IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
[21]
Le speranze fondate da don Celzani
sul primo di maggio furono mandate a monte da un avvenimento imprevisto. Il
commendatore, che, per scansar le visite dei suoi pigionali, soleva ogni primo
del mese passar la giornata di fuori, stette in casa quel giorno, ribadito come
sempre sulla sua poltrona, come se li aspettasse. Don Celzani che aveva fatto
tutti gli apparecchi per l'assalto, n'ebbe una stizza da addentarsi le mani.
Sperò fino alle undici ch'egli si decidesse ad andarsene; poi perdette ogni
speranza, e prese a girar per le camere col diavolo in corpo. Ma un pensiero
consolante gli balenò a un certo punto: che lo zio avesse curiosità di veder un
po' da vicino la Pedani, e di discorrer con lei, poiché non eran corsi fra loro
che dei saluti di scala; e che questo fosse un indizio di buone intenzioni.
Dopo la visita al direttore, lo zio non gli aveva più parlato dell'affare; ma
don Celzani capiva che egli non ignorava la persistenza risoluta della sua
passione. Chi sa! Forse egli aveva davvero quel disegno. E allora il suo
dispetto si cangiò in impazienza. Sarebbe venuta come l'altra volta al tocco e
mezzo. Al tocco, il commendatore era seduto nello scrittoio, con la maestosa
testa bianca abbandonata sulla spalliera della poltrona, e gli occhi azzurri al
soffitto. Fosse politica o altro, quando la serva annunziò la Pedani, egli fece
l'atto di andarsene e di cedere il posto al nipote: poi cambiò idea.
La maestra entrò, e parve che non le spiacesse di
trovar là il padrone di casa, forse perché questi rendeva impossibile una nuova
dichiarazione ch'essa temeva.
Il commendatore era coi suoi pigionali d'una rara
compitezza, e usava col bel sesso delle forme straordinariamente rispettose e
dignitose. S'alzò, s'inchinò con gli occhi chiusi davanti alla ragazza, e,
rimettendosi a sedere, insisté perché sedesse lei pure. Il segretario prese i
denari e scrisse la ricevuta con le mani malferme, lanciando continui sguardi
di sotto in su a tutti e due. Era preso da una commozione di ragazzo, come se
la Pedani avesse fatto la sua prima entrata nella famiglia, e si dovesse
concludere il matrimonio in quella seduta.
- Ebbene, signorina, - domandò il commendatore con
dignità, temperata da un sorriso cerimonioso, quando il segretario ebbe rimesso
il foglio alla maestra, - come va la ginnastica?
Era evidente che voleva farla parlar lungamente.
La maestra rispose che era sempre alle stesse: una
quantità di pregiudizi da vincere nei parenti delle alunne, e anche nelle
autorità; per il che gl'insegnanti dovevan sostenere una lotta continua, a
scapito, s'intende, dell'insegnamento.
- Nella ginnastica femminile sopra tutto - disse il
commendatore, gravemente.
- Nella femminile sopra tutto, - ripeté la Pedani,
animandosi, - per un mondo di riguardi... non fondati. Ella lo saprà. Io non
dico che si possa subito, con le idee di adesso, attuare il concetto dei
baumannisti avanzati, di non fare alcuna differenza fra la ginnastica maschile
e la femminile. Ma al punto a cui si vuol ridurre questa... è veramente troppo.
Il commendatore fece un cenno d'assenso con le
palpebre. Il male, secondo lui, era che s'insegnava la ginnastica per dar saggi
negli spettacoli e nelle occasioni di visite ufficiali: per questo si andava
all'eccesso nella compassatura e nella riservatezza dei movimenti.
