Cadde e perì, gli altri fuggir dovranno, E disperar? Questi i consigli sono Del mio figliuol? Quel mio superbo Adelchi Dov'è, che imberbe ancor vide Spoleti Rovinoso venir, qual su la preda Giovinetto sparviero, e nella strage Spensierato tuffarsi, e su la turba De' combattenti sfolgorar, siccome Lo sposo nel convito? Insiem col vinto Duca ribelle ei ritornò: sul campo, Consorte al regno il chiesi: un grido sorse Di consenso e di plauso, e nella destra - Tremenda allor - l'asta real fu posta. Ed or quel desso altro veder che inciampi E sventure non sa? Dopo una rotta Così parlar non mi dovresti. Oh cielo! Chi mi venisse a riferir che tali Son di Carlo i pensier, quali or gli scorgo Nel mio figliuol, mi colmeria di gioia.
ADELCHI
Deh! perché non è qui! Perché non posso In campo chiuso essergli a fronte, io solo, Io, fratel d'Ermengarda! e al tuo cospetto, Nel giudizio di Dio, nella mia spada, La vendetta ripor del nostro oltraggio! E farti dir, che troppo presta, o padre, Una parola dal tuo labbro uscia!
DESIDERIO
Questa è voce d'Adelchi. Ebben, quel giorno Che tu brami, io l'affretto.
ADELCHI
O padre, un altro Giorno io veggo appressarsi. Al grido imbelle, Ma riverito, d'Adrian, vegg'io Carlo venir con tutta Francia; e il giorno Quello sarà de' successor d'Astolfo Incontro al figlio di Pipin. Rammenta Di chi siam re; che nelle nostre file Misti ai leali, e più di lor fors'anco, Sono i nostri nemici; e che la vista D'un'insegna straniera ogni nemico In traditor ti cangia. Il core, o padre, Basta a morir; ma la vittoria e il regno È pel felice che ai concordi impera. Odio l'aurora che m'annunzia il giorno Della battaglia, incresce l'asta e pesa Alla mia man, se nel pugnar, guardarmi Deggio dall'uom che mi combatte al fianco.
DESIDERIO
Chi mai regnò senza nemici? il core Che importa? e re siam dunque indarno? e i brandi Tener chiusi dovrem nella vagina Infin che spento ogni livor non sia? Ed aspettar sul soglio inoperosi Chi ci percota? Havvi altra via di scampo Fuorché l'ardir? Tu, che proponi alfine?
ADELCHI
Quel che, signor di gente invitta e fida, In un dì di vittoria, io proporrei: Sgombriam le terre de' Romani; amici Siam d'Adriano: ei lo desia.
DESIDERIO
Perire, Perir sul trono, o nella polve, in pria Che tanta onta soffrir. Questo consiglio Più dalle labbra non ti sfugga: il padre Te lo comanda.
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