Eduardo Scarpetta
'Nu turco napulitano

ATTO PRIMO

SCENA SESTA   Felice, e detti.

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SCENA SESTA

 

Felice, e detti.

 

FELICE: Grazie tanto. (Con lettera.)

PASQUALE: Favorite, favorite. Vuje site D. Felice Sciosciammocca?

FELICE: A servirvi.

PASQUALE: Favorirmi sempre. Vi ha mandato il Deputato Cardi?

FELICE: Perfettamente il quale vi saluta tanto, dice che non vi dimenticate le ficosecche mbuttunate.

PASQUALE: Sono pronte, domani sarà servito! Sempre che il Deputato mi ordine, io mi credo troppo onorato.

FELICE: Lui mi disse che voi avevate bisogno di un Segratario, e ha creduto di preferire me.

PASQUALE: Bravissimo. Che età avete?

FELICE: 32 anni e quattro mesi. Sono stato 10 anni con Ravel a Napoli...

MICHELE: Faciveve li sacicce? (Lazzi.)

FELICE: Dunque sono stato 10 anni con Ravel, poi me ne sono andato perché non mi voleva aumentare, da Ravel stesso, vi potete informare io chi sono.

PASQUALE: Non c’è bisogno d’informazioni, vi conosce il deputato e basta.

FELICE: Questa è la lettera di presentazione. (La .)

PASQUALE (la prende): Accomodatevi. Michè va na mano a Luigi ad arapì chelli ficosecche, avite ntiso che lo deputato li , agge pacienza.

MICHELE: Sissignore. Eccomi qua. ( che steva a lo meglio, me n’aggia da j). (Cerca scusa a Felice, lo saluta ed entra a sinistra prima porta.)

FELICE: (Ma che è no brello chiuso!).

PASQUALE (apre la lettera e legge): «Caro Pasquale. Il porgitore della presente è il giovine che ti proposi, egli fa per il tuo negozio, è di buonissimi costumi, educato, istruito, e senza pretenzioni, puoi benissimo affidargli tutti gli affari tuoi, perché è un giovine di sperimentata fiducia, e fedele come un cane. Debbo dirti però, che è molto disgraziato... (Pasquale lo guarda da capo a piedi.) A me però ha confessato tutto. Fino all’età di 15 anni, è stato guardiano di un Arem in Costantinopoli. Voglialo bene, perché se lo merita. Ti saluto, Tuo aff.mo Cardi». Bravissimo, la lettera parla molto bene di voi.

FELICE: Grazie, è bontà del Deputato.

PASQUALE: Io da questo momento vi prendo con me, co lo stipendio di 100 lire al mese, mangiare e dormire, siete contento?

FELICE: Tutto quello che fate voi, sta ben fatto.

PASQUALE: Io vi metterò a parte di tutti gli affari miei, di tutti i miei segreti, e voi pure dal canto vostro, vi dovete confidare con me.

FELICE: Oh, si capisce, sarete per me un secondo padre.

PASQUALE: Io credo che voi dovete essere molto disgraziato?

FELICE: Eh, così, così... (E pecché sodisgraziato?!).

PASQUALE: Ah! Povero infelice! Povero infelice!

FELICE: (Ma che m’aggio da j a mpennere a stu paese?!).

PASQUALE: Avite fatto marenna?

FELICE: Nossignore, non ancora.

PASQUALE: Aspettate, ve servo io. (Alla porta a destra chiama.) Concettella? Concettella?... ve faccio na costata, co no bello bicchiere de vino, e ve mettite no poco in forza, n’avite piacere?

FELICE: (E che, sodebole dinte a li gamme!). Comme volete voi.

PASQUALE: doppo calate, e incominciate a qualche cosa, ma cose leggiere , v’avisseve da credere che ve faccio faticà assai, io la vostra posizione quanto è critica, tenete la volonta, ma...

FELICE: (Chisto che dice!). Fate voi, io dipendo da voi.

PASQUALE (chiama): Concettella?

 


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