IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
PENSARCI PRIMA.
Ecco il più utile dei precetti: – Pensare prima di mettersi a scrivere. – Un grande scrittore ha detto: – Meditare vivamente e tranquillamente sull’argomento.
Alla tua età, quando s’ha da scrivere, si suol commettere l’errore d’incominciar subito e in qualunque modo, con la risoluzione di chi spicca la corsa incontro a un pericolo per non lasciar tempo alla paura di saltargli addosso; s’entra d’un salto nell’argomento anche senza un’idea preconcetta, pensando che l’ispirazione ci raggiungerà per la via, che le idee sorgeranno sul nostro cammino, l’una dall’altra, come le bolle in un’acqua agitata.
È un calcolo sbagliato della pigrizia, che rifugge dal lavoro preparatorio della composizione. Quanto meno avrai pensato prima, tanto più faticherai dopo, e con minor frutto. Quanto più ti sarai voltato e rivoltato per la mente il soggetto avanti di scrivere, con tanto maggior rapidità scriverai; e questa rapidità non sarà precipitazione, ma impeto spontaneo, che andrà tutto [375] a vantaggio della vivacità dell’espressione e della fluidità dello stile.
Noi pensiamo a frammenti e a ritocchi. Poche idee ci nascono nella mente chiare e vestite di un’espressione che possa esser messa tal quale sulla carta. Al primo sorgere, l’idea ci si presenta quasi sempre come “un’ombra, presso che informe; poi si disegna, ma a linee ancora mal determinate, e qua e là spezzate e manchevoli; poi piglia una forma compiuta e netta. Tu getti per lo più l’idea sulla carta quando è ancora nella prima o nella seconda fase. Aspetta la terza. Ci sono idee che si svolgono con un lungo giro misterioso nei labirinti del cervello: tu devi lasciar che compiano il giro: se le prendi a mezzo cammino non prendi che un embrione d’idea. E non pensare che certe espressioni felici, che tu trovi negli scrittori, siano sempre, come ti paiono, effetto d’un’ispirazione subitanea: tali possono esser parse allo scrittore medesimo nell’atto che le scriveva; ma sono in realtà quasi sempre “l’ultimo effetto istantaneo d’un lavoro precedente del suo pensiero„. Nota ancora che ciò che osservano tutti gl’insegnanti in certi giovani, che non riescono mai ad appropriarsi certi costrutti sintattici, non deriva se non dal fatto che essi formano sempre stortamente nel loro capo certi gruppi di concetti, ai quali quei costrutti corrispondono; e li formano sempre stortamente perchè non fanno mai quel lavoro a mente tranquilla, prima di scrivere, e nella furia dello scrivere accettano sempre lì per lì la forma solita in cui quei dati concetti si presentano alla loro mente. E devi pensar prima anche per questo: che, in quel pensare avanti di [377] scrivere, l’attenzione è più facilmente raccolta, essendo la stessa operazione meccanica della scrittura una distrazione; e il lavoro del pensiero è più libero e più vivo, e meno proclive a oltrepassare i confini d’una brevità sobria ed efficace che quando va di conserva con la penna; poichè la penna è chiacchierona, tende ad allungare, a infronzolare, a ripetere; ed anche in quel lavoro mentale preparatorio libero e agile abbracciando e misurando più facilmente tutte le parti del tuo pensiero, previeni il pericolo di lasciarti poi tirare, scrivendo, più là del giusto e del conveniente da ciascuna parte del pensiero medesimo. E principalmente per bene ordinar le tue idee devi pensar prima, perchè, se aspetti a ordinarle mentre scrivi, questo lavoro ti distrarrà da quello di cercar l’espressione; e se per cercar l’espressione trascurerai l’ordine delle idee, non ti verrà più fatto di legarle naturalmente e logicamente; ma le legherai con nodi grammaticali artificiosi e forzati, che faranno peggior effetto delle sconnessioni. Oltrechè nel troppo frequente sostare con la penna per riparare all’insufficiente preparazione, perderai anche l’originalità del pensiero e della forma, perchè darai tempo alle reminiscenze letterarie di sopraggiungere, ossia, ai pensieri e alle frasi d’altri di mescolarsi coi tuoi, e ti si raffredderà l’ispirazione, senza la quale non c’è spontaneità, e accetterai molte volte, per impazienza dell’indugio e per abbreviare lo stento, senza critica, violentando la tua coscienza, la prima idea che ti s’affaccia alla mente.
