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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
fra uno scrittore, un avvocato, un professore di chimica, fisica e matematica, e un cronista di giornale, che stanno desinando in una stanzetta di trattoria.
Lo Scrittore (al Professore). – Dov’eravamo rimasti?
Il Professore. – Aspetta: lascia che m’orienti un poco.
Prof. – Ne sentirai dell’altre. Caro mio, noi non ci abbiamo nessuna colpa nel fatto che la lingua diventi sempre più scientifica, o per dir meglio, scienziata. Non siamo noi che divulghiamo, portandolo in tutti i campi del pensiero, il nostro linguaggio tecnico, del quale non possiamo far di meno. È il gran pubblico, sono i giornali e la cattiva letteratura che ce lo pigliano....
Scritt. – Già: è effetto del polarizzarsi di tutte le idee verso la scienza.
[277]
Prof. – Hai detto bene. Ma è un fatto, te lo confesso, di cui il nostro amor proprio si compiace. Al vedere che ogni interruzione o lacuna di qualunque cosa diventa una soluzione di continuità, ogni scopo un obbiettivo, ogni caso un fenomeno....
Scritt. – E ogni mescolanza un’amalgama.
Prof. – A sentir parlare di forza centripeta e centrifuga dell’istinto, del dinamismo dei partiti politici, di movimenti rivoluzionari sincroni e sinfoni, e di coefficienti della vittoria e d’esponenti della debolezza del Ministero, e di Parlamenti saturi d’elettricità....
Avvocato. – E di atmosfera d’odio....
Cronista. – E di fenomeni di capillarità psicologici.... Questa l’ho letta io.
Prof. – Forse in una tua cronaca. Ma io n’ho letta una assai meglio. – Di queste consuetudini e sentimenti si forma nella gioventù un precipitato di scetticismo. – Sei battuto. Lasciami finire. A sentire quante quistioni particolari sono una faccia del prisma d’una quistione generale; quanti ordini d’idee sono stratificazioni o substrati d’altri ordini d’idee, e quanti uomini e cose, quantità negative; ma più che altro al vedere quanti concetti non si sanno più esprimere senza ricorrere agli strumenti e agli apparecchi dei nostri Gabinetti, come sarebbe il barometro del malcontento popolare....
Scritt. – Il termometro dell’opinione pubblica.
Cron. – Il diapason della moralità nazionale.
Avv. – E il propulsore degli entusiasmi cittadini?
Prof. – Benissimo; e la valvola di sicurezza [278] delle passioni.... Al sentir tutto questo, dico, io gonfio di giubilo e d’alterezza....
Scritt. – Fino all’ennesima potenza.
Prof. – Lo volevo dire; perchè penso che, andando innanzi per questa strada, verrà tempo che quanti vorranno imparar l’italiano dovranno venire a scuola da noi, a studiar fisica, chimica, matematica, mineralogia, geologia....; i Vocabolari dell’uso saranno i nostri trattati.
Scritt. – E allora tutto si dovrà studiare, fuorchè la letteratura. E non solo le scienze esatte, ma anche le scienze giuridiche. Per esempio: la circostanza attenuante, la cerziorazione, la requisitoria, il verdetto, usciti dalle aule dei tribunali, sono oramai entrati da per tutto. E quante cose si comminano, oltre le pene stabilite dalla legge! E si testimonia affetto, rispetto e riverenza. E non sono più i soliti testimoni che depongono; sono anche i fatti. – Una data circostanza depone in favore d’una tal persona.... – Io mi figuro la Circostanza che giura sul Vangelo di dir tutta la verità....
Avv. – E una Ragione che cammina a suon di tamburo, col facile sulla spalla, te la figuri? È la solita Ragione che milita in favore di qualcuno o di qualcosa. E poi che siamo nel campo militare, a me piace infinitamente la base d’operazione. Un innamorato, per esempio, che va a stare in una villa vicina a quella della sua amata, e ne fa la sua base d’operazione! L’ho letta in un romanzo. Mi piace anche mossa strategica riferito a un atto qualunque di piccola furberia. E una parola che ha una data portata, come un pezzo d’artiglieria....
