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Allora incominciò per lui una
sequela di giorni tristissimi; perché aveva bensì deciso di ritentare la prova
con una domanda formale di matrimonio; ma capiva che il farlo subito dopo
quello smacco, senza prepararsi il terreno, sarebbe stato una follia. E intanto
gli piovvero dispiaceri su dispiaceri.
Il primo fu che la maestra Zibelli, di punto in bianco,
gli tolse il saluto. Se ne sarebbe afflitto meno se avesse saputo ch'essa era
entrata allora in una delle sue fasi, in cui, delusa dal mondo, sì chiudeva
tutta in una specie d'entusiasmo forzato pel suo ufficio di maestra, leggendo
libri di scuola anche per la strada, per non vedere la gioventù e l'amore che
le passavan daccanto, pedantemente zelante de' suoi doveri, rigida con le
alunne, coi parenti, con le colleghe, col mondo intero. Ma don Celzani, che non
sapeva questo, e ignorava la vera cagione dello sgarbo, buono e gentile com'era
con tutti, non supponendo in lei che un moto improvviso di antipatia, ne fu
punto nel più vivo del cuore.
Poi trovò strana la condotta del maestro Fassi. Costui
incontratolo per la scala, gli mostrò le bozze d'un articolo intitolato Berlino
spende mezzo milione all'anno per la ginnastica, nel quale faceva un
confronto con l'Italia intera, che spendeva la metà; e poi, voltando
bruscamente il discorso sulla Pedani: - Gran bel pezzo di donna! esclamò.
Quella sarebbe degna di sposare il più bell'uomo d'Italia. Scommetto che lei
non regge con le braccia tese i due manubri che quella tiene con una mano sola.
Chi avrà da sposarla, farà bene a far prima i suoi conti.
Che discorsi eran quelli? Egli non si sentiva offeso
dal paragone delle forze: il suo solo pensiero era la disparità della bellezza:
pel resto, aveva la coscienza tranquilla. Ma lo inquietava il sospetto che il
maestro conoscesse le sue intenzioni.
Un altro giorno gli ritoccò quel medesimo tasto. - Ho
lasciato su la Pedani, che sta studiando una nuova combinazione col bastone
Jager, per le ragazze. È tutta allo studio, lei; non ha distrazioni amorose.
Anche perché non trova chi le convenga, forse. Già, anche nell'amore, similia
cum similibus, lei che sa il latino. Ma dove pescare chi le faccia il paio?
Essa disprezza gli uomini di mezza tacca. E se avrà la sbadataggine di legarsi
a un di questi... povero lui!
E guardò fisso il segretario. Ma anche questa volta
egli si turbò pel timore che il maestro gli leggesse nell'animo, non per le
parole che gli disse; le quali, al contrario, acuivano tutti i suoi desideri, e
le rimasticava poi, quasi con un senso di voluttà.
Ci fu di peggio, però. Due o tre volte, mentre
seguitava la Pedani giù per le scale, egli vide uscir sul pianerottolo lo studente
Ginoni, con un viso su cui si leggeva il proposito d'un assalto; e ogni volta,
al veder lui, quegli fece un atto di stizza e rientrò in casa. Una mattina lo
vide che pedinava alla lontana la maestra, in via San Francesco d'Assisi. E
n'ebbe un vero dolore. La gioventù, la grazia e la sfacciataggine di quel
biondino gli mettevano lo sgomento nell'anima. E prese a invigilarlo ogni
giorno.
Ma il dispiacere più grave l'ebbe dalla moglie del
maestro Fassi. Costei lo cercava da vari giorni: lo incontrò una sera sotto il
portone, e lo fermò. - Come va il signor Fassi? - domandò lui.
Con la sua voce piagnucolosa, come uscente da un petto
oppresso dal peso delle appendici, essa rispose glorificando, secondo il
solito, le grandi occupazioni di suo marito. - È su che lavora, che fa un
confronto fra gli stipendi dei maestri di ginnastica della Svezia e quelli
dell'Italia. Perché è una vergogna che deve finire. Dire che con gli studi che
ci vogliono, i maestri di ginnastica son pagati come impiegatucci, e nemmeno il
titolo di professori, che hanno tutti quei che insegnano a scarabocchiare.
Quando ci penso, col suo ingegno e con la sua presenza, che altra carriera
avrebbe potuto fare! Perché lei non ha un'idea degli studi di quell'uomo. E
ancora, che è disturbato in tutte le maniere, da faccende, da visite. C'è
quella maestra Pedani che ogni momento è lì, a domandar aiuti e consigli. Mi
dica lei, una ragazza giovane, con un uomo ancor nel fiore, se è decente quella
libertà; e notando che ci son io: si figuri se non ci fossi! Vada a giudicar le
ragazze dall'aria che si danno. Quella parrebbe la dignità in persona. Già, una
signorina che in piena scuola, come fece l'anno passato al corso d'anatomia,
col pretesto di non aver inteso, s'alza per domandare al professore: Signor
professore, dov'è il nervo della simpatia?... è giudicata.