C’è ancora un’altra ragione, e questa te la dico con le parole d’un autore drammatico [378] valentissimo, che certo t’ha più volte rallegrato e commosso. Dopo avermi spiegato com’egli abbia per uso di non mettersi mai a scrivere prima d’avere in mente il lavoro quasi compiuto, disse: – Resisto quanto più posso alla tentazione di prender la penna, perchè qualunque cosa io metta sulla carta, prima d’aver pensato tutto il mio dramma, mi diventa un impaccio. Quando quella tal cosa è scritta, non mi so più risolvere a mutarla nè a cancellarla, o non lo faccio che con grande sforzo, per un senso di pigrizia e quasi d’avarizia intellettuale, perchè mi rincresce di buttar via quella fatica già fatta, anche non essendone contento. Una pagina, invece, o una frase, la quale non sia scritta ancora che nel mio pensiero, la correggo o la cancello senza esitazione e senza rammarico. M’è sempre riuscito meglio tutto quello che ho più tardato a far passare dalla mente nella scrittura. –
Avvèzzati dunque a ordinare e ad esprimer le tue idee, a prendere appunti, a cancellare, a correggere, a rifare le cose tue mentalmente. Tu rimarrai maravigliato nel riconoscere quanto si fortifichi, anche con un breve esercizio, la facoltà, che da principio è debolissima in tutti, di fare “minute mentali„. Da una volta all’altra che ti proverai, ti riuscirà di farle, con minor fatica, sempre più lunghe, più particolareggiate, più chiare, più vicine alla forma definitiva. Quando avrai in mente ben chiaro e ordinato quello che vuoi scrivere, il tuo pensiero franco e sicuro di sè farà correre la penna diritta e svelta senza lasciarle tempo nè modo di fuorviare, di serpeggiare, di perdersi in minuzie e in fregi inutili e falsi. Credi che nessuno scrittore scrisse [379] mai una pagina veramente bella, rigorosamente logica, in ogni parte perfetta, la quale non fosse già composta per intero nel suo capo prima ch’egli intingesse la penna nel calamaio. E tieni a mente sopra tutto che l’ordine delle idee è, dopo il valore delle idee stesse, il primo pregio d’ogni scrittura, perchè è insieme chiarezza, brevità, armonia, bellezza, forza, e che all’ordine prima che ad ogni altra cosa deve intendere il lavoro di preparazione, perchè dall’ordine principalmente deriva la facilità dell’espressione e la spontaneità dello stile, perchè fra lo scrivere con le idee già ordinate nella mente e l’ordinarle scrivendo corre la stessa differenza che tra il camminare per una strada fatta e il farsi la strada a passo a passo sur un terreno ingombro di pietroni e di sterpi.
Questo è il lavorìo preparatorio che devi fare ogni volta che hai da scrivere. Ma, quando non ti manchi il tempo, è bene che tu ne faccia anche un altro, che sarebbe come la preparazione generale di quella preparazione particolare. E questo consiglio te lo do in nome d’un sommo scrittore. Il quale dice che quando s’ha da comporre giova moltissimo il leggere abitualmente in quel tempo autori di materia analoga a quella che dobbiamo trattare; non già per proporceli come modelli di ciò che dobbiamo fare, non per imitarli; ma per l’assuefazione materiale che, leggendoli, la mente acquista a quel dato lavoro e stile, per l’esercizio ch’essa fa di questi in quelle letture. Osservazione giustissima, poichè tutti esperimentiamo, e avverrà a te pure, che dopo aver letto, per esempio, un ragionatore, si prova una singolare tendenza e facilità a ragionare, e così dopo [380] aver letto racconti, a raccontare, e descrizioni, a descrivere; si fa la mano a quel dato genere, per dirla con un traslato che può parere ignobile, ma che non è, perchè ci sono molte più rassomiglianze che il nostro orgoglio non voglia riconoscere, fra il lavoro intellettuale e il lavoro meccanico.
E ora che abbiamo visto come ci dobbiamo preparare a scrivere, vediamo un poco lo scrittore alla prova; in che intoppi s’imbatta, da che cattive tentazioni sia assalito, quali pericoli corra, che battaglia debba combattere con sè stesso, e con quali forze e con quali arti possa vincere. Può essere che la rappresentazione ti giovi e ti diverta ad un tempo.
[381]