- Non è vero? - domandò la maestra con vivacità. - È
quello che io dico sempre. - E, infervorandosi nel discorso, dimentica affatto
o incredula di quello che l'ingegnere le aveva detto, con l'ingenuità d'una
monomane, premette il tasto prediletto dell'ex assessore. - Dicono: le ragazze
non debbono fare i movimenti che fanno i maschi. Ma io rispondo: o quei
movimenti sono igienici o non lo sono. Se lo sono, come si possono omettere per
dei riguardi che non si appoggiano sopra alcuna ragione seria? Perché il punto
è questo. Le ragazze non hanno da far ginnastica che davanti alle loro maestre
o alle loro madri. Dunque, soppressi gli spettacoli che guastan tutto, è
rimossa ogni difficoltà.
Il commendatore approvò. Veramente, secondo la sua
idea, gli spettacoli andavan lasciati stare; ma non lo disse. Si restrinse a
fare un'osservazione generale sul grande bisogno che v'era, specialmente per le
ragazze, d'una ginnastica più energica, più conforme a quella ch'era in voga in
Germania. La generazione nuova, a suo giudizio, lasciava molto a desiderare.
Aveva toccato la corda più viva della maestra.
- Se lascia a desiderare! - esclamò questa. - E ancora
che lei, signor commendatore, non è al caso di farsene un'idea precisa. Ma noi
che le vediamo bene le nostre ragazze, che abbiamo il dovere di esaminarle, di
tastarle, noi tocchiamo con mano l'assoluta necessità che lei dice. Se lei
potesse vedere...
Il commendatore socchiuse gli occhi e prestò una
profonda attenzione.
- Se lei vedesse - continuò la maestra - che povero
sangue! Non dico di quelle che hanno dei veri difetti d'organismo. Ma ce n'è un
gran numero che hanno una costituzione abbastanza buona, senza alcun vizio
organico, né alcuna infermità spiegata; eppure metton pietà. Sono cresciute in
fretta, ma s'è soltanto allungato lo scheletro: il sistema muscolare non si è
svolto in proporzione. Non hanno spalle, né braccia, né petto. Non è il caso
davvero di temer le pressioni... sul davanti, come temon le mamme. Per il più
piccolo sforzo sono anelanti, sudano; ce n'è che svengono. Paion bambine uscite
di malattia. Fa dispetto vedersi metter delle restrizioni monacali
all'insegnamento per ragazze simili, che non dovrebbero far altro che ginnastica
dalla mattina alla sera!
- Quali restrizioni le son poste, generalmente? -
domandò il commendatore, guardandosi le unghie.
- Ma!... d'ogni specie, - rispose la Pedani. - Vogliono
ristrettissimo l'esercizio d'abduzione e sollevazione delle gambe e... che so
io. Poi, alle parallele e al volteggio, e anche alla sbarra fissa, nessuno
degli esercizi in cui sia necessario sollevare gli arti inferiori... Per le
grandicelle, non salita alla corda, né alla pertica. Domando io! - E tirò
avanti.
Il commendatore ascoltava, con gli occhi azzurri fissi
alla volta, come immerso in una contemplazione celeste, movendo lentamente il
capo in segno d'assenso.
- E con questo - continuò la maestra - ciò che ci
appassiona sempre più per le nostre idee, è il vedere che progressi si
ottengono anche con quel poco che ci è permesso. Lei non può credere il
mutamento che si nota dopo un mese di ginnastica nelle ragazze dai dodici anni
in sù, e tanto più in quelle che son magre e anemiche per malattie sofferte
nell'infanzia o per linfatismo acquisito. In un mese, si allarga il rossore
delle guance, che era soltanto un cerchietto, le braccia s'arrotondano, il
dorso si raddrizza, i muscoli si rilevano... Alle volte, a guardarle di dietro,
non si riconoscono più, paiono donnine fatte, hanno acquistato quella eleganza
e sveltezza dei movimenti, che formano la vera bellezza estetica; specialmente
negli arti inferiori... uno sviluppo da far rimanere sbalorditi. È veramente
una cosa consolante.
