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Agapito, Beatrice, e detti poi Bettina.
AGAPITO: Carissimo D. Felice… e come! eravate venuto, e nessuno mi diceva niente.
FELICE: Sono arrivato in questo momento... Signorina Beatrice... (Salutando.)
FELICE: VI prego di accettare queste poche cioccolattine che ho preso da Caflisc.
BEATRICE (le prende): Grazie, grazie.
FELICE: A voi, poi papà, vi ho portato questa piccola cosa, che tenete come mio ricordo. (Caccia la stessa coppola della scena precedente.)
AGAPITO: Una coppola! Bravissimo! Mi ha fatto immenso piacere... ma perché questo incomodo...
FELICE: Ma che incomodo è dovere! (La dà, Agapito se la mette in testa.)
FELICE: Me pare che ve và no poco larga... date quà la farò stringere...
AGAPITO: Ma no, sta bene, lasciatela stare, e po’ a me me piace no poco comoda. Vi ringrazio tanto tanto.
FELICE: Ma niente, per carità!...
AGAPITO: Accomodatevi, vi prego, noi ci siamo. (Felice siede.) Ciccillo, portate in tavola.
CICCILLO: Subito. (Via a destra poi torna, Agapito siede a tavola.)
FELICE: E la signora, la signorina, non fanno colazione con noi?...
AGAPITO: No, loro sono solite di pranzare alle tre, io pranzo alle Otto, e poi vado a letto, vera vita di campagna. Beatrice, prepara due belle tazze di caffè. (Elvira via a destra.)
BEATRICE: Subito. (Via a destra.)
AGAPITO: D. Felì provate sto prosciutto, vedete che bella cosa. (Mangia.)
FELICE: Grazie. (Mangia. Dal lato sinistro esce Bettina con mensale e prepara la tavola, poi va e torna con tutto l’occorrente, poi via a sinistra.)
AGAPITO: Che sapore, dite la verità?
FELICE: Magnifico! (Mangia.) (E dire che so’ stato invitato pure da D. Ambrogio). (Ciccillo esce con un fiasco di vino che mette sulla tavola e via, poi torna.)
AGAPITO: Bravissimo! bevete D. Felì, chesto è chello che nce bevetteme chella sera a Napoli.
AGAPITO: Perfettamente, me ne faccio venì venti fiaschi alla volta, è stupendo!
FELICE: Sì, ma io non nce voglio pazzià troppo, si sapisseve chella sera che passaje pe causa de sto vino.
AGAPITO: Che passasteve?
FELICE: Niente, niente, me stunaje no poco.
AGAPITO: Ma che, questo non è vino che fa male... (Ciccillo esce con un piatto di carne posa e va via poi torna.) Servitevi D. Felì, cotalette alla Milanese, io tengo una donna che cucina molto bene, vedete come sono fritte bene questa patatine.
AGAPITO: D. Felì, scusate, voi avete incominciato a comprare la mobilia, ve ne state occupando?
FELICE: Come, ve pare, ho già fissato il salotto che è bellissimo, il letto è quasi pronto, si sta imbrunendo.
AGAPITO: Non l’avete trovato imbrunito e buono?
FELICE: No, me l’ho dovuto fare imbrunire, perché era matto e non mi piaceva.
AGAPITO: Fino adesso quanto avete speso, la verità?
FELICE: Che vi posso dire, non ho fatto ancora i conti, mi è rimasto qualche piccola cosa.
AGAPITO: Qualche piccola cosa? Voi scherzate, io vi ho dato quindici mila lire D. Felì. Badate di spendere regolarmente, sapete. Ricordatevi la dichiarazione che mi avete firmata. Voi con quindicimila lire, dovete fare la casa corredata di tutto, e dovete pagare un annata anticipata al proprietario.
FELICE: E si capisce, questo cos’è.
AGAPITO: Il giorno poi che si va al Municipio a sposare, io vi debbo consegnare le altre quindicimila lire, abbiamo stabilito così?
AGAPITO: No, perché se mai non vi sapete regolare a spendere, ritornatemi il denaro e lo faccio io.
FELICE: (Seh, e addò li piglie li denare). Nonsignore, perché io ho dato degli acconti.
AGAPITO: Va bene. (Ciccillo esce con un piatto di pesce, mette sulla tavola e resta in iscena.) Ah, bravo, vedete che belle triglie. Vi piacciono le triglie?
FELICE: Oh, moltissimo. (Va trova quante n’aggio avè de cheste!). (Mangia.)
AGAPITO: Per esempio, la casa l’avete trovata?
FELICE: Sissignore, ho fatto pure l’affitto. Strada Costantinopoli, il numero non me lo ricordo, ma vicino a voi.
AGAPITO: Di rimpetto o di lato?
AGAPITO: Allato sinistro? Ma al lato sinistro c’è il vicolo.
AGAPITO: Allora fà angolo, oriente e occidente?
FELICE: Oriente a destra occidente a sinistra.
AGAPITO: Basta, domani l’andremo a vedere, quante stanze sono? (Ciccillo guarda in fondo, e come se vedesse qualcuno, va via poi torna.)
FELICE: Quattro stanze, saletta e cucina, bellissima, solamente al salotto si deve cambiare la carta, io ho scelta questa, ce ne vogliono trenta rolli. (La va a prendere sulla sedia.)