Edmondo De Amicis: Raccolta di opere
Edmondo De Amicis
Costantinopoli

IL GRAN BAZAR

[Il Ramazan]

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[Il Ramazan]

 

Trovandomi a Costantinopoli nel mese di Ramazan, che è il nono mese dell’anno turco, nel quale cade la quaresima musulmana, vidi ogni sera una scena comica che merita d’essere descritta. Durante tutta la quaresima è proibito ai turchi di mangiare, di bere e di fumare dal levar del sole al tramonto. Quasi tutti gozzovigliano poi tutta la notte; ma fin che c’è il sole, rispettano quasi tutti il precetto religioso, e nessuno ardisce di trasgredirlo pubblicamente. Una mattina il mio amico ed io andammo a visitare un nostro conoscente, aiutante di campo del Sultano, un giovane ufficiale spregiudicato, e lo trovammo in una stanza a terreno del palazzo imperiale, con una tazza di caffè fra le mani. Come mai – gli domandò Yunkosate prendere il caffè dopo il levar del sole? – L’ufficiale scrollò le spalle e rispose che se ne rideva del Ramazan e del digiuno; ma proprio in quel punto s’aperse improvvisamente una porta, ed egli fece un movimento così rapido per nasconder la tazza, che se la versò mezza sui piedi. Si capisce da questo che rigorosa astinenza debbano serbare tutti coloro che stanno tutto il giorno sotto gli occhi della gente: i barcaiuoli per esempio. Per godersela, bisogna andarli a vedere dal ponte della Sultana Validè, qualche minuto prima che si nasconda il sole. Tra quei che stan fermi e quei che vogano, tra vicini e lontani, se ne vede intorno a un migliaio. Sono tutti digiuni dall’alba, arrabbiano dalla fame, han già la loro cenetta pronta nel caicco, girano continuamente gli occhi dal sole alla cena e dalla cena al sole, s’agitano e sbuffano come le fiere d’un serraglio nel momento della distribuzione delle carni. Il nascondersi del sole è annunziato da un colpo di cannone. Non c’è caso che prima di quel momento sospirato nessuno si metta in bocca un briciolo di pane una goccia d’acqua. Qualche volta, in un angolo del Corno d’oro, abbiamo stimolato a mangiare i barcaiuoli che ci conducevano; ma ci hanno sempre risposto: – Jok! Jok! Jok! – No, no, no –, accennando il sole con un atto timoroso. Quando il sole è nascosto per più della metà dietro i , cominciano a prendere in mano i loro pani, e a palparli e a fiutarli voluttuosamente. Quando non si vede più che un sottile arco luminoso, allora tutti quei che son fermi e tutti quei che remano, quelli che attraversano il Corno d’oro, quelli che guizzano sul Bosforo, quelli che vogano nel Mar di Marmara, quelli che riposano nei seni più solitarii della riva asiatica, tutti si voltano verso occidente, e stanno immobili collo sguardo nel sole, colla bocca aperta, col pane in aria, colla gioia negli occhi. Quando non si vede più che un punto di foco, già i mille pani toccano le mille bocche. Finalmente il punto di foco si spegne, il cannone tuona, e nello stesso momento trentaduemila denti staccano dai mille pani mille enormi bocconi; ma che dico mille! in tutte le case, in tutti i caffè, in tutte le taverne, accade nel medesimo punto la medesima cosa; e per qualche minuto, la città turca non è più che un mostro di centomila bocche che tracanna e divora.


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