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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
[19]
E questo avvenne più agevolmente per
effetto d'una nuova dichiarazione di guerra della maestra Zibelli, che lasciava
da capo uscir sola la sua amica. Era seguito questo lepido caso: che le due
amiche essendosi incontrate, per la prima volta tutte due insieme, in piazza
Solferino, col maestro biondo della Generala, il quale le aveva fermate,
s'era dopo poche parole chiarito l'equivoco, che quegli aveva fino allora
scambiato la Zibelli con la Pedani, conosciuta da lui soltanto di fama e
ammirata per i suoi articoli, e la Zibelli aveva visto rivolgere immediatamente
all'altra, ma raddoppiati, gli ossequi e l'ammirazione di cui era stata essa
prima l'oggetto. Messa sottosopra da questa scoperta, dopo aver passato dei
giorni orribili, astiando l'amica dalla mattina alla sera, s'era data con
grande ardore alla religione, andava in chiesa ogni mattina, aveva stretto
amicizia con le signore divote del primo piano, messo un velo nero sul viso,
voluto far di magro il venerdì e il sabato, e dedicato tutti i suoi ritagli di
tempo a libri ascetici, che leggeva forte anche di notte. Con questo si
rincrudì pure in quei giorni, a cagione d'un avvenimento straordinario, la
gelosia ch'essa cominciava a sentire da un po' di tempo dei trionfi
ginnastico-letterari della sua amica. Era allora a Torino
il ministro dell'istruzione pubblica, Guido Baccelli. Egli capitò una mattina
inaspettato, col sindaco e con l'assessore, seguito da un folto corteo, alla
scuola Margherita, mentre la Pedani faceva la lezione di ginnastica. Un'altra
avrebbe perso la bussola. Essa non si turbò e, schierate tutte le sue allieve,
fece eseguire i passi ritmici con una tal varietà, precisione e vigorìa di
comandi, che, un po' per questo e un po' per effetto della sua bella persona,
il ministro le prodigò i più caldi elogi, intavolando con lei una conversazione
su metodi ginnastici inglesi, della quale uscì anche più ammirato che degli
esercizi. Il fatto fu riferito dai giornali, che stamparono il suo nome, e fu
una gloria. E non ne ingelosì soltanto la Zibelli: il maestro Fassi andò in
bestia. In quei giorni appunto la Pedani era anche stata nominata maestra di
ginnastica delle monache Vincenzine del Cottolengo. Una successione così
inaudita di fortune cominciava a non esser più comportabile, né si poteva
spiegare che con qualche protezione segreta. Ora il maestro si ficcò in capo
che chi le faceva aver tutti quei favori fosse il commendator Celzani, per
sollecitazione del nipote. E non poté trattenersi dal fare uno sfogo con
costui.
- E una vergogna, - gli disse un giorno senza
preamboli, che mentre ci sono dei professori di ginnastica che sudano da
vent'anni agli studi senza aver mai potuto ottenere un favore, e neppure il
compenso della notorietà, ci sia chi si fa largo e ottiene tutti gli onori per
la sola virtù della gonnella. È un mercimonio schifoso, che denunzierò per le
stampe.
Il segretario finse di non capire. Ma quella finzione
non fece che riaffermare il maestro nella sua idea, tanto che, pur conservando
per interesse un'apparenza d'amicizia con la Pedani, egli tolse a lui il
saluto, e sua moglie fece lo stesso. E così eran già tre, che, per causa della
maestra, gli avevan dichiarato la guerra.