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Elena, Federico e detto poi Nicola.
ELENA (dal fondo) : Che veco! Mariteme!
ELENA (zitto): D. Ciccì, state ccà?
CICCILLO: Oh, moglia mie, e ched’è, già sì venuta.
ELENA: E se capisce, si no che facimmo vedé che venimmo proprio a ora de tavola, siccome a la casa non aveva che fa, me so’ vestuta e so’ venuta, non credo che v’ha fatto dispiacere, e po’ voglio vedé a Nannina primma che va a lo Municipio.
CICCILLO: Va bene, D. Federì, e vuje che facite ccà?
FEDERICO: Comme che faccio, io sono amico stretto dello sposo, aierisera D. Nicola mi ha invitato, ed eccomi qua. Allargo del Mercatiello, mentre venivo qua ho trovata la signora, e ho creduto mio dovere di accompagnarla.
CICCILLO: Grazie tanto, troppo buono.
ELENA: Ma aggio visto che fino a ccà a piede non se po’ venì, nc’è sta sagliuta che stanca proprio.
FEDERICO: Sì, ma poi quando si è arrivato, si gode un’aria bellissima. Del resto, se me l’avreste detto, potevamo pigliare una vettura.
ELENA: Oh, sarebbe stato troppo incomodo.
FEDERICO: Ma che incomodo, era un dovere. Basta, sarà per un’altra volta.
CICCILLO: Troppo gentile, grazie. Dunque moglie mia va da Nannina che forse ti starà aspettando. Io vado a fare un paio di visite e torno subito.
ELENA: Venite priesto, ve raccomanno. Con permesso? (Via a sinistra prima porta.)
FEDERICO: Avete una buona e gentile consorte.
FEDERICO: Ah, molto.
CICCILLO: A vostra disposizione (mò steva dicenno a vostra disposizione) ai vostri comandi. A rivederci.
FEDERICO: Statevi bene (Ciccio via), mò vedimmo si arrivo a chello che dico io. O Elena corrisponde all’amor mio, o faccio na rovina. Essa ha ditto che vò essere tornate li lettere che m’ha scritte, avarria da essere pazzo, chelli lettere non l’have.
NICOLA (dal fondo) : S’è stagnato.
FEDERICO: Che cosa?
NICOLA: Acqua fresca e aceto, è finito tutto.
FEDERICO: Ma che cosa?
NICOLA: Ah, già, voi non sapete niente, io so’ caduto e me so’ scummato de sango.
FEDERICO: Uh! Siete caduto e dove?
NICOLA: Qua, nella galleria, pe mettere no quadro so’ caduto da sopra la scala... ben, ma non diamo retta. Ma ho fatto una sala da ballo magnifica, era l’unica stanza che teneva più grande, ho levato tutti i mobili, capite, mi è costato un poco di fatica... ma che fa, io per quella figlia mia, voglio fare tutto.
FEDERICO: D. Nicò, scusate, voleva domandarvi una cosa, come va che avete combinato sto marimonio così in 20 giorni?
NICOLA: Vi dirò, ci sono state diverse ragioni, prima di tutto a Nannina l’è piaciuto, e ha detto papà facciamo presto presto; è una...
NICOLA: No, lo naso scorre n’ata vota, e che me ne preme non ve n’incaricate.
FEDERICO: (Non me passa manco pe la capa).
NICOLA: Seconda, questo giovane che l’ha voluta... (Va alla porta in fondo e grida.) Acqua! Acqua!
FEDERICO: (Se sta abbruscianno la casa).
NICOLA: Credo qualche altra piccola venetta. Noi dentro al naso, abbiamo 13 vene grandi e 65 piccole.
FEDERICO: (E chesta è na coscia).
NICOLA: Guè, ma vi comme scorre... parlammo, non date audienza.
FEDERICO: (Dalle dà, comme chillo me scorresse a me).
NICOLA: Dunque, seconda, questo uomo, che l’ha voluta, è un bravissimo avvocato, e siccome io tengo una causa da tre anni, me la farò difendere da lui, e così sarò sicuro di guadagnarla.
NICOLA: Terza, questo ve lo dico in confidenza... (C.s.) Acqua! Acqua! Nannina mia figlia, è bella quanto mai, sissignore bella assai, ma non tiene più 15, 16 anni, tiene 22 anni, e capirete bene, che se non la marito mò quanno la marito?
FEDERICO: Oh! Questo è certo.
NICOLA: Chill’assassine và trova addò stanno, pure è buono che s’è stagnato.
FEDERICO: Ma D. Nicò scusate, a me mi pare che due mesi fa vostra figlia si doveva sposare un certo Celestino Burzillo.
NICOLA: Ah, sicuro, era tutto combinato, e la casa della sposa, camera da letto, galleria, corredo, era tutto comprato per lui.
FEDERICO: E poi?
NICOLA: E poi che? Due mesi fa lo sposo cadde ammalato, andò a prendere un po’ d’aria a Castellammare, l’abbiamo aspettato più di un mese, non s’era rimesso, che aveveme da fà, capitaje st’occasione e strignetteme li sacche.
FEDERICO: Ma come non vi ha scritto nemmeno?
NICOLA: Sì, m’ha scritto diverse lettere, ma io l’ho risposto una sola volta, e poi non me ne sono incaricato più, capite, essendosi presentato un’altro, e quest’altro è avvocato, sapete che vuol dire avere un genero avvocato.
NICOLA: Io mi vado a comporre, perché fra poco si va al Municipio, permettete. (Via a destra prima quinta.)
FEDERICO Fate pure Ah, ha, sto D. Nicola è proprio curiuso. Ma Errico non lo vedo! Sangue de Bacco, è na cosa curiosa tutti gli amici se credono che questo Errico Bernard fosse chillo Bernard che sparaje la mugliera, mentre chillo è nome e cognome che si confronta.