Edmondo De Amicis: Raccolta di opere
Edmondo De Amicis
Amore e ginnastica

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    Le speranze fondate da don Celzani sul primo di maggio furono mandate a monte da un avvenimento imprevisto. Il commendatore, che, per scansar le visite dei suoi pigionali, soleva ogni primo del mese passar la giornata di fuori, stette in casa quel giorno, ribadito come sempre sulla sua poltrona, come se li aspettasse. Don Celzani che aveva fatto tutti gli apparecchi per l'assalto, n'ebbe una stizza da addentarsi le mani. Sperò fino alle undici ch'egli si decidesse ad andarsene; poi perdette ogni speranza, e prese a girar per le camere col diavolo in corpo. Ma un pensiero consolante gli balenò a un certo punto: che lo zio avesse curiosità di veder un po' da vicino la Pedani, e di discorrer con lei, poiché non eran corsi fra loro che dei saluti di scala; e che questo fosse un indizio di buone intenzioni. Dopo la visita al direttore, lo zio non gli aveva più parlato dell'affare; ma don Celzani capiva che egli non ignorava la persistenza risoluta della sua passione. Chi sa! Forse egli aveva davvero quel disegno. E allora il suo dispetto si cangiò in impazienza. Sarebbe venuta come l'altra volta al tocco e mezzo. Al tocco, il commendatore era seduto nello scrittoio, con la maestosa testa bianca abbandonata sulla spalliera della poltrona, e gli occhi azzurri al soffitto. Fosse politica o altro, quando la serva annunziò la Pedani, egli fece l'atto di andarsene e di cedere il posto al nipote: poi cambiò idea.
    La maestra entrò, e parve che non le spiacesse di trovar il padrone di casa, forse perché questi rendeva impossibile una nuova dichiarazione ch'essa temeva.
    Il commendatore era coi suoi pigionali d'una rara compitezza, e usava col bel sesso delle forme straordinariamente rispettose e dignitose. S'alzò, s'inchinò con gli occhi chiusi davanti alla ragazza, e, rimettendosi a sedere, insisté perché sedesse lei pure. Il segretario prese i denari e scrisse la ricevuta con le mani malferme, lanciando continui sguardi di sotto in su a tutti e due. Era preso da una commozione di ragazzo, come se la Pedani avesse fatto la sua prima entrata nella famiglia, e si dovesse concludere il matrimonio in quella seduta.
    - Ebbene, , - domandò il commendatore con dignità, temperata da un sorriso cerimonioso, quando il segretario ebbe rimesso il foglio alla maestra, - come va la ginnastica?
    Era evidente che voleva farla parlar lungamente.
    La maestra rispose che era sempre alle stesse: una quantità di pregiudizi da vincere nei parenti delle alunne, e anche nelle autorità; per il che gl'insegnanti dovevan sostenere una lotta continua, a scapito, s'intende, dell'insegnamento.
    - Nella ginnastica femminile sopra tutto - disse il commendatore, gravemente.
    - Nella femminile sopra tutto, - ripeté la Pedani, animandosi, - per un mondo di riguardi... non fondati. Ella lo saprà. Io non dico che si possa subito, con le idee di adesso, attuare il concetto dei baumannisti avanzati, di non fare alcuna differenza fra la ginnastica maschile e la femminile. Ma al punto a cui si vuol ridurre questa... è veramente troppo.
    Il commendatore fece un cenno d'assenso con le palpebre. Il male, secondo lui, era che s'insegnava la ginnastica per dar saggi negli spettacoli e nelle occasioni di visite ufficiali: per questo si andava all'eccesso nella compassatura e nella riservatezza dei movimenti.
    - Non è vero? - domandò la maestra con vivacità. - È quello che io dico sempre. - E, infervorandosi nel discorso, dimentica affatto o incredula di quello che l'ingegnere le aveva detto, con l'ingenuità d'una monomane, premette il tasto prediletto dell'ex assessore. - Dicono: le ragazze non debbono fare i movimenti che fanno i maschi. Ma io rispondo: o quei movimenti sono igienici o non lo sono. Se lo sono, come si possono omettere per dei riguardi che non si appoggiano sopra alcuna ragione seria? Perché il punto è questo. Le ragazze non hanno da far ginnastica che davanti alle loro maestre o alle loro madri. Dunque, soppressi gli spettacoli che guastan tutto, è rimossa ogni difficoltà.
    Il commendatore approvò. Veramente, secondo la sua idea, gli spettacoli andavan lasciati stare; ma non lo disse. Si restrinse a fare un'osservazione generale sul grande bisogno che v'era, specialmente per le ragazze, d'una ginnastica più energica, più conforme a quella ch'era in voga in Germania. La generazione nuova, a suo giudizio, lasciava molto a desiderare.
    Aveva toccato la corda più viva della maestra.
    - Se lascia a desiderare! - esclamò questa. - E ancora che lei, signor commendatore, non è al caso di farsene un'idea precisa. Ma noi che le vediamo bene le nostre ragazze, che abbiamo il dovere di esaminarle, di tastarle, noi tocchiamo con mano l'assoluta necessità che lei dice. Se lei potesse vedere...
    Il commendatore socchiuse gli occhi e prestò una profonda attenzione.
    - Se lei vedesse - continuò la maestra - che povero sangue! Non dico di quelle che hanno dei veri difetti d'organismo. Ma ce n'è un gran numero che hanno una costituzione abbastanza buona, senza alcun vizio organico, né alcuna infermità spiegata; eppure metton pietà. Sono cresciute in fretta, ma s'è soltanto allungato lo scheletro: il sistema muscolare non si è svolto in proporzione. Non hanno spalle, né braccia, né petto. Non è il caso davvero di temer le pressioni... sul davanti, come temon le mamme. Per il più piccolo sforzo sono anelanti, sudano; ce n'è che svengono. Paion bambine uscite di malattia. Fa dispetto vedersi metter delle restrizioni monacali all'insegnamento per ragazze simili, che non dovrebbero far altro che ginnastica dalla mattina alla sera!
