Edmondo De Amicis: Raccolta di opere
Edmondo De Amicis
Costantinopoli

COSTANTINOPOLI

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COSTANTINOPOLI

 

Ma torniamo a Costantinopoli, e spaziamovi come gli uccelli nel cielo. Qui ci si può levare tutti i capricci. Si può accendere il sigaro in Europa e andare a buttar la cenere in Asia. La mattina, levandoci, possiamo domandarci: – Che parte del mondo vedrò quest’oggi? – Si può scegliere fra due continenti e due mari. S’ha a nostra disposizione dei cavalli sellati in ogni piazzetta, delle barchette a vela in ogni seno, dei piroscafi a cento scali; il caicco che guizza, la talika che vola, e un esercito di ciceroni che parlano tutte le lingue d’Europa. Volete sentir la commedia italiana? veder ballare i dervis? sentir le buffonate di Caragheuz, il pulcinella turco? udire le canzonette licenziose dei teatrini di Parigi? assistere alle rappresentazioni ginnastiche degli zingari? farvi raccontare una leggenda araba da un rapsodo? andare al teatro greco? sentir predicare un iman? veder passare il Sultano? Chiedete e domandate. Tutte le nazioni sono al vostro servizio: l’armeno per farvi la barba, l’ebreo per lustrarvi le scarpe, il turco per condurvi in barca, il nero per strofinarvi nel bagno, il greco per porgervi il caffè, e tutti quanti per truffarvi. Per dissetarvi, passeggiando, trovate dei gelati fatti colla neve dell’Olimpo; se siete golosi, potete bere dell’acqua del Nilo, come il Sultano; se siete deboli di stomaco, acqua dell’Eufrate; se siete nervosi, acqua del Danubio. Potete desinare come l’arabo nel deserto o come l’epulone alla Maison dorée. Per far la siesta, avete i cimiteri; per stordirvi, il ponte della Sultana Validè; per sognare, il Bosforo; per passar la domenica, l’Arcipelago dei Principi; per veder l’Asia Minore, il monte di Bulgurlù; per vedere il Corno d’Oro, la torre di Galata; per veder ogni cosa, la torre del Seraschiere. Ma è una città ancora più strana che bella. Le cose che non si presentarono mai insieme alla nostra mente, si presentano insieme al nostro sguardo. Da Scutari parte la carovana per la Mecca e parte il treno diretto per Brussa, l’antica metropoli; fra le mura misteriose del vecchio serraglio, passa la strada ferrata che va a Sofia; i soldati turchi scortano il prete cattolico che porta il Santo Sacramento; il fa festa nei cimiteri; la vita, la morte, i piaceri, tutto s’allaccia e si confonde. V’è il movimento di Londra e la letargia dell’ozio orientale, un’immensa vita pubblica e un impenetrabile mistero nella vita privata; un governo assoluto e una libertà senza confini. Per i primi giorni non si raccapezza nulla; pare che d’ora in ora o debba cessare quel disordine o seguire una rivoluzione; ogni sera, tornando a casa, ci sembra di tornare da un viaggio; ogni mattina uno si domanda: – Ma è proprio qui vicina Stambul? – Non si sa dove andare a battere il capo, un’impressione cancella l’altra, i desiderii s’affollano, il tempo fugge; si vorrebbe restar tutta la vita, si vorrebbe partire il giorno dopo. E quando poi s’ha da descriverlo questo caos? A momenti vi vien la tentazione di fare un fascio di tutti i libri e di tutti i fogli che ho sul tavolino, e di buttare ogni cosa dalla finestra.



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