Edmondo De Amicis: Raccolta di opere
Edmondo De Amicis
Amore e ginnastica

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    Ma uscì ben presto da quel pensiero, poiché la sua passione sovrana riceveva in quei giorni un alimento potentissimo dalle notizie che giungevano d'ora in ora dalle grandi feste del Congresso ginnastico di Francoforte. Ogni giornale che glie ne recava nuovi particolari, rinfiammava il suo entusiasmo. Essa vedeva l'arrivo delle rappresentanze alla città, ricevute dal borgomastro e da una folla immensa di cittadini; vedeva la gran processione trionfale di quattordicimila ginnasti d'ogni paese del mondo, giovanetti, uomini canuti, uomini sul fiore degli anni, sventolanti centinaia di stendareli, accompagnati da duemila cantanti delle società corali, che s'avanzavano per le vie coperte di bandiere, sotto gli archi trionfali, fra le case decorate di corone e di ghirlande, sotto una pioggia di fiori; vedeva la palestra smisurata, con la statua colossale della Germania, e gli attrezzi innumerevoli, e ventimila spettatori, plaudenti a miracoli di forza, di destrezza e d'ardire; si rappresentava la maschia figura del Meller, il vincitore del primo premio, che agitava la sua corona di quercia fra gli urrà frenetici d'un popolo; si raffigurava quell'esercito di gagliardi sparsi per la città antica, dove appariva ad ogni passo il ritratto di Jahn Turn Vater, mescolati fraternamente alla cittadinanza, affollati intorno ai ginnasiarchi più celebri, a scrittori, a dotti, a medici, a riformatori, ragionanti in venti lingue diverse di tutto ciò che essa amava e ammirava, inebriati tutti dall'idea rigeneratrice della razza umana, dal soffio di gioventù e di grandezza che spirava nell'aria come a un grande spettacolo antico di Corinto e di Delfo. Oh! come tutto questo era bello e grande! Il pensiero di poter concorrere anche per poco, nel suo angusto campo, a preparare al proprio paese delle giornate simili, diffondendo la fede negli effetti maravigliosi dell'educazione fisica ed eccitando altri a diffonderla come il verbo d'un'età nuova, le accendeva l'anima, le illuminava tutte le facoltà, le triplicava le forze al lavoro. In quei giorni appunto stava preparando un discorso a quel proposito da pronunciare al prossimo congresso nazionale degli insegnanti primari, che si doveva inaugurare a Torino, e avendo avuto ottimo successo una raccolta di vari articoli, pubblicata dal «Campo di Marte», nei quali essa aveva caldeggiato l' in ogni grande città d'un corpo di pompiere volontarie, si apparecchiava a tenere una conferenza su quell'argomento nella sala della Scuola Archimede. E intanto riceveva da molte parti incoraggiamenti, lettere di congratulazione, proposte e quesiti di filoginnici appassionati, e a tutti rispondeva. Certo, il più forte impulso a tutto questo lavoro glie lo dava la ferma e calda persuasione di far del bene, che era viva in lei fin dalla prima giovinezza; ma col crescere della notorietà e del plauso pubblico, vi si cominciava a mescolare una compiacenza prima non conosciuta, un'idea d'ambizione ch'ella non voleva confessare a sé stessa, e con questa un altro senso nuovo, il turbamento che la prima coscienza della rinomanza, una certa amarezza di non saper in chi versare il soverchio della sua vitalità intellettuale e morale, il quale l'agitava, vinceva la forza nativa della sua tempra, e faceva che si sentisse più donna di quello che si fosse sentita mai. Per lei, che non aveva mai sognato d'uscire dalla più modesta oscurità, quel po' di rumore che si faceva in un angolo del mondo intorno al suo nome, era la gloria, e la gloria è solitudine. E quando sentiva questa solitudine, durante le interruzioni del suo lavoro, nei giorni in cui l'amica non le parlava, il suo pensiero andava qualche volta al povero don Celzani, non come a un amante, ma come a un amico, e allora ella stava per un momento con l'asticciuola della penna appoggiata al labbro di sotto, e con un leggero sorriso di benevolenza, rivolto alla sua immagine. Quegli l'amava, senza dubbio, ed essa capiva che la sua era una di quelle passioni che han materia da ardere per tutta la vita. Soltanto...


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