Eduardo Scarpetta
Tetillo 'nzurato

ATTO TERZO

SCENA SETTIMA   Attanasio e Rosina.

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SCENA SETTIMA

 

Attanasio e Rosina.

 

ATTANASIO: Qua, qua, vi voglio servire io stesso. (Gli offre un tarallo che prende dalla sporta.) Ve piacene chiste?

ROSINA (lo prende): Grazie tanto.

ATTANASIO: Stiamoci un poco qua... nc’è troppa folla, ci fa un caldo che se more!

ROSINA: Sì, sì, è vero io sto tutta sudata!

ATTANASIO: Come vi chiamate?

ROSINA: Rosina a servirvi.

ATTANASIO: A favorirmi sempre... il nome ci sta adattato con la persona, pecché vuje site na vera rosella de maggio!

ROSINA: Ah, è bontà vostra!

ATTANASIO: No, è quello che è... voi siete la più bella di quanto ce ne sono dentro. E diteme na cosa, fate l’amore?

ROSINA: Io? Nonsignore.

ATTANASIO: Eh, nonsignore... sissignore... e impossibile che una ragazza come voi non l’amore... Ah! Se così fosse veramente, io sarei capace di fare tutto per voi, perché che , appena vi ho visto sono rimasto incatenato, magnetizzato, affascinato...

FELICE: (Ah! Vecchio scostumato!).

ATTANASIO: Sono un poco avanzato, è vero, ma che fa, il cuore non è mai vecchio... diteme na cosa, se io ve dicesse che vi amo, vi amo perdutamente, voi che mi rispondereste?

ROSINA: Vedete, nun pozzo rispondere niente, me sento girà la testa, sento un caldo che moro!

ATTANASIO: Allora venite a piglià nu poco d’aria fora a la loggia vedete che ve passerà tutto. (Le cinge la vita col braccio.) Angioletto mio, vita mia, tesoretto mio! ( Viano fondo a sinistra. Felice con lazzi va appresso.)

 


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