Scritt. – Io preferisco il linguaggio [279] finanziario, che va prendendo sempre più voga. Ha certe espressioni così nobili! Fare il bilancio, per esempio, delle buone qualità e dei difetti di un amico; dire d’un uomo politico, venuto in auge, o scapitato d’autorità, che le sue azioni si sono alzate o ribassate, o, accennando ai suoi meriti e ai suoi demeriti verso il paese, che ha al suo attivo certe cose e al suo passivo certe altre.... Mi par di vederlo diviso in due colonne, come il registro d’un negoziante.
Avv. – E dove lasciate i verbi, che sono i più bei fiori? Suicidarsi, terrorizzare, ostacolare, impossibilitare, prevenzionare, massacrare, acutizzare.... Si va acutizzando il dissidio in seno alla Commissione del Bilancio, signori!
Scritt. – O signori, e suggestionare?
Avv. – Bravo, hai detto il gran verbo, il verbo factotum, che si presta a tutti i servizi. Ora si è suggestionati da una donna, dalla fame, da un libro, da un luogo, dalle circostanze, da tutto. Ho letto in un giornale che un certo fanale di luce elettrica, davanti a un teatro, faceva una réclame suggestionante.
Prof. – Suggestionante, impressionante, emozionante, raccapricciante, son tutta roba del vostro magazzino, signori giornalisti.
Cron. – Non mia.
Scritt. – Tu ce n’hai dell’altra. Chi scrisse l’altro giorno nel tuo giornale: – L’uomo di Stato che è stato intervistato –? Sei stato tu, sei stato? Io son restato.
Avv. – Non facciamo quistioni personali. Per me, del resto, nel linguaggio delle cronache trovo bellezze ammirabili. Per esempio: il borsaiolo o l’accoltellatore che, dopo fatto il colpo, [280] s’ecclissa, come un astro, mi pare un traslato dantesco.
Prof. – È uno dei tanti verbi a cui si fa fare un ufficio indegno della nobiltà della nascita, come rivelare, trasfigurare....
Scritt. – Già: si dice che un certo puzzo rivela che il pesce è guasto, che una faccia tinta di carbone è trasfigurata. E sono anche dei credenti nella Rivelazione e nella Trasfigurazione che lo dicono! Questo non è un errore di lingua, è un sacrilegio. E così tutti creano, tutto si crea....
Prof. – Un altro verbo che fa cento mestieri, come organizzare, funzionare, sistemare. Si organizza uno Stato, un ballo, una dimostrazione, una colazione alla romana. E tutto funziona o non funziona: un arcivescovo, una serratura, un’amministrazione, una vite, una legge, un cavatappi, un governo, la molla d’un gibus. E c’è chi parla di sistemarsi in un nuovo quartiere....
Avv. – E perchè no? (accennando con un’occhiata il Cronista). S’è inteso dire poco fa: – Io ho il sistema di prendere il tè col latte la mattina, come se una colazione fosse una dottrina filosofica....
Cron. – Sta’ zitto, tu, che dicesti un giorno in tribunale che il tuo avversario deragliava.
Avv. – Deragliai. Ma deragli tu pure dalla buona lingua quando scrivi che s’è verificato un incendio. Che bisogno c’è di verificare che una casa è in fiamme? E quando dici o dite che il Ministero ha conglobato in uno due progetti di legge! Oh giusto! Scrive oggi il tuo direttore che “la conversione del Ministero a sinistra s’accentua„. Doveva anche dirci su quale [281] atto o dichiarazione del Governo cade l’accento, e se è acuto o grave. Ma già ora s’accentua anche una tempesta in mare e la peste nelle Indie.
Scritt. – Ma questa diventa una discussione a base di personalità. Vi richiamo all’ordine.
Prof. – Anche l’a base è diventato moneta corrente. Un discorso a base d’insinuazioni, una letteratura a base di pornografia. Ho letto in un giornale: una rissa fra due erbivendole a base di zoccolate.
Scritt. – È un modo di moda fra gli eleganti, come darsi il lusso di fare una cosa, posare a liberale o ad altro, aver esito negativo, fare una cosa su vasta scala, essere all’ordine del giorno. Gabriele d’Annunzio, per esempio, è all’ordine del giorno...
Cron. – Come un progetto di legge....
Scritt. – Associarsi al dolore....
Cron. – Come a un giornale....
Scritt. – L’opinione pubblica che si commove, si sdegna, inorridisce.
