Eduardo Scarpetta
Tre cazune furtunate

ATTO SECONDO

SCENA SECONDA   Carlo e Barone Frolli, poi Carmeniello.

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SCENA SECONDA

 

Carlo e Barone Frolli, poi Carmeniello.

 

BARONE (dalla sinistra strada al braccio di Carlo): Ma caro D. Carlo, abbiate pazienza, voi avete torto, io ve lo debbo dire... Ma vi pare che un signora, una dama, una nobile come la vostra rispettabilissima Consorte, puo essere trattata militarmente come la trattate voi, si capisce che dovete stare sempre in urto.

CARLO (con portafoglio con cinque biglietti di visita, ed una moneta in tasca e la pezza scozzese): (Sto cancaro de Barone me sta accommincianno a toccà li nierve!). Ma ve pare na cosa regolare che da sei mesi non aggio potuto sapé chi era quell’imbecille che steva cantanno della sera, e essa l’accompagnava a pianoforte?

BARONE: Ma ve l’ha detto tante volte, era un giovine tenore che le steva facendo sentire un pezzo di musica. Credo che non c’era nulla di male.

CARLO: E vedenno a me pecché stutaje lo mozzone de cannela, pecché se ne scappaje pe la fenesta?

BARONE: Ma chi lo sa... forse per vergogna, per essere troppo timido, in quel momento si confuse e se ne scappò. Tra noi altri nobili succede sempe, e pure nessuno ci fa caso. Queste sono inezie, sono piccolezze, nella nobiltà non si ci bada.

CARLO: E io ci bado! Per me non sono affatto inezie, sono insulti. Essa, vedete, Barò, o mi dice chi era quella carogna, come si chiamava e perché scappò dalla finestra, o altrimenti faremo sempre quistioni, non la faccio stà quieta, !

BARONE: Ma pensate alla nobiltà della sua famiglia.

CARLO: Che me ne preme a me de la nobiltà soja. Si essa è nobile, io sono stato un militare onesto. Quanno voleva accompagnà li cantante a pianoforte, non s’avesse spusato a me. Voi capite che dopo quel fatto, sempre che ghiesco, lo guardaporte me guarda sott’uocchie e ride, credete che sia na bella cosa? Io allora me calmo quanto aggio saputo chillo chi era e quando mi sarò vendicato!

BARONE: Ma calmatevi, calmatevi.

CARLO: Io quanno penso a chillo fatto, tremmo tutto quanto, che aggià ?

BARONE: Prendiamo qualche cosa. (Bussa sul tavolino.) Cameriere? (Seggono.)

CARMENIELLO: Comandate.

BARONE: Cognac.

CARMENIELLO: Subito. (Via poi torna.)

CARLO: Piezzo d’animale carognone! Si l’avesse dinta a li mane, me lo magnarria a morze! Ve voglio vedé na cosa. (Caccia la pezza di stoffa scozzese.) Guardate.

BARONE: E che cosa è questa?

CARLO: È no piezzo de lo cazone sujo che me rimmanette mmano chella sera, sono mesi che sto giranno costa pezza ncuollo! Chi sa, finché c’è vita c’è speranza. (Il Barone ride.)

CARMENIELLO (con bottiglia e due bicchierini): Ecco servito. (Via.)

BARONE: Bevete un bicchiere di Cognac, questo vi farà bene.

CARLO: Grazie. (Beve.) Io ogne ghiuorno me ne chiavo meza botteglia ncuorpo, appositamente pe me ne scordà; ma è impossibile, è impossibile, lo pensiero va sempre llà.

BARONE (ridendo): Ah, ah, ah, caro Signor Maggiore, vi assicuro che siete un gran bel tipo.

CARLO: No Barò, un bel tipo siete voi. Io vorrei vedere che fareste alla mia posizione?

BARONE: Niente, proprio niente, anzi cercherei di trovare quel giovine per invitarlo a casa e sentire anch’io un pezzo di musica.

CARLO: E voi tenete questo coraggio, io no, io la penso diversamente.

BARONE: Basta, parliamo di cose allegre. Stasera dunque ci divertiremo. La Marchesa ha fatto diversi inviti.

CARLO: Senza dirmi niente, capite, si mette a dare una festa da ballo, senza interpellare prima il marito.

BARONE: E che male ci sta? Voi vedete tutto nero, caro Maggiore, e fatela divertire, pensate che è giovine, questo che cos’è. Ieri sera mi disse che verrà pure la Duchessa Ciberna, il Marchese Rognoni, il Conte Bomba, eh, ci scherzate?

CARLO: Io pe me non li guardo manco nfaccia.

BARONE: E fate male, caro Maggiore, fate malissimo, perché quella non è gente da non essere guardata in faccia, quelli sono nobili che onorano la vostra casa.

CARLO Oh, Barò, voi sapete che me state seccanno bastantemente! Io non ho bisogno dei mobili per farmi onore, io ho dato saggio dell’esser mio, io sono troppo conosciuto! E basta!

BARONE: Vi prego però di non alterarvi con me e non alzare la voce perché io non sono abituato ad essere trattato così! (Si alza.) Io sono il Barone Frolli! Sono un nobile! E quando una persona esce dai limiti, io la lascio e me ne vado! Ecco quello che . ( Via per la strada a sinistra.)

CARLO (si alza a guardarlo che va via): E io ringrazio lo Cielo che te ne sì ghiuto, pecché si stive n’auto ppoco ccà, Barone e buono te pigliave a cauce! (Viene avanti.) Voi vedete a me che me succede! La Duchessa Ciberna, il Marchese Rognoni, il Conte Bomba, io non li conosco, non saccio manco chi songo. Se mette ad invità gente senza dirme niente.

 


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