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Ma la mattina gli fu un colpo al cuore — d'una violenza inaspettata — non vedere il suo ragazzo — e quando suo padre gli capitò in camera con la roba, e l'aiutò egli stesso a riporla, sospirando, egli non riuscì a nascondergli la sua infinita tristezza, né a tacergliene la cagione. — Io te lo porterò! — gli disse il padre. Ma egli s'oppose risolutamente; sarebbe stato da parte sua un primo passo per chieder grazia. Riuscì però a liberarsi da questi pensieri uscendo dopo mezzodì per andar a portare l'articolo alla Quistione. Un desiderio, un bisogno dell'orgoglio lo spingeva, di veder come l'avrebbe accolto la faccia marmorea del Rateri, di vedere su quel viso una ricompensa per il grande passo che aveva fatto sulla nuova via; tanto più che in quei giorni egli lo aveva riempito d'ammirazione con una superba polemica avuta con un dotto ex-ministro intorno «all'iniziativa avuta dalla borghesia e dall'aristocrazia inglese nelle riforme a favore della classe lavoratrice» polemica in cui aveva dimostrato che non queste avevano avuto origine — come quegli affermava — dalle classi dirigenti mosse da alte idealità morali, ma da altre cagioni e da altri impulsi, determinati dalla lotta delle classi sociali; onde da questa sola era da attendersi la salute del popolo — e l'aver dimostrato con una tal copia di dottrina, con una così maravigliosa chiarezza e potenza di dialettica, con un così superbo spiegamento di forze, — che egli ne era rimasto sfolgorato. Un'esitazione lo trattenne all'uscio della prima sala, dove suonavano varie voci, fra cui una che annunziava una rettifica del Baldieri a una affermazione della Quistione sul partito anarchico. Poi entrò.
Il Rateri era ritto, in mezzo a cinque o sei giovani, che, sapendo tutti della sospensione, gli andarono incontro festosamente. Il Rateri gli fissò sul volto sbattuto dalla veglia e dalla commozione i suoi occhi profondi e freddi, e Alberto si sentì scrutato fin nel più profondo dell'anima. Quegli non gli disse nulla — Solo un sorriso strano gli passò sul viso — la compiacenza fredda e quasi crudele del capo partito che vede il neofita afflitto da umiliazioni e da persecuzioni, che lo legano più saldamente alla sua nuova fede. Poi, ridisteso il velo sul viso, prese dalle sue mani l'articolo; lo guardò poi glielo rese, dicendogli che passasse nell'altra stanza dalla Zara, incaricata di mettere insieme il giornale: essa gli avrebbe detto se poteva andare nel prossimo numero.
Passò nell'altra stanza. La Zara scriveva a una gran tavola, sola.
Alzò il viso, e Alberto vide in un baleno dei suoi occhi che essa pure sapeva, e che a lei pure la sua faccia rivelava in un momento tutto l'animo suo.
Non gli disse che: — buon giorno — prese lo scritto, lo misurò, — sarebbe andato nel prossimo numero — faccia il favore di numerare le cartelle. Alberto sedette dall'altra parte della tavola. Essa continuò a scrivere. Ma, numerati i fogli, egli non si mosse. Alla vista di una donna — di lei — un pusillanime bisogno di consolazione e d'affetto gli prese il cuore. Egli la guardò, e quel viso pallido, quel vestito monacale, quel non so che di misterioso e di austero che era in lei, gli crebbero quel bisogno. E anche dal suo silenzio egli capì d'esser capito. Essa scriveva, ma da un'espressione indefinibile egli capiva che i suoi pensieri eran rivolti a lui. Ma quali fossero, non poteva comprendere. Le destava una pietà sprezzante il vederlo lì, un soldato della grande causa, oppresso dalla prima contrarietà, in atto di aspettare un conforto? Le ispirava un senso di pietà vera, che non voleva esprimergli per non umiliarlo? che gli voleva negare, per farlo più forte? Era ancora un sentimento di diffidenza sulla profondità della sua fede? Il suo viso era fermo e chiuso. Qualche volta i suoi sguardi alzandosi cadevano qua e là sul tavolo come se cercasse qualcosa vicino a lui; ma mai fino a lui. Egli guardò alcuni dei fogli che consultava. Essa lavorava per la fondazione d'un Magazzino cooperativo presso una società operaia femminile: aveva statuti d'altri magazzini. C'era una memoria del professor Shaw sulle leggi in favore dei lavoratori in America, una statistica sul lavoro delle donne negli Stati Uniti, delle lettere d'operaie, una lista di sottoscrizioni