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III.
"Vittor Hugo è certamente uno di quelli scrittori che ispirano un più ardente desiderio di vederli; perchè i suoi cento aspetti di scrittore ci fanno domandare ogni momento a quale di essi corrisponda il suo aspetto d'uomo. Sarà il viso dell'Hugo che ci fa inorridire o quello dell'Hugo che ci fa piangere? E ci riesce ugualmente difficile rappresentarcelo benevolo e rappresentarcelo truce. Io mi ricordo d'aver passato molte ore, giovanotto, all'ombra d'un giardino, con un suo libro tra le mani, cercando di dipingermelo coll'immaginazione, e componendo e ricomponendo cento volte il suo viso e la sua persona, senza trovar mai una figura che m'appagasse. Il suo spettro, di forme incerte, mi stava sempre davanti. Quest'uomo era un enimma per me. Io non sapevo bene rendermi conto del sentimento che m'ispirava. Alle volte mi pareva che, vedendolo, gli sarei corso incontro coll'espansione di un figlio e mi sarei strette le sue mani sul cuore; altre volte mi pareva che, incontrandolo improvvisamente, mi sarei scansato con un sentimento di diffidenza e di timore, e avrei detto sommessamente ai miei vicini: - Indietro! Hugo passa. - Che so io? Era l'uomo che m'aveva spinto cento volte, col cuore gonfio di tenerezza, tra, le braccia di mia madre; ma era anche l'uomo che m'aveva fatto balzar sul letto, più volte, nel cuor della notte, atterrito dall'apparizione improvvisa dei cinque cataletti di Lucrezia Borgia. Sentivo per lui un affetto pieno di trepidazione e di sospetto. Ma il desiderio di vederlo era ardente, e andò crescendo cogli anni. Quanta è la potenza del genio! Voi arrivate in una città enorme, trascorrete di divertimento in divertimento, d'emozione in emozione, in mezzo a un popolo immenso e tumultuoso, fra gente di ogni paese, fra i capolavori delle arti e delle industrie di unta la terra, fra mille spettacoli, mille pompe o mille seduzioni. Ebbene, tutto questo non è per voi che una cosa secondaria. Fra quell'immenso spettacolo e voi si drizza il fantasma di un uomo che non avete mai visto, che non vedrete forse mai, che non sa nemmeno che siate al mondo; e questo fantasma occupa tutta la vostra mente e tutto il vostro cuore. In quell'oceano di teste, voi non cercate che la sua. A ogni vecchio che passi, il quale vi rammenti alla lontana la sua immagine, una voce intima vi dice: - È lui! - e il vostro sangue si rimescola. Tutta quell'enorme città non vi parla che di quell'uomo. Le torri della Cattedrale sono popolate dei fantasmi della sua mente, ad ogni svolto di strada vi si affaccia una creatura della sua immaginazioni, i frontoni dei teatri vi rammentano i suoi trionfi, gli alberi dei giardini vi bisbigliano i suoi versi e le acque della Senna vi mormorano il suo nome. E allora prendete una risoluzione eroica e rivolgete una domanda, da lungo tempo meditata, a un amico. E non si può dire l'effetto che vi fanno queste cinque semplicissime parole: - Via di Clichy, numero venti.