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[Il Caffè]
Il nostro caffè era una stanza tutta bianca, rivestita di legno fino all'altezza d'un uomo, con un divano bassissimo lungo le quattro pareti. In un angolo c'era un fornello su cui un turco dal naso forcuto stava facendo il caffè in piccole caffettiere di rame, che vuotava man mano in piccolissime tazze, mettendovi egli stesso lo zucchero; poichè da per tutto, a Costantinopoli, si fa il caffè apposta per ogni avventore, e gli si porta bell'inzuccherato, con un bicchiere d'acqua che i Turchi bevono sempre prima di avvicinare la tazza alle labbra. Ad una parete era appeso un piccolo specchio, e accanto allo specchio una specie di rastrelliera piena di rasoi a manico fisso; poichè la maggior parte dei caffè turchi sono ad un tempo botteghe di barbieri, e non di rado il caffettiere è anche cavadenti e salassatore, e macella le sue vittime nella stanza medesima dove gli altri avventori pigliano il caffè. Alla parete opposta era appesa un'altra rastrelliera piena di narghilè di cristallo coi lunghi tubi flessibili, attorcigliati come serpenti, e di cibuk di terra cotta colle cannette di legno di ciliegio. Cinque turchi pensierosi stavano seduti sul divano, fumando il narghilè; altri tre erano dinanzi alla porta, accoccolati sopra bassissime seggiole di paglia senza spalliera, l'uno accanto all'altro, colle spalle appoggiate al muro e colla pipa alle labbra; un giovane della bottega radeva il capo, davanti allo specchio, a un grosso dervis insaccato in una tonaca di pelo di cammello. Nessuno ci guardò quando sedemmo, nessuno parlava, e fuorchè il caffettiere e il suo giovane, nessuno faceva il menomo movimento. Non si sentiva altro rumore che il gorgoglio dell'acqua dei narghilè, che somiglia alla voce dei gatti quando fanno le fusa. Tutti guardavano diritto dinanzi a sè, cogli occhi fissi, e con un viso che non esprimeva assolutamente nulla. Pareva un piccolo museo di statue di cera. Quante di queste scene mi son rimaste impresse nella memoria! Una casa di legno, un turco seduto, una bellissima veduta lontana, una gran luce e un gran silenzio: ecco la Turchia. Ogni volta che questo nome mi passa per la mente, ci passano nello stesse punto quelle immagini, come un mulino a vento e un canale all'udir nominare Olanda.