con su scritto «Per i metallurgici disoccupati.» Essa scriveva cifre. E un'ammirazione prese Alberto a veder quella donna di alta cultura, occupata a quel lavoro ingrato, minuto, paziente, pieno di contrarietà e di inciampi — indovinò le difficoltà, i disinganni, la pazienza infinita — pensò alla fama che aveva, alle calunnie atroci, che essa doveva sapere — e dimenticò il suo bisogno di conforto davanti al mistero di quella immensa forza d'animo, derivata da sorgenti che sfuggivano alla sua immaginazione. Chi penetrava in quell'anima? Il Rateri forse, come dicevano? Ma egli indovinava sul fondo delle due nature una così grande differenza, che gli dava quasi la certezza assoluta che nulla fosse fra loro. E per lui sarebbe stata sempre un'anima chiusa? Non avrebbe mai soddisfatta l'ardente curiosità che ne provava? Eppure egli vedeva sul suo viso, a momenti, in quel viso che gli parlava senza guardarlo, un non so che indefinibile, come se ci fosse stata una relazione fra di loro in altri tempi, di cui non volesse mostrare di ricordarsi, un barlume che gli tormentava l'immaginazione. E attivamente si mise a tastare con lo sguardo e col pensiero quel corpo ben fatto e fermo, come per penetrare a traverso alle carni nell'anima potente che v'era chiusa, e di nuovo, come le altre volte, per associazione di idee con le eroiche nichiliste russe, egli vide balenare sopra quel capo la orrenda trave, e si sentì con quell'immagine saltar su nell'anima un moto di violenta simpatia e di tenerezza infinita.
A un tratto essa s'alzò, ripiegò un foglio, si mise il cappello, gli porse la mano, e gli fissò in viso due occhi neri, profondi, buoni, severi, per il breve tempo che avrebbe impiegato a dirgli: — So tutto. Capisco. Ora ho fede in te. Va, lavora, soffri, ardisci, fratello!
Egli si sentì sonar nell'anima queste parole come se fossero uscite dalla sua bocca, e volle trattenerle la mano, che gli sguisciò dalle dita come una lama fuori del fodero. Essa uscì, e lo lasciò con una forza nuova in cuore —, rifatto di serenità e di coraggio — con l'animo e il volto mutato.
Uscendo, s'imbatté nei due occhi sfavillanti di Baldieri.
Si arrestarono e si fissarono.
— Un momento —, questi gli disse, ed entrò in fretta nell'ufficio. Quell'«un momento» fu detto con un tale accento, che Alberto s'aspettò d'essere investito, per motivo della conferenza. E l'aspettò, stando in guardia.
Due minuti dopo, quegli tornò, dicendo: — Branco di canaglia! — non c'è che un galantuomo, ed è una donna.
Poi si fermò davanti a lui, e gli disse: — Dunque, l'han cacciato?... — Sapeva della sospensione — Li vede, i suoi buoni borghesi con cui vorrebbe far l'evoluzione e impiantar il collettivismo di buon accordo? Ci vuol altro per aprirle gli occhi? Io lo dicevo, sentendo la conferenza: ma come è possibile che un uomo d'ingegno covi di queste illusioni bambinesche? Se lo lasci dir francamente: — Mi faceva compassione.
Alberto si sfogò: sì, odiava egli pure ora, nulla si sarebbe ottenuto che con la forza. Quegli allora rincalzò, con la evidente speranza di persuaderlo che gli anarchici soli erano logici. Ma Alberto ribatté, e, camminando, impegnarono una discussione sul socialismo e l'anarchia. Su questo l'accordo era impossibile.
— Ma la vostra società —, disse l'anarchico — non durerebbe un mese! Ma come non l'intende? Ma posto che sia possibile la valutazione e la retribuzione diversa dei lavori secondo la loro natura, che è impossibile, come non vede che essa manterrebbe tutte le ineguaglianze attuali, cominciando dalla distinzione delle classi? Come non comprende che abolita la proprietà individuale, dev'esser mutato tutto?
— Io capisco che si muti tutto; ma non capisco una società in cui si dia agl'individui secondo i bisogni e non secondo i meriti, perché è contro natura, contro la giustizia e contro l'interesse. Come non lo comprende lei?
L'anarchico lo guardò stupito poi gli diede una risposta che lo fece stare a bocca aperta. — Ma nella famiglia, tra i figliuoli, si ripartisce secondo i meriti o secondo i bisogni?
Alberto rimase interdetto. Egli s'era urtato di nuovo in quell'idea fondamentale, immobile, d'una trasformazione morale degli uomini, che si sarebbe operata per effetto del rinnovamento, che avrebbe fatto della società una famiglia. Era impossibile discutere.
