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LA LINGUA APPROSSIMATIVA.
Perchè non possediamo che uno scarso materiale di lingua, noi parliamo una lingua che si potrebbe chiamare approssimativa, con la quale non esprimiamo quasi mai esattamente, ma soltanto press’a poco, il nostro pensiero; e perchè dell’improprietà del nostro linguaggio non abbiamo coscienza, una gran parte dei modi, che ci sono abituali, ci paiono i più propri a dire quello che pensiamo; e solo quando vengono a nostra cognizione quelli che sarebbero propri veramente, riconosciamo che quegli altri non dicevano per l’appunto le cose che volevamo dire. Non soltanto; ma ricominciamo assai spesso, imparando i nuovi modi, che non erano nella nostra mente certe gradazioni d’idee, sfumature di sentimento e particolarità di cose, che essi esprimono; e son essi che ce ne dànno il concetto; ciò che disse benissimo un grande scrittore, affermando che certe idee non ci vengono neppure in mente perchè non abbiamo le parole con le quali potrebbero venire.
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Ti cito una serie d’esempi che ti persuaderanno.
Confondere. – Noi non usiamo questa parola nel significato che ha negli esempi seguenti: – Non si confonda con la politica. – Non si confonda con quel figuro. – Non si confonda a cercare codesto foglio. – Ebbene, nessuna delle espressioni che noi usiamo in quei casi in vece di confondere dice per l’appunto la stessa cosa, perchè affannarsi, tormentarsi, montarsi il capo dicon troppo, e darsi pensiero, perdere il tempo, occuparsi, impicciarsi non dicono abbastanza.
Infognare. – Infognarsi in un affare, in una impresa. Con che altra parola potresti dire così efficacemente che si tratta d’un affare, oltre che rischioso, disonorevole?
Ribruscolare. – Sono andati a ribruscolare tutte le scapataggini della sua gioventù. – Noi sogliamo dire rintracciare, rivangare. Ma ribruscolare, che significa propriamente raccogliere i minuti avanzi e bruscoli d’ogni cosa, come esprime meglio la minuziosità, quasi la malignità diligente e paziente con la quale i nemici d’una persona cercano il pelo nell’ovo per iscreditarla!
Rifrustare. – È un fannullone vizioso che rifrusta tutte le bettole. – Rifrustare, che, traslato, significa ricercare in ogni parte, in ogni angolo più segreto, esprime assai meglio del frequentare o bazzicare, che noi useremmo, l’idea del vizio infistolito e insaziabile.
Riportare. – Quel ragazzo mi riporta tutto suo padre nell’andare, nel gestire, nel parlare. – Riportare, in questo significato, dice più di rassomigliare e di ricordare, come noi diremmo; [185] significa: è tal quale, e presenta molto più vivamente l’immagine.
Rimaner male, nella sua indeterminatezza, esprime meglio d’ogni altro modo generalmente usato lo stato d’animo mal definibile di chi per un detto o un atto altrui rimane scontento, corbellato, disingannato, fra risentito e confuso.
Star su. – Credi ch’io stia sui cinquanta centesimi? Piglia una lira e vattene. – Noi diremmo che io badi o ch’io m’impunti; ma in badare non è espresso abbastanza il concetto dell’interesse; impuntarsi è troppo forte; star su esprime un’idea di mezzo tra il semplice concetto dell’interesse e quello dell’avarizia che lesina.
Stillare. – L’ha stillata bella! – Nove su dieci noi diremmo l’ha pensata o trovata. Ma stillare significa chiaramente la ricerca sottile e l’accortezza della trovata, che pensare e trovare non esprimono.
Stridere. – Bisogna striderci, per dire che di una tal cosa non ci possiamo esimere, benchè ci dispiaccia. Noi diremmo invece adattarsi, rassegnarsi o simili, che non dicono così bene il rincrescimento o il dispetto con cui c’induciamo a fare o a sopportare quella data cosa.