E visto con un rapido sguardo l'effetto che produceva
in don Celzani, tirò avanti con l'aria di dir delle cose che non lo riguardassero:
- Del resto, ci sarebbe ben altro da dire. Queste maestre giovani che prima di
venire a Torino hanno girato per mezza dozzina di comuni... Si sa le avventure
delle maestre nei villaggi. C'è una certa storia di una compagnia di
bersaglieri, che ha fatto del chiasso. Quello che mi stupisce è che l'abbiano
accettata a Torino. Ma certo è che in città la conoscono, e che è iscritta sul Libro
nero. Basta, il mio parere è che non andrà molto tempo che ne vedremo, o ne
sapremo, delle belle.
Dopo di questo, disse male d'altri vicini; ma il
segretario non udì altro, e benché diffidasse della sua lingua, quando quella
lo lasciò, rimase tutto sconvolto. L'idea d'un brutto passato di quella ragazza
gli dava un'amarezza indicibile, una gelosia feroce, una tortura che lo
straziava. Quella compagnia di bersaglieri, soprattutto, lo incalzò con le
baionette ai fianchi per una settimana. E soffriva di più perché da vari giorni
non gli riusciva di vederla, e, smanioso di sapere, di liberarsi da quell'orribile
dubbio, non vedeva a chi si potesse rivolgere, non sapeva da che parte battere
il capo. Una mattina, finalmente, la incontrò... e una gran parte dei suoi
sospetti svanì al primo vederla. No, Dio grande, non era possibile: tutta
quanta la sua persona, dalla fronte ai piedi, smentiva la calunnia; tutto quel
bel corpo spirava l'alterezza d'una verginità vigorosa, uscita intatta e
trionfante da ogni battaglia, come un'armatura fatata. Ma un'ora dopo i
sospetti rinacquero, e lo riprese l'affanno di prima.
Ma intervenne un fatto, in quei giorni, che lo spinse a
una risoluzione improvvisa.
Incontrato una mattina il maestro Fassi, questi gli
disse ex abrupto, come continuando un discorso avviato: - Quella Pedani,
che spartana! Ho visto dal mio camerino: ci ha là una povera diavola che va a
imparare i passi ritmici, e lei le fa lezione con tanto di finestra spalancata,
con questa grazia di temperatura! È una sua idea fissa, che bisogna far la
ginnastica all'aria viva.
Il segretario fece tra sé un ragionamento rapidissimo:
se dal camerino del maestro si vedeva nella camera della Pedani, tanto meglio
vi si doveva vedere dall'abbaino del soppalco, posto sopra la finestra del
camerino. Appena fu solo, rientrò in fretta in casa, prese la chiave del
soppalco, salì a lunghi passi le scale, aperse l'uscio, s'avanzò curvo sotto
alle travi basse del tetto, in mezzo alle legna, ai rottami di mobili, ai
mucchi di formelle, andò fino all'abbaino, s'arrampicò e si distese quant'era
lungo sopra una catasta di fascinotti, sporse il viso nel vuoto, e mise
un'esclamazione di piacere. La finestra della camera, che restava nell'altro
muro della casa, era spalancata; la Pedani stava col fianco verso la finestra,
volta di fronte all'alunna, che non si vedeva. La sua voce sonora di contralto
arrivava distintissima fin sul tetto.
- Ma no, - diceva, - in questo modo lei non mi fa il mezzo
passo semplice saltellando; mi fa un lungo passo saltellato. Non
c'intendiamo. Rifaccia.
Il segretario sentì il passo dell'alunna invisibile.
- No, - ripeté la maestra, - è ancora troppo esagerato.
Oh la bella voce profonda, calda, vibrante, che avrebbe
fatto immaginare un corpo ammirabile anche a chi l'avesse intesa a occhi
chiusi!
La Pedani parve scontenta anche della seconda prova,
perché scrollò il capo con vigore. E afferrata impazientemente con le due mani
la gonnella nera, per scoprire il movimento dei piedi: - Stia attenta! - disse,
ed eseguì.
- Dio grande! - gemé il segretario. Egli vide balenare
sopra i suoi stivaletti una bianchezza che l'abbarbagliò come un raggio di sole
gittatogli negli occhi da uno specchio, e il sangue gli diede un giro come se
l'avessero capovolto. Fu un momento solo; ma bastò. Egli non sentì più gli
altri comandi. saltò giù dai fascinotti si scosse di dosso con le mani tremanti
le foglie secche e i fuscelli, e sempre con quella visione biancheggiante negli
occhi, riattraversò quasi correndo il soppalco, scese le scale a passi
risoluti, e, rientrato in casa e sedutosi a tavolino, si prese il capo fra le
mani e raccolse i suoi pensieri. Aveva irrevocabilmente deciso di tentare il
colpo supremo con una aperta ed esplicita domanda di matrimonio.