Eduardo Scarpetta
Gelusia

ATTO PRIMO

SCENA NONA   Pulcinella, Gesummina e detti.

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SCENA NONA

 

Pulcinella, Gesummina e detti.

 

PULCINELLA: Neh, ccà se mangia?

ASDRUBALE: Non ancora: e tu intanto si te muove!

PULCINELLA: Io non ne sapeva niente, permettete. (Sta per sedere.)

ASDRUBALE: Gué, susete da lloco. E che cos’è sta confidenza? Andiamo. (Pulcinella si alza.)

GIAMMATTEO: Chi è chisto?

ASDRUBALE: è no servitore mio.

GIAMMATTEO: Nientemeno! Servitore!

ASDRUBALE: Già, e se steva assettanno ccà. Jesce fora.

GESUMMINA (piano a Pulcinella): (E comme sempe ciucciarie haje da ? Arremedia , che li volive servì ntavola).

PULCINELLA: Signò, io ve voleva servì ntavola.

ASDRUBALE: Ah! va buono. E va, va da Saverio, vide che te , e lo puorte.

PULCINELLA: Eccome ccà. (Per andare incontra Saverio con zuppiera di maccheroni.) Damme ccà, Savé.

SAVERIO: Che haje da ?

PULCINELLA: L’aggio da portà a tavola.

SAVERIO: Io te ringrazio tanto dell’ajuto che me vuò . Songo arrivato. (Mette la zuppiera in tavola.)

PULCINELLA: Comme! Io aggio da servì ntavola...

SAVERIO: Oh! va buono. Mentre io vaco dinto, tu li sierve. (Via.)

ASDRUBALE Signori miei, ve voglio pruvà li maccarune che lo cuoco mio. Oh, non faccio per dicere, ma cucina buono assaje. (Fa le porzioni a tutti.) Mangiate, mangiate. (Dando il piatto ad Annetta:) A la sposa.

ERRICO: (Ah! La bile mi soffoca!).

ASDRUBALE (dando il piatto ad Eduardo): A lo sposo!

GIULIETTA: (Ah! Cielo mio! L’arraggia me schiatta ncuorpo! Chillo nfame me sto sorte de tradimento nnanze all’uocchie mieje stesse, senza na ragione. Nfame! Assassino! Ah! Che non ne pozzo cchiù). (Si alza, getta la sedia per terra, e via su tutte le furie.)

ASDRUBALE: Che è succiesso?

GIAMMATTEO: Pecché se n’è ghiuta dinto?

GESUMMINA (guardando): Uh! Cielo mio! Chella è caduta nterra co na convulzione! (Via correndo.)

ASDRUBALE: Uh! E pecché?

EDUARDO (alzandosi): E pecché? Pecché vuje nce avite colpa, vuje che mmece d’essere padre, site..., pecché si fusseve veramente padre, non avarrisseve permesso... è meglio che me ne vaco, si no ccà succede brutto!... (Via in collera.)

ASDRUBALE (a Rosina): Ma tu almeno saje quacche cosa?...

ROSINA: Io?... Io che saccio? Che volite sapè da me? Vuje facite li bestialità, vuje non sapite lo padre, e volete da me... che aggio da dicere io? Che volite che ve dico?... E meglio che non parlo, si no... (Via correndo.)

ASDRUBALE: Giammatté, pacienza; vedimmo che è stato, io non ne capisco niente! (Viano.)

FELICIELLO: Papà, vengo con voi. (Via.)

ERRICO (alzandosi con Annetta): Crudele questo mi tocca soffrire! Dopo 18 mesi di amore, dopo tanti giuramenti ora vieni a maritarti con un altro.

ANNETTA: Sì, ma che non amo, e non amerò giammai. Ho contentato mio padre venendo qui, ma sposarlo giammai! E potrei dimenticarti?

ERRICO: Dunque, tu mi sarai sempre fedele?

ANNETTA: Sempre... eternamente! (Viano.) (Pausa. Nicolino guarda Pulcinella, il quale dopo essersi assicurato che nessuno può sorprenderlo, va alla tavola, prende tutti i piatti e ne versa il contenuto nella zuppiera, prende una forchetta, ne un’altra a Nicolino, e gli fa cenno di mangiare. Alla prima forchettata, si sente la voce di Asdrubale: i due rimangono a guardarsi intimoriti.)

 

(Cala la tela.)

 

Fine dell’atto primo

 

 


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