Eduardo Scarpetta
'Nu turco napulitano

ATTO SECONDO

SCENA NONA   Ignazio e detto, poi Angelica, indi di nuovo Ignazio.

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SCENA NONA

 

Ignazio e detto, poi Angelica, indi di nuovo Ignazio.

 

IGNAZIO (con paniere di bottiglie di rosolio): Lo rosolio, lo mettimmo dinto a sta cammera... Oh, D. Felì, state ccà?

FELICE: Sissignore, vulite essere aiutato?

IGNAZIO: No, grazie tanto. Sapite che piacere voleva essere fatto? Si muglierema abballà, pigliatevella vuje, e facitela vuje 3 o 4 gire, quanno vedite che se stanca la lassate.

FELICE: Ah! Sissignore.

IGNAZIO: Scusate, il disturbo, sapete?

FELICE: Niente affatto.

IGNAZIO: Io vaco ad accuncià lo buffè, e sto sicuro, capite, pecché saccio moglierema co chi sta.

FELICE: Va bene.

IGNAZIO: Ah, eccola ccà, sta venenno... io me ne vaco da ccà, essa vene da llà, vedite che . (Via a destra poi torna.)

FELICE: Chiste o sopazze, o vonno ncuità a me.

ANGELICA: Scusate avete visto no ventaglio?

FELICE: Sicuro! Eccole ccà. (Lo prende sulla sedia e ce lo .)

ANGELICA: Grazie tanto, me l’aveva dimenticato. E voi che fate, non venite dentro?

FELICE: Che , signora mia, me metto vergogna, così vestito.

ANGELICA: E che vergogna, io vi dico francamente che con quest’abito state bene.

FELICE: Grazie, sono gli occhi vostri.

ANGELICA: Ma scusate, io poi vorrei sapere perché vi siete vestito così?

FELICE: E quello che domando pur’io, cara signora, è stata una stravaganza di D. Pasquale, io non mi ho potuto negare, capite, perché la piazza è buona, io sto comme a no principe!

ANGELICA: Vi piace Sorrento?

FELICE: Oh, assai. Non solo Sorrento, ma anche le sorrentine.

ANGELICA: Ne avete conosciuto molte?

FELICE: No, poche, signora, poche; ma quelle poche, ma quelle poche che ho conosciute, vanno per mille.

ANGELICA Oh! Allora vuol dire che hanno da essere belle assai queste poche che avete conosciute. E chi so’, scusate, perché sapete, le belle in un paese, si conoscono.

FELICE: La prima, siete voi.

ANGELICA: Oh, per carità siete troppo gentile... Uh! Mariteme!... (Si scosta.)

FELICE: No, non ve ne ncaricate.

IGNAZIO: Neh, e ched’è, tu staje ccà, non vaje abballà?

ANGELICA: Si, vaco, me so’ venuto a piglià lo ventaglio che m’aveva scordato ncoppa a la seggia.

IGNAZIO: E , abballe, te lagne sempe che non te spasse maje. Eccolo , quello è il tuo cavaliere. D. Felì, ve raccomanno?

FELICE: Vi servirò a dovere!

IGNAZIO: Io sto accuncianno lo buffè, vengo. ( Via fondo a dritta.)

ANGELICA: E che significa sto cambiamento?

FELICE: Sapete pure che ho trovato di buono a Sorrento? Che i mariti non sono affatto gelosi.

ANGELICA: Voi che dite, anzi sono gelosissimi.

FELICE: E come va poi che vostro marito vi permette di ballare con me?

ANGELICA: E chi lo , io pure mi sono maravigliata, forse terrà molta fiducia in voi, perché del resto voi siete un galantuomo.

FELICE: Oh! Questo è certo, ma fino ad un certo punto però, quando poi si vedono due occhi come i vostri, quando si parla un quarto d’ora con voi...

 


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