    - Quali restrizioni le son poste, generalmente? - domandò il commendatore, guardandosi le unghie.
    - Ma!... d'ogni specie, - rispose la Pedani. - Vogliono ristrettissimo l'esercizio d'abduzione e sollevazione delle gambe e... che so io. Poi, alle parallele e al volteggio, e anche alla sbarra fissa, nessuno degli esercizi in cui sia necessario sollevare gli arti inferiori... Per le grandicelle, non salita alla corda, né alla pertica. Domando io! - E tirò avanti.
    Il commendatore ascoltava, con gli occhi azzurri fissi alla volta, come immerso in una contemplazione celeste, movendo lentamente il capo in segno d'assenso.
    - E con questo - continuò la maestra - ciò che ci appassiona sempre più per le nostre idee, è il vedere che progressi si ottengono anche con quel poco che ci è permesso. Lei non può credere il mutamento che si nota dopo un mese di ginnastica nelle ragazze dai dodici anni in , e tanto più in quelle che son magre e anemiche per malattie sofferte nell'infanzia o per linfatismo acquisito. In un mese, si allarga il rossore delle guance, che era soltanto un cerchietto, le braccia s'arrotondano, il dorso si raddrizza, i muscoli si rilevano... Alle volte, a guardarle di dietro, non si riconoscono più, paiono donnine fatte, hanno acquistato quella eleganza e sveltezza dei movimenti, che formano la vera bellezza estetica; specialmente negli arti inferiori... uno sviluppo da far rimanere sbalorditi. È veramente una cosa consolante.
    Sì, era consolante anche per il commendatore, che seguitava il corso dei suoi pensieri. E fece una domanda che parve scaturire da una profonda meditazione. - Oltre a questo disse - ella avrà anche delle particolari soddisfazioni da quelle poche che hanno per la ginnastica un'attitudine fisica eccezionale e un ardore eguale al suo; perché, sopra un gran numero, ce n'ha da essere, sicuramente. - E, socchiusi gli occhi, tornò a fissarli in alto, come per assaporar la risposta.
    - Ah, questo sì! - rispose la maestra eccitandosi. - Ce ne sono! Ed io, oramai, le conosco alla prima occhiata la prima volta che si presentano, che non è poi tanto facile. Perché non son mica sempre quelle più asciutte e d'apparenza più svelte, che hanno le migliori attitudini. Queste derivano dalla struttura più o meno armonica delle membra. Ci sono delle grasse, per esempio, che si crederebbero pesanti e impacciate, e hanno invece una agilità, un'elasticità da fare stupire. Bisognerebbe che il signor commendatore potesse vedere, nelle ore di ricreazione, alle Figlie dei militari...
    Il commendatore chiuse gli occhi.
    - Perché, - seguitò la maestra - il regolamento della ginnastica può restringere i movimenti fin che vuole, ma poi, fuor della lezione, le più brave fanno quello che vogliono. Ce n'ho una dozzina, a San Domenico, tra i quattordici e i diciotto anni, che potrebbero dar spettacolo in un teatro, delle vere acrobate, che fanno dei giri sulla sbarra fissa, da far le vertigini, dei salti con la pedana d'un metro e mezzo d'altezza, dei volteggi... - E soggiunse con un sorriso: - Fortuna che non c'è spettatori. Ma le dico delle braccia e delle gambe d'acciaio, dei vitini che scattano come molle: una bellezza, le assicuro. E dire che si potrebbero ridurre tutte così!... Sarebbe una benedizione!
    Sì, sarebbe stata una benedizione; il commendatore n'era persuaso più di chi che sia. E dopo una breve meditazione, riscotendosi tutt'a un tratto, disse il suo pensiero: Speriamo, signora maestra, che a poco a poco ci si verrà. Le buone idee finiscono sempre con vincere. Intanto, le resistenze cedono da tutte le parti. E lei prosegua con costanza il suo apostolato, che fa un'opera santa per il bene delle nostre povere bambine: glie ne dobbiamo tutti esser grati.
    La maestra s'alzò, ringraziando; s'alzò egli pure, e, prevenendo il nipote, l'accompagnò garbatamente fino all'uscio, dove le fece un inchino profondo.
    Il segretario, che per tutto quel tempo era rimasto in piedi in disparte, immobile, non perdendo una sillaba della conversazione, e spiando a vicenda i due visi, gongolava al pensiero che la maestra doveva aver fatto allo zio un'eccellente impressione.
    Questi, ritornato indietro, si fermò in mezzo alla stanza, e passandosi una mano sulla canizie maestosa, disse con accento paterno, quasi parlando tra sé: - Una simpatica signorina!
    E rimase come assorto nel suo pensiero.
    - Dunque - domandò trepidando don Celzani - lei non avrebbe più da fare alcuna obiezione?
    Lo zio parve che non capisse subito quello che voleva dire. Poi, quando capì, rispose trascuratamente: - Per me... nessuna. Solamente - soggiunse, guardando il nipote da capo a piedi - hai il suo consenso?
    Questi prese il suo atteggiamento di chierico, con una mano nell'altra, e abbassando gli occhi sfavillanti, rispose con voluta umiltà: - Lo spero.
    - Vedremo, - disse lo zio, squadrandolo ancora una volta, e risedutosi sulla poltrona, colla nuca alla spalliera e gli occhi socchiusi, si sprofondò da capo nei suoi pensieri.


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