Scritt. – Un ministro, uno scienziato che è un valore.
Prof. – Come una cedola del debito pubblico.
Scritt. – Il morale che s’abbatte e si rialza.
avv. e Cron. (a una voce). – Come un misirizzi.
Scritt. – L’avete detto contemporaneamente. Notate anche quest’avverbio, che abbraccia la durata della vita d’un uomo, e s’usa per dire che due persone si voltano indietro nello stesso punto. Ma dimenticavo le due più ammirabili. S’annunzia che s’è fatta non so dove una strage [282] di poveri israeliti: la notizia merita conferma. Assassini! E una regione che è teatro d’un’inondazione! Bella rappresentazione!
Cron. – Qualche volta la notizia è meno esatta.
Prof. – Già: un bel modo delicato di dire che è una pastocchia. Così, per consolare i poveri disperati, si chiamano cortesemente i meno abbienti.
Avv. – Ma queste son miserie! Volete ch’io vi dica la più preziosa di tutte? La lessi l’altro giorno. Si riferisce a un fatto doloroso. Ma si riesce a far ridere di tutto. Un suicidio al sublimato corrosivo.
Prof. – Impossibile. È di tuo conio.
Avv. – Ti porterò il giornale.
Prof. – Nati di cani! Come si dice il risotto al pomodoro!
Scritt. – E se passassimo ai sostantivi? Riguardo a questi, quello che c’è di più curioso per me è l’uso che prevale di adoperarli a sproposito, e che deriva da una tendenza generale, morbosa, a esagerare ogni cosa. Nove volte su dieci, anche in discorsi e in proclami ufficiali, si dice orgoglio, che è un vizio, per dire alterezza, che è un sentimento nobile, e orgoglioso invece d’altero. Le parole alterezza e altero pare che vadano cadendo in disuso. Così non più dignità, ma fierezza. E si dice l’incarico di scopare come l’incarico di rispondere al discorso della Corona; aver la missione di far l’operazione del catasto in una provincia, come la missione di convertire un popolo al Cristianesimo; l’apostolato della cultura delle barbabietole; il còmpito, che era un lavoro d’ago o di maglia, o un lavoro assegnato agli scolaretti....
[283]
Avv. – Il còmpito d’unificare la Germania.... fu il lavoro di scuola del Bismark.
Scritt. – Far l’apoteosi del formaggio di Gorgonzola....
Prof. – È il parossismo dell’iperbole. Dove lasci gl’ismi? Fra cinquant’anni ci saranno nella lingua tanti ismi che si farà rima ogni dieci parole. Andiamo, io lancio il primo: il nervosismo delle nuove generazioni.....
Avv. – Il rigorismo del Fisco...
Cron. – Il confusionismo dei partiti....
Scritt. – Il parallelismo delle situazioni. Ma parossismo è l’ismo prediletto. Si serve in tutte le salse. C’è persino chi ama i maccheroni fino al parossismo. E anche coi sostantivi in à non si scherza. Se ne fa un tale scialacquo, che a sentir certi discorsi, par che l’oratore picchi delle martellate in un muro....
Avv. – Garibaldi è una grande individualità.
Scritt. – Il Tolstoi una celebrità, una sommità....
Cron. – Il dottor Carle una specialità.
Prof. – E ha molte notabilità l’Università della nostra città.
Avv. – Che è posta in una bella località.
Prof. – In una delle principali arterie di Torino, poichè ora si chiamano arterie le strade grandi, e non so perchè non si chiamino vene le strade minori....
Scritt. – Oh bravo! Poichè hai portato la nota anatomica, ricordiamo il linguaggio medico. Ce n’è una che vale per cento: l’idiosincrasia. Le declamazioni d’una liberale e civile idiosincrasia. C’è chi ne va matto. Ma anche il portar la nota è una perla. Ora si porta la nota amena in un [284] banchetto, la nota patriottica in un’assemblea, la nota trista in una conversazione. Di uno che ammazzò il rivale in un ballo disse ieri l’altro un giornale: che vi portò la nota tragica. La grazia di quella nota! E a proposito: tragedia, un’altra parola che ha fortuna. Non ci son più delitti volgari: son tutte tragedie e drammi. (Al Cronista): Ma questa è una vostra industria letteraria per far comprare il giornale.
