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Pentito e scorato. Gli balenò ancora
una speranza, quando entrò nella sua camera, nell'atto che accendeva la candela
sul comodino. Chi sa! Forse essa gli aveva scritto quel giorno, e la lettera
sarebbe arrivata la mattina dopo. Poteva ben presagire che lettera, purtroppo;
ma, qualunque fosse, gli sarebbe parsa meno dura di quella indifferenza muta
che lo schiacciava. Con questo pensiero si svestì, tendendo l'orecchio; poiché
la sua camera era sotto a quella della Pedani, e non c'essendo che un solaio
leggiero, egli sentiva tutti i più piccoli rumori. Ma subito non sentì nulla:
essa doveva essere al tavolino a studiare. Gli venne un sospetto allora, e con
questo una nuova speranza: aveva forse fatto male a non esprimere nettamente
nella sua dichiarazione il proposito del matrimonio: lei aveva forse creduto
ch'egli non le chiedesse che una corrispondenza d'amore. Quale errore aveva
commesso!... Eppure la lettera gli pareva così chiara!... Dio grande, quanto
era bella! Non l'aveva mai vista bene come quella sera, seduta col busto eretto
come un'imperatrice sul trono, con quell'ampio petto fremente di vita, sul
quale egli avrebbe rotolato il capo a costo di bruciarselo come in un braciere.
La luce della grande lampada dava alla sua carnagione un tale splendore di
gioventù, da far pensare che si dovesse ringiovanir d'un anno a ogni bacio che
vi si stampasse. Egli aveva osservato sulla tavola la sua mano un po'
ingrossata dagli esercizi ginnastici, ma lunga e bella, piena di forza e di
grazia, e vi si sarebbe gettato su come un avoltoio sopra una tortora. Ah no,
certo, egli non le piaceva; doveva essere una ben altra forma d'uomo l'ideale
di lei! Eppure si sentiva dentro la piena della passione che colma tutti i
vuoti, che eguaglia tutte le differenze, e sfida ogni paragone. Il cervello gli
bruciava come una girandola accesa. Al primo rumore che sentì di sopra, balzò a
sedere sul letto e fissò gli occhi infiammati al soffitto, trattenendo il
respiro. Mai quei rumori gli avevano agitato il sangue come quella sera. Egli
li conosceva tutti, e seguitava con essi tutti i movimenti di lei. Rimuove la
seggiola, gira per la camera buttando i panni qua e là, apre e chiude
l'armadio, mette il candeliere sul tavolino da notte, lascia cadere uno
stivaletto, un altro... Ah! miseria della vita! Era proprio quello il momento
in cui il povero don Celzani sentiva più forte il rancore contro la natura, che
pareva lo avesse scolpito apposta per il ministero ecclesiastico, e avrebbe
dato venti anni di vita per cambiar viso. Ma poi, poco a poco, col prolungarsi
della veglia, l'esasperazione dei desideri si stancava e si raddolciva in un
sentimento di tristezza affettuosa ed umile, durante il quale, abbandonando la
persona adorata, egli si contentava con la fantasia degli oggetti di lei, che
aveva sentiti cadere a uno a uno; e gli pareva che gli sarebbe bastato di aver
quelli, di palparli, baciarli, addentarli, per uno sfogo. E non dormì quasi
quella notte, e si svegliò prima dell'alba, per aspettare il rumore solito, che
gli soleva ridestare tutta la violenza dei desideri acquietati dalla
stanchezza. E in fatti, all'ora precisa in cui la Pedani soleva saltar giù,
egli sentì il tonfo dei piedi nudi sull'impiantito, che lo scosse tutto; sentì
il fruscio usato ch'ella faceva per vestirsi, poi il rumor sordo dei manubri
tirati di sotto al letto; poiché ogni giorno, appena levata, faceva un po'
d'esercizio. E quell'ultima immagine di quelle braccia gagliarde che scattavan
nell'aria sopra il suo capo, gli diede finalmente l'impulso a una risoluzione
ardita. Voleva abbreviare il martirio dell'incertezza, aspettarla all'uscita
delle otto e mezzo, e domandarle una risposta.
L'aspettò, infatti, e, per sua fortuna, essa scese
sola. Egli le andò incontro, la salutò e le domandò con voce tremante: - Non ha
nulla da dirmi?
La maestra rispose, tranquilla: - Sì, una cosa sola. Ho
da ringraziarla dei suoi buoni sentimenti.
- Null'altro?
- No, signor segretario; - rispose essa con garbo,
null'altro.
E discese.