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Luisella, poi Candida e detti.
LUISELLA (esce e finge di cercare qualche cosa sul tavolino).
FELICE: (Zitto mia moglie!). Luisè che vai trovanno?
LUISELLA: Le figurine de moda, stevene ccà ncoppa. Signore. (Salutando Michele.)
MICHELE: Signora. (A Felice.) (Che bella figliola, che tipo, che sciccheria!) Presentatemi.
FELICE: (E nuje tenimme lo stesso cognome, chella po’ entra in sospetto. Secondatemi). Luisè, io ti presento un amico mio carissimo, e collega nei Vagoni-letto, il Signor Luigi Fiorelli.
LUISELLA: Luigi Fiorelli? Tanto piacere.
MICHELE: Fortunatissimo. (Stringe la mano.) Vedete che combinazione, Luisa e Luigi. Siete sposata da poco?
MICHELE: 3 anni? Bravo! Non avete fatto mai un lungo viaggio in Slip-ingar?
LUISELLA: No, mai.
MICHELE: Oh, e perché, una cosa deliziosa viaggiare nel letto, con tutte le comodità.
LUISELLA: Papà forse deve andare a Milano per affari, mi ha promesso di portarmi, lo pregherò di prendere due posti nel vagone-letto.
MICHELE: Oh, vedrete, signora, vedrete che cosa piacevole... spero di trovarmi in quel vagone dove sarete voi. Oh, sarebbe per me una vera fortuna.
MICHELE: (Invitatemi a pranzo per domani).
CANDIDA (uscendo): Luisè, haje truvate le figurine?
LUISELLA: No, mammà. Il Sig. Luigi Fiorelli, amico stretto di Felice. Mia madre.
MICHELE: Servitore umilissimo.
FELICE: Dunque, mio caro Luigi, ti ringrazio della visita, a rivederci.
MICHELE: A rivederci. (Alle donne.) Signore...
LUISELLA: Venite domani, voglio farvi conoscere papà, anzi, venite a pranzo con noi, così, a tavola, parlando, potete invogliarlo di prendere due posti nel vagone-letto quando va a Milano.
MICHELE: Ah, sicuro. Allora accetto con piacere il vostro gentile invito, sarà per me una giornata deliziosa!... Signora. Carissimo Felice.
FELICE: Caro Luigi... amicone mio. (Fanno p.a.)
CANDIDA (che ha preso la carta da visita lasciata sultavolino da Ciccio): Signor Chiappariello? (Felice e Michele si voltano insieme.)
CANDIDA: Ho chiamato mio genero.
CANDIDA: Conoscete questo signore? (Gli mostra la carta.)
FELICE (legge): «Antonio Capone». No.
CANDIDA: Dice che deve regolare con voi un affare personale.
FELICE: Con me?
CANDIDA: Ha trovato mio marito alla compagnia dei Vagoni-letto, e l’ha data sta carta de visita.
FELICE: (Allora è cosa che riguarda a isso). Luigino, vide, cunusce stu signore? (Gli mostra il biglietto.)
MICHELE (legge): «Antonio Capone». No, non l’ho mai inteso nominare.
FELICE: Allora quando torna, sentiremo che cosa vuole.
LUISELLA: Starranno dinto a la cammera de mangià, vaco a vedé.
CANDIDA: O pure dinto a lo salottino... Permettete?
MICHELE: Fate pure. (Candida via prima a sinistra.)
MICHELE: A domani. (Bacia la mano. Luisella via fondo a sinistra.)
FELICE: Michelì, ma tu nun haje da fà lo farenella, figlio mio, e si no, nun ghiammo buono.
MICHELE: Che farenella, sono gentilezze che si usano, e po’ chella m’è zia, che paura avite?
FELICE: Va bene. Dunche nce vedimmo dimane, e te raccomanno, sà, nun te tradì, devi essere sempre Luigi Fiorelli.
MICHELE: Me site zio non aggio potuto fà niente.
FELICE: Guè, ca chello non è acqua, è sangue sà.
MICHELE: Stateve bene. (Via pel fondo.)
FELICE: Mannaggia l’arma de mammeta, m’ha fatto sudà na cammisa, chillo veramente me poteva fà nu guajo! Sto sulo, facciamo l’operazione. (Svolge l’involto che ha portato e ne caccia un piccolo fonografo con la relativa tromba.) Ecco ccà lo fonografo. Na cosa sorprendente. Lo patrone me nce ha fatto dicere cierte parole dinto, immediatamente l’ha ripetute, voglio fà na prova, voglio vedé comme se sente, e addò lo metto? Ah! Là, dinto a lo lampiere, sotto a lo velo, bravissimo! (Sale sopra una sedia, dà corda al fonografo e lo mette nel lampadario.) Sangue de Bacco, la vi ccà essa!