— No —, ripeté il Baldieri, eccitato — Da ciascuno a ciascuno secondo la sua volontà. Tutte le altre formole trascinano alla valutazione del lavoro e alla ripartizione dei prodotti, e questa a rimpiazzare la moneta col buono, che è una moneta; la moneta che complica il meccanismo dello scambio, lega, imbroglia, inganna quei che la impiegano, falsa tutti i concetti, produce la concorrenza, riconduce alla parte di lavoro non pagata, che s'accumula, diventa capitale, e ricomincia, tutto... Ma già lei un borghese, mi scusi — non può intendere. Lei ha nel sangue la proprietà. La vuole senza saperlo. È tempo perso parlarne.
E vedendolo pensieroso, ritornò all'attacco, con un filo di speranza, violentemente: — Come può prender sul serio quel branco di cretini e d'impostori a cui va a fare i discorsi? Per loro l'evoluzione è una scusa alla vigliaccheria. Non ce n'è uno che capisca il collettivismo. No, non uno, fingono di capire. Non ce n'è uno in buona fede. — E attaccò il Barra.
— Eh! Lasci andare — è il peggio di tutti, un cacciatore d'impieghi, un ambizioso, un aspirante borghese. La più infesta genia. Saranno i primi che faremo saltare.
E dicendo questo, i suoi occhi di ribelle e di mistico saltavano qua e là per la via, sulle cose e sulle persone, ma in un certo modo, come se non vedessero nulla e nessuno. Un momento si fissarono, e seguendone la direzione, Alberto vide passare due guardie di sicurezza pubblica. Egli vide nel suo viso che tutto il suo sangue ribolliva. Quella vista gli destò un'idea, gli fece voltare il discorso improvvisamente sulla nuova legge sull'ammonizione; — la più scellerata infamia che si potesse ideare — che, sottomettendo come titolo all'ammonizione l'esser stato sottoposto a procedimento penale anche se prosciolto per insufficienza d'indizi, metteva la libertà degli individui nell'assoluto arbitrio dell'autorità, serviva a scopo di vendetta, dava modo di rovinare chi si voleva. Poi, come indispettito d'aver fatto quello sfogo con lui, mentre Alberto gli domandava spiegazioni, lo salutò bruscamente a metà di via della Cernaia, dicendogli: — I miei rispetti.
Ma ripigliò subito, con violenza, mostrando col pugno chiuso una carrozza che passava, con dentro una vecchia signora: — E dire che girano delle carrozze a tiro a due, con dentro delle vecchie carcasse coperte di velluto, mentre centinaia di famiglie di metallurgici muoiono di fame! — Egli lo sapeva, egli che andava ogni domenica a distribuire nelle soffitte i pochi soldi raccolti per sottoscrizione dal giornale l'Ordine. — E un accento aspro, come se in lui anche la pietà fosse collera, narrò miserie orribili, donne e bimbi languenti di fame, soffitte ridotte a tombe di vivi, in cui non c'era più nulla.
Alberto ne fu commosso. — Mi dia l'indirizzo di qualche famiglia — disse — darò il poco che posso. Verrò con lei, se crede.
Quegli lo guardò, perplesso, fermandogli gli occhi in fondo all'anima.
— Ebbene — sì —, questo può mettergli del piombo fuso nel corpo. A quest'altra domenica.
E preso il suo indirizzo, e detto che l'avrebbe avvertito, gli voltò le spalle.
Alberto lo guardò allontanarsi, sulle sue gambe d'acciaio, con la figura alta e risoluta; e di nuovo lo colse un confuso presentimento di qualche cosa di tragico che dovesse avvenire nella sua vita, in cui avrebbe avuto parte quell'uomo. Poi tirò innanzi, assorto nel pensiero delle miserie udite. Sì, avrebbe dato tutto quello che poteva, ridotto ancora la sua vita a maggior parsimonia, venduto, impegnato qualcosa; ma soccorso. Il primo dovere era quello. E un nuovo orizzonte gli s'aperse, la propaganda socialista unita alla carità, a una vita di sacrifizio, all'esempio del disprezzo d'ogni vanità e agiatezza signorile. E il confronto della nobiltà di quei propositi con l'odio di cui era oggetto, gli fece rimontare tutta l'ira contro la sua classe. Ebbene sì, si sarebbe fatto vedere con quell'anarchico noto, avrebbe voluto che tutta la città lo vedesse, voleva mostrare il suo disprezzo per l'opinione pubblica, l'avrebbe condotto a braccetto sotto i portici, avrebbe gridato a tutti che egli valeva meglio di tutti loro. Ma seguendo questi pensieri aveva, per abitudine, fatto la strada solita, fino a piazza S. Martino. All'improvviso, alzando gli occhi, ebbe un rimescolio del sangue, vedendo le finestre di casa sua. Era a pochi passi; ma quanto gli pareva lontana! La guardò un momento, pensando a suo figlio; e poi tornò indietro, tristamente.