Edmondo De Amicis: Raccolta di opere
Edmondo De Amicis
L'idioma gentile

PARTE TERZA.

SE CI POSSIAMO FARE UNO STILE.

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SE CI POSSIAMO FARE UNO STILE.

Un onesto negoziante, un po’ burbero in famiglia, ma buon diavolaccio, il quale credeva che per legge di natura un padre fosse in grado d’insegnare alla sua prole ogni cosa, un giorno, in mia presenza, disse severamente al suo figliuoletto, rendendogli la pagina del componimento italiano: – Ma quando ti farai uno stile? – Poi, rivolgendosi a me: – Lo persuada lei, che è tempo che si faccia uno stile.

Gli promisi di contentarlo in un momento più opportuno; ma la prima volta che mi trovai a quattr’occhi col ragazzo, lo confesso senza rimorso, tradii il genitore con un discorsetto ribelle alla sua volontà; il quale diceva presso a poco quello che ora ripeto a te, mio giovine lettore ideale.

Farsi uno stile! Mi par come dire: farsi un temperamento, farsi una fisonomia, farsi una voce. Lo stile non ce lo facciamo: ci vien fatto; o come disse un grande scrittore, si trova senza cercarlo: chi lo cerca, non può che trovare uno stile artefatto; chi se lo vuol fare non riuscirà [354] che a farsi una maniera, non uno stile. Qualunque scrittore, che abbia uno stile veramente proprio e sano, che non sia imitazione o artifizio (sinonimi, letterariamente, di malsania), se gli domandi in che modo se lo sia fatto, ti dirà che non lo sa, o che non lo sa dire; che in fondo è la stessa cosa. Non ti dar dunque questa briga, non soltanto inutile, ma perniciosa. Se si tien per giusta la definizione: lo stile è l’uomo, tu devi prima diventare un uomo. Se s’accetta l’altra definizione: – lo stile è quella vita che il tuo concetto prende in te, e che tu comunichi, nell’esprimerlo, agli altri –, o più breve: – è la vita nella parola –, come si può cercare la vita?

Sei persuaso?

T’addurrò un’altra ragione. È un fatto universalmente riconosciuto che ogni individuo, in un certo senso, parla un linguaggio diverso da quello d’ogni altro uomo, cioè, che non solo usa sempre o quasi quelle tali parole per esprimere quelle tali cose, e ha certi modi e frasi famigliari, consuete a lui più che agli altri; ma che certe parole e frasi suole usare in un leggermente diverso da quello che dànno loro la maggior parte. E non soltanto ciascun uomo ha un linguaggio individuale per quello che riguarda i semplici vocaboli e le semplici frasi; ma ha pure un suo modo particolare d’ordinare le idee, il quale deriva dal maggiore o minor grado d’importanza che a ciascuna idea egli attribuisce rispetto all’altre, e un modo suo proprio di legarle fra loro, il quale dipende dalle relazioni particolari che fra loro egli vede, e anche un andamento del discorso, per così dir musicale, suo proprio, il quale è effetto del suo [355] modo individuale di sentire il suono del linguaggio ch’egli parla. Ora in questo vocabolario individuale, e nel modo d’ordinare e di collegare l’idee, e nel ritmo del discorso che ciascuno ha di suo, consiste appunto lo stile; e tu comprendi che tutte queste cose non si cercano, ma vengono da , col tempo, che ne porta molt’altre. Vedi dunque che non ti devi affannare a farti uno stile.

Ognun sa , dice il proverbio, e il Giusti, riferendolo allo scrivere, l’ha ben commentato così: ognuno ha mezzi tutti suoi, tutti voluti dal suo modo di essere, e dei quali il più delle volte non saprebbe dar conto neppure a medesimo. Ma questi mezzi non si svolgono, e non vien fatto d’usarli che con gli anni, quando è formata l’organatura della mente e formato l’animo. In ciò che nel linguaggio di ciascuno c’è di differente da quello degli altri “entra tutta l’individualità del carattere, del sapere, dell’educazione„. Lo stile ti verrà dai recessi più profondi dell’animo, da quello che faranno di te le passioni, i casi della vita, le cose che amerai e ammirerai, la tua professione, i tuoi studi prediletti; ti verrà dal predominio che avrà in te o il sentimento o la ragione, o dall’equilibrio stabile dell’uno con l’altra; dai contrasti che troverai, dalle lotte che dovrai combattere, dai favori e dalle percosse che avrai dalla fortuna nell’aprirti una strada nel mondo, dall’aspetto in cui ti si presenterà la natura, dal modo come giudicherai gli uomini, dalla fede che avrai in qualche cosa di bello e di grande, o dai sentimenti che non ti lasceranno sorgere o ti spegneranno nel cuore quella fede. Come la luce [356] del sole il colore alle cose, sarà il lume dell’anima tua che darà il colore al tuo stile, sarà il palpito del tuo cuore che gli darà il movimento, e gli darà il calore l’onda del tuo sangue, e l’eco che avrà nel tuo spirito l’armonia del giorno sarà la sua armonia.

Cerca dunque per ora, nello scrivere, la naturalezza, la chiarezza, l’ordine, la proprietà; ma quel che indefinibile che è l’individualità dello stile, che è lo stile senz’altro, aspetta che ti venga. Se te lo volessi fare, cadresti sicuramente nell’imitazione e nella stranezza. Non cercare lo stile: pensa, studia, opera, ama, vivi, e l’avrai.

 

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