Edmondo De Amicis: Raccolta di opere
Edmondo De Amicis
Amore e ginnastica

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    Ma anche quella disputa crebbe fuoco al suo amore. Eran dunque tutti d'accordo per calunniarla e per contrastargliela; lo zio, il maestro, sua moglie, il direttore, la Zibelli, mentivano tutti; ebbene, e lui l'avrebbe amata a dispetto di tutti. E l'amava più che mai, di fatti, trovando anzi nella severa eguaglianza della sua condotta verso di lui e perfino in ogni suo atteggiamento o movenza nuova ch'egli scoprisse, una riprova dell'onestà della sua vita. Un altro eccitamento gli s'aggiunse. Avendo dei muratori, che rifacevan l'ammattonato del pianerottolo, disteso un'asse sulla parte smossa per servir di ponte agl'inquilini, era per lui una vera voluttà, uscendo di casa a tempo, veder passare su quell'asse la Pedani, e misurar l'incurvatura del legno sotto il suo passo, la quale gli dava, in certo modo, la sensazione indiretta e pure dolcissima del suo peso. E una mattina gli toccò una gran fortuna. L'asse era stata buttata da parte: egli uscì in tempo dall'uscio per rimetterla al posto mentre la maestra stava per passare, e lo fece con un atto violento per far vedere la sua forza. Ella non ne approfittò, superando il passo d'un salto, ma, nel saltare strisciò col vestito la sua faccia china, producendogli l'effetto d'una sferzata voluttuosa, e lo ringraziò con un sorriso, che lo rese felice per più giorni. Fu una realtà o un'illusione? Dopo quel giorno, egli credette di veder nei suoi occhi qualche cosa di nuovo, un barlume di benevolenza, che gli parve il principio di un mutamento durevole; e cominciò a scrutar quel viso con ardore insolito, come un astronomo la faccia del sole, ora accertandosi, ora dubitando, tanto il mutamento era leggero. Poteva arrischiarsi a far la sua domanda? Era troppo presto? Ma che altro incoraggiamento c'era da sperare?
    Gli venne allora in aiuto l'ingegner Ginoni con un'idea luminosa. Incontrandolo una sera in via San Francesco: Segretario amato, - gli disse, - se lei è un uomo fino, deve fare una cosa. C'è nelle vetrine del Berry una fotografia del barone Maignolt, quello che vinse a piedi, da Parigi a Versailles, un velocipedista famoso. La signora Pedani è grande del barone. Lei dovrebbe andar a prendere il ritratto e portarglielo. Che ne dice? Vedrà che farà colpo. Ma badi: non basta regalar le fotografie; bisogna emulare i fotografati. Faccia una corsa di resistenza da Torino a Moncalieri, e che ne parli la «Gazzetta del popolo»: avrà fatto di più che con dieci anni di sospiri.
    Don Celzani non disse né sì né no; ma la sera aveva già comprato e rimesso la fotografia alla donna di servizio delle maestre. Egli sperava ben poca cosa da quell'atto. Nondimeno, aspettò la mattina dopo la Pedani, non foss'altro che per ricevere un freddo ringraziamento. Essa discendeva con la Zibelli. Questa, vedendo lui, tirò dritto senza salutare. La Pedani si fermò, e gli disse con vivacità insolita, facendogli il più bel sorriso ch'ei le avesse mai visto: - Ah! signor segretario. com'è stato gentile! Come ha fatto a indovinare il mio desiderio?
    Don Celzani gongolò.
    E la maestra gli disse ancora allegramente, andandosene: Non so come sdebitarmi. Mi comandi, se la posso servire in qualche cosa.
    Ah! barbara! Ma don Celzani andò al terzo cielo, è, beato, allucinato, parendogli d'aver fatto un passo gigantesco, giudicò venuto il buon momento. Zio o non zio, informazioni o non informazioni, egli non ci poteva più reggere, doveva far la sua domanda formale al più presto, fin che il ferro era caldo. Solamente era in dubbio se la dovesse fare a voce o per iscritto, e tenne in sospeso la decisione. Frattanto, si mise a elaborare con profonda cura la formola, di cui si sarebbe servito nei due casi... Ma mentre la stava elaborando, fu prevenuto.


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