Sì, era consolante anche per il commendatore, che
seguitava il corso dei suoi pensieri. E fece una domanda che parve scaturire da
una profonda meditazione. - Oltre a questo disse - ella avrà anche delle
particolari soddisfazioni da quelle poche che hanno per la ginnastica
un'attitudine fisica eccezionale e un ardore eguale al suo; perché, sopra un
gran numero, ce n'ha da essere, sicuramente. - E, socchiusi gli occhi, tornò a
fissarli in alto, come per assaporar la risposta.
- Ah, questo sì! - rispose la maestra eccitandosi. - Ce
ne sono! Ed io, oramai, le conosco alla prima occhiata la prima volta che si
presentano, che non è poi tanto facile. Perché non son mica sempre quelle più
asciutte e d'apparenza più svelte, che hanno le migliori attitudini. Queste
derivano dalla struttura più o meno armonica delle membra. Ci sono delle
grasse, per esempio, che si crederebbero pesanti e impacciate, e hanno invece
una agilità, un'elasticità da fare stupire. Bisognerebbe che il signor
commendatore potesse vedere, nelle ore di ricreazione, alle Figlie dei
militari...
Il commendatore chiuse gli occhi.
- Perché, - seguitò la maestra - il regolamento della
ginnastica può restringere i movimenti fin che vuole, ma poi, fuor della
lezione, le più brave fanno quello che vogliono. Ce n'ho una dozzina, a San
Domenico, tra i quattordici e i diciotto anni, che potrebbero dar spettacolo in
un teatro, delle vere acrobate, che fanno dei giri sulla sbarra fissa, da far
le vertigini, dei salti con la pedana d'un metro e mezzo d'altezza, dei
volteggi... - E soggiunse con un sorriso: - Fortuna che non c'è spettatori. Ma
le dico delle braccia e delle gambe d'acciaio, dei vitini che scattano come
molle: una bellezza, le assicuro. E dire che si potrebbero ridurre tutte
così!... Sarebbe una benedizione!
Sì, sarebbe stata una benedizione; il commendatore
n'era persuaso più di chi che sia. E dopo una breve meditazione, riscotendosi
tutt'a un tratto, disse il suo pensiero: Speriamo, signora maestra, che a poco
a poco ci si verrà. Le buone idee finiscono sempre con vincere. Intanto, le
resistenze cedono da tutte le parti. E lei prosegua con costanza il suo
apostolato, che fa un'opera santa per il bene delle nostre povere bambine: glie
ne dobbiamo tutti esser grati.
La maestra s'alzò, ringraziando; s'alzò egli pure, e,
prevenendo il nipote, l'accompagnò garbatamente fino all'uscio, dove le fece un
inchino profondo.
Il segretario, che per tutto quel tempo era rimasto in
piedi in disparte, immobile, non perdendo una sillaba della conversazione, e
spiando a vicenda i due visi, gongolava al pensiero che la maestra doveva aver
fatto allo zio un'eccellente impressione.
Questi, ritornato indietro, si fermò in mezzo alla
stanza, e passandosi una mano sulla canizie maestosa, disse con accento
paterno, quasi parlando tra sé: - Una simpatica signorina!
E rimase come assorto nel suo pensiero.
- Dunque - domandò trepidando don Celzani - lei non
avrebbe più da fare alcuna obiezione?
Lo zio parve che non capisse subito quello che voleva dire.
Poi, quando capì, rispose trascuratamente: - Per me... nessuna. Solamente -
soggiunse, guardando il nipote da capo a piedi - hai il suo consenso?
Questi prese il suo atteggiamento di chierico, con una
mano nell'altra, e abbassando gli occhi sfavillanti, rispose con voluta umiltà:
- Lo spero.
- Vedremo, - disse lo zio, squadrandolo ancora una
volta, e risedutosi sulla poltrona, colla nuca alla spalliera e gli occhi
socchiusi, si sprofondò da capo nei suoi pensieri.