Storcere. – Non mi storcere le parole. – Non c’è altro modo, di quelli che noi useremmo, che esprima con un traslato così efficace l’interpretare malignamente le parole altrui in significato diverso dal vero. Pigliare in cattivo senso, per esempio, non dice, come la parola storcere, il proposito dell’interpretazione cattiva, e anche sostituendo voltare a pigliare si esprimerebbe con minore evidenza lo sforzo e il mal animo.
Stare in tentenna. – Tu diresti tentennare [186] senz’altro; ma tentennare dice una cosa che tentenni, barcolli o stia male in piedi momentaneamente; stare in tentenna dice la permanenza della cosa in quello stato. E così stare in tremolo.
Pigliare a frullo. – Vedi se l’idea di fermare una persona dove che sia e appena càpiti, o quella di cogliere rapidamente parole, idee, senza che altri ci pensi e per nostro giovamento, può essere espressa in altri modi con maggior proprietà ed evidenza. – Venirti a cercare a casa è tempo perso; bisogna pigliarti a frullo. – Piglia a frullo i discorsi dei valentuomini, e poi se ne fa bello.
Prendere il vecchiuccio. – D’una persona, non è lo stesso che dire: comincia a farsi vecchio, perchè significa pure l’idea: benchè non paia, o cerchi di nasconderlo.
Fare agli occhi. – Si dice di due innamorati che fanno agli occhi. Vedi se ti riesce di trovare qualsiasi altro modo che dica come questo il guardarsi a vicenda dì continuo e quasi conversare con gli sguardi, non potendolo fare liberamente a parole.
Fare una smusata, una smusatura a uno. – Tu intendi quello che significa, e senti che l’idea non è significata così determinatamente dalle parole atto villano, o di dispregio o di schifo o di fastidio, o mal garbo, nè con pari sfumatura comica da fare una brutta faccia o una smorfia.
Ti cito più alla lesta qualche altro esempio. Non senti che la parola amarume nella frase: – C’è un po’ d’amarume fra di noi, – significa qualche cosa di meno di amarezza, e non potrebbe essere sostituita per l’appunto da nessun’altra parola? E nel modo: ho tutta la giornata impicciata non è espressa un’idea che le [187] parole occupata, impegnata non rendono esattamente, perchè voglion dire un’occupazione continua, non una serie d’occupazioni con intervalli di tempo libero, ma troppo brevi, da poterli impiegare a qualche cos’altro? E dicendo un affare rassegato (rassegare, d’un liquido grasso che si rappiglia) non dài l’idea d’un affare finito, ma più recente di quello che significherebbe finito senz’altro, o passato o da non pensarci più? E come s’esprimerebbe così propriamente l’idea d’un tempo in cui si sia fatta una vita dura, faticosa, affannosa, come col modo: sono stati giorni, anni sudati? E la parola strettita nel dire: aver la gola strettita dal pianto, non ti pare che abbia forza più particolarmente espressiva che la parola stretta, che fa a tanti altri casi? E qual altra parola dice così bene ad un tempo turbato di mente, distratto, sconcertato, svogliato, impensierito, come stonato: oggi sono stonato, non capisco nulla? E pensa un po’ se t’occorre spesso di sentir dire: uomo di ricapito, uomo impiccioso, un po’ zolfino, scattoso, troppo entrante, un mettibocca, uno sputazucchero, tutti modi che s’intendono alla prima, e se le parole che s’usano di solito in luogo di quelle hanno proprio la stessa sfumatura di significato, o non dicono invece la cosa press’a poco, come altre innumerevoli che noi spendiamo abusivamente perchè non abbiamo tra mano moneta migliore? Credo che bastino questi esempi a dimostrarti che noi parliamo davvero una lingua approssimativa, e che il liberarti da questo malanno dev’essere uno dei tuoi primi intenti, e questo intento una delle tue prime norme nello studio della tua lingua.
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