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ATTANASIO: Qua, qua, vi voglio servire io stesso. (Gli offre un tarallo che prende dalla sporta.) Ve piacene chiste?
ROSINA (lo prende): Grazie tanto.
ATTANASIO: Stiamoci un poco qua... là nc’è troppa folla, ci fa un caldo che se more!
ROSINA: Sì, sì, è vero io sto tutta sudata!
ATTANASIO: A favorirmi sempre... il nome ci sta adattato con la persona, pecché vuje site na vera rosella de maggio!
ATTANASIO: No, è quello che è... voi siete la più bella di quanto ce ne sono dentro. E diteme na cosa, fate l’amore?
ROSINA: Io? Nonsignore.
ATTANASIO: Eh, nonsignore... sissignore... e impossibile che una ragazza come voi non fà l’amore... Ah! Se così fosse veramente, io sarei capace di fare tutto per voi, perché che sò, appena vi ho visto sono rimasto incatenato, magnetizzato, affascinato...
FELICE: (Ah! Vecchio scostumato!).
ATTANASIO: Sono un poco avanzato, è vero, ma che fa, il cuore non è mai vecchio... diteme na cosa, se io ve dicesse che vi amo, vi amo perdutamente, voi che mi rispondereste?
ROSINA: Vedete, mò nun pozzo rispondere niente, me sento girà la testa, sento un caldo che mò moro!
ATTANASIO: Allora venite a piglià nu poco d’aria fora a la loggia vedete che ve passerà tutto. (Le cinge la vita col braccio.) Angioletto mio, vita mia, tesoretto mio! ( Viano fondo a sinistra. Felice con lazzi va appresso.)