Scritt. – L’hai detta finalmente! Mi maravigliavo che non ti fosse ancora scappata. O dove l’avete scovato codesto manco a dirlo odiosissimo che inciampiamo a ogni passo?
Cron. – O come vuoi ch’io lo sappia? Chi è imbevuto di letteratura classica, non può dire da che classico abbia preso questo o quel modo. Da Dante, forse.
Scritt. – Avete preso da Dante anche la piattaforma elettorale?
Prof. – In questo hai torto. Piattaforma è una parola che mi piace: larga, solida, maestosa. Come superfetazione, che mi piace anche di più, per la sua gentilezza. Quando sento dire che un tal progetto di legge non è che una superfetazione d’un altro, presentato da un altro Ministero, vado in solluchero. Mi par così poetica l’immagine di quei due feti!
Scritt. – Ciascuno ha i suoi gusti. Io ho il gusto degli aggettivi nuovi, semplici e partecipati, dei quali faccio uno studio particolare. Ce n’è di deliziosi, come ora si dice. Per esempio: sensazionale; schiacciante, riferito a un argomento; toccante: un oratore toccante: mi par di vederlo suonar la chitarra. E scollacciato, d’un romanzo! [285] L’immagine di quel sostantivo mascolino col seno troppo scoperto, m’affascina. E così macabro è uno dei miei amori. Si scopre il cadavere d’una povera bimba strozzata: – scoperta macabra. – Com’è a proposito l’immagine d’una danza, che desta quell’aggettivo! E calza bene anche l’aggettivo drammatico che accoppia all’idea d’un assassinio quella d’un’opera d’immaginazione dilettevole! E imponente detto ad un modo d’una signora d’alta statura e d’un grande incendio! E l’innocenza completa, come un tranvai! E la commedia movimentata! E il partito politico compatto, come il legno del sorbo! Elettori, andate alle urne compatti!
Avv. – Camminerebbero un po’ impacciati.
Scritt. – Dovresti dire marcerebbero. Marciano anche gli avvenimenti. Più curiosa è la voga che hanno preso cert’altri aggettivi in un nuovo significato, come grandioso, che è dei più abusati. In questi giorni, per esempio, in un manifesto d’un’associazione è chiamato grandioso l’avvenimento dell’andata del re d’Italia a Parigi, e hanno creduto di dire, non qualche cosa di meno, ma di più che grande; perchè grande, oramai, è un aggettivo scaduto. Ora non basta più dire che un attore è grande in una data parte: si dice che è immenso. Anche famoso si dice a tutto pasto. Una buona salsa? Famosa. Un potente schiaffo? Famoso. Una sbornia maiuscola? Famosa. Questo vino, per esempio, è bonino; ma non così famoso come a voi pare.
Prof. – E superbo? E magnifico? E splendido?
Avv. – Un magnifico paio di scarpe....
Cron. – Che calzano magnificamente.
Scritt. – Anzi, divinamente! Ma splendido è [286] l’aggettivo re del tempo che corre. Splendido un par di calzoni, un viale, un artista, un programma politico, un risotto. È diventato un aggettivo irresistibile. Sapete che il Guerrini, per combatterne l’abuso, tenne una volta una conferenza satirica a un uditorio d’amici? Tutti ne furono persuasi; ma quando egli ebbe finito, e domandò un giudizio sul suo discorso, risposero tutti a una voce: – Splendido! – Non c’è forza che valga più a sradicarlo. Come fanatico. Che c’entra la superstizione religiosa? Ora si è fanatici di tutto quello che piace: d’una grande idea umanitaria come d’un bel servizio da tavola, della Divina Commedia come delle triglie alla livornese.
Avv. – Ben detto, ben definito, come dice Azzeccagarbugli.
Scritt. – Non mi basta. Voglio un’ovazione. Oggi si fa a tutti e per ogni cosa. Ma non ho finito. Il discorso che ho fatto sugli aggettivi non è esauriente. Quello che è più strano nell’uso invadente, a mio parere, è l’accompagnamento degli aggettivi coi sostantivi, nel quale non si riconosce più alcuna legge nè di convenienza nè di logica, mettendo fra gli uni e gli altri dei legami forzati, repugnanti al buon gusto e al buon senso. Basterà che vi citi un esempio per suggerirvene altri cento. Possiamo fare una gara.
