Eduardo Scarpetta
Madama Sangenella

ATTO SECONDO

SCENA NONA   Marietta e detti.

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SCENA NONA

 

Marietta e detti.

 

MARIETTA (con ): È permesso?

EUGENIA: Avanti.

MARIETTA: Ecco il .

EUGENIA: Grazie, andate.

MARIETTA: Signurì scusate, ca stevo vicino a porta aggio ntiso nu remmore de schiaffe. Chi ha abbuscato?

EUGENIA: Lui.

PASQUALE: Ma che schiaffe e schiaffe. La mia signora scherza, mi ha dato dei buffettini.

MARIETTA: Buffettine? Chille so’ state buffettone. (Via prima a destra.)

PASQUALE: Questa per esempio pure è stata na bella cosa, dire alla cameriera che m’avite pigliato a schiaffe.

EUGENIA: Vi dispiace? Allora un’altra volta che ve vatto dico ca me l’avete dato voi a me.

PASQUALE: (E brava! Tene l’intenzione e me llate). Insomma, Eugenia, questa cosa deve finire, fintanto ché vostro marito non sospettava niente, forse forse avrei secondato i vostri capricci, ma D. Antonio sospetta di voi, perciò dimentichianioci e addio. (Per andare.)

EUGENIA (risoluta): No, vuje a ccà non ve ne jate.

PASQUALE: No, io me ne vaco.

EUGENIA: Badate ca si ve ne jate, m’accido.

PASQUALE: E accideteve, che vulite a me?

EUGENIA: Ricordatevi, signore, che oltre le vostre lettere mandatemi a Roma, ho anche questa che mi avete mandata questa sera, e se voi mi lasciate le manderà subito a vostra moglie oltre quella che ho preparato per mio marito.

PASQUALE: (Chisto è nu ricatto bello e buono).

EUGENIA: Il è pronto, non mi resta che prenderlo e poi morire.

PASQUALE: Pigliateve lo , e murite che a me non me ne mporta, e facite ampressa perché stanotte non aggio dormuto e tengo suonno.

EUGENIA (versa): Volete accettare un paio di sorsi di ?

PASQUALE: Come volete.

EUGENIA (mettendo lo zucchero): Un pezzo? Due pezzi?

PASQUALE: Cinque pezzi.

EUGENIA: Ma è troppo dolce.

PASQUALE: E io accussì lo piglio.

EUGENIA (caccia una boccetta): Una goccia, due gocce?

PASQUALE: Fate voi, pure un cucchiarino.

EUGENIA: Nu cucchiarino è troppo.

PASQUALE: Io sono goloso.

EUGENIA: Io lo stesso, tanto morire con due gocce, tanto con un cucchiaino si fa più presto a morire.

PASQUALE (salta): Morire? Ma che nce sta llà dinto?

EUGENIA: La stricnina.

PASQUALE (strappa la boccetta): Ma vuje che site pazza?

EUGENIA: No, voglio morire nelle vostre braccia.

PASQUALE: (Accussì passo nu guajo io). Ma no Eugenia sii ragionevole.

EUGENIA: No, voglio morire.

PASQUALE: E va bene non me ne vaco cchiù, farò tutto chello che vuò tu, sì contenta?

EUGENIA: Veramente?

PASQUALE: Te lo giuro.

EUGENIA: Ah! Pasqualino mio!

PASQUALE: t’accompagno a casa, dimane nce vedimmo.

EUGENIA: Alla casa? Ma io non pozzo turnà stasera a casa, maritemo sape ca io dormo addu l’amica mia.

PASQUALE: Allora haje da stà forza ccà?

EUGENIA: E me pare. Io vado un momento nella stanza da toletta, voi permettete?

PASQUALE: Servitevi.

EUGENIA: Subito sarò da voi, Corella mia, che poi vi debbo parlare, vi debbo chiedere un gran favore. (Io aggia avé le 2000 lire si no comme faccio?). Mon , mon petit paté, mon scià. (Via seconda a destra.)

PASQUALE: Vuje vedite dinto a che mbruoglio m’ha miso sta cancara de Sangenella; basta, me trovo nel ballo e debbo ballare, muglierema sape che sto a Caserta e pozzo stà sicuro. (Piede sul letto. Campanello suona.)

 


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