Scritt. – Fu un lapsus, perdonami. Un pregiudizio riguardo a una quistione d’ordinamento delle strade ferrate si chiama pregiudizio ferroviario. Non lo vedete correre sulle rotaie?
Avv. – Lo vedo. Animo. La gara è aperta. I [287] disinganni dei proprietari nel raccolto dell’uva: – delusioni vinicole.
Cron. – Ravvedimenti costituzionali.
Avv. – Un monumento operaio! Quello eretto dagli operai cattolici a Leone XIII. Questa è delle meglio, mi pare.
Scritt. – Fermi là! Vinco la gara io. Vi porterò il documento in prova. Il titolo d’un articolo sui miliardai americani che vanno in automobile. Indovinate! Cedo il premio a chi indovina.
Scritt. – Motorismo miliardario!
Cron. – Famoso. L’ho scritto io!
Scritt. – Allora il premio è tuo. Tu sei immenso. La gara è chiusa.
Avv. – Se ne può aprire un’altra.
Scritt. – Immediatamente. Quella delle locuzioni frequentissime, delle quali dovrebbe bastar la ragione, il semplice buon senso a far avvertire l’erroneità e il ridicolo, perchè contengono una contraddizione di termini manifesta, o di idee, che non possono stare insieme. Il tipo di queste locuzioni è la famosa sentenza del Prudhomme: – Il carro dello Stato naviga sopra un vulcano. – Come si fa a dire che una data Amministrazione o un Istituto è una baracca che cammina male? Che il tal ministro ha esorbitato dalla linea retta? Un’orbita rettilinea! E suscitare un’impressione, che è come dire: sollevare una cosa in giù? Ed è scoppiato un attrito? Avanti, signori!
Avv. – Vediamo. Abbracciare una carriera.
[288]
Avv. – È un bel fare. Ve ne dico una della nostra fabbrica. Gli elementi che vanno in esilio. “Da questo scritto, considerato a mente serena, esulano gli elementi della minaccia e dell’ingiuria.„
Scritt. – Buona; ma non di prim’ordine. È meglio, e si sente ogni momento: – M’è accaduto un aneddoto.
Prof. – Come chi dicesse: m’è accaduto un racconto. Ma val di più questa: – Una voce amica che addita la via del dovere. – Una voce con le dita. Trovami l’uguale.
Avv. – Non è possibile che si possa trovare, lo riconosco.
Scritt. – Bella anche questa, e comunissima; ma non è premiabile. Ci avrei un esempio del verbo trattare, in vece del semplice essere, arcifrequente. L’ho letto in una cronaca di giornale (al cronista) non tua. A un tale par di vedere un uomo travolto dalle acque d’un fiume; si butta giù per salvarlo; ma riconoscendo che si trattava d’un cane....
Cron. – Ti darei quasi la palma.
Prof. – La palma è mia. Ve ne do una freschissima. – Con quest’atto il Governo ha ribadito la corrente della sfiducia pubblica....
Avv. e Scritt. – La gara è chiusa!
Scritt. – Sì! Ribadire una corrente è senza dubbio la più maravigliosa di tutte.
Cron. – Un momento. Ammettetene ancor una al concorso. Son sicuro di vincere. Attenti bene. Il teatro era completamente vuoto!
Gli altri tre insieme, con una risata: – Tombola!
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Scritt. – Facciamo un brindisi al vincitore!
Cron. – Voi mi emozionate. Fate troppo onore a una quantità trascurabile come son io. (Allo scrittore): Ma, barbaro, non si dice: facciamo un brindisi; si dice brindiamo. E poi...
Gli altri tre. – E poi?
Cron. – Perchè bere alla mia salute? È superfluo. Io sto magnificamente. Beviamo invece alla salute della lingua italiana, che, poveretta, per colpa un po’ di tutti, sta male assai.
Gli altri tre. – Evviva!
Cron. – Non si grida più evviva. Si grida: – Hoch! – È più di moda, e poi.... non è italiano.
Tutti insieme, alzando i bicchieri: – Hoch! Hoch! Hoch!
Un cameriere (tra sè, passando nel corridoio:) – Che siano artisti del Circo equestre?
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