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MINISTRO: Che brava gente, che cuori eccellenti, è una cosa che consola! (Vede Ignazio.) (Ah! ecco il signor Marchesino!)
IGNAZIO: Eccellenza... io sono...
MINISTRO: Lo conosco perfettamente, mi fà già annunziata la sua visita!...
IGNAZIO: (Avarranno telegrafato pure a isso!). Allora io non credo di aver bisogno di spiegare il motivo... il mio nome, e la mia qualità, è tutto, come si direbbe, un programma.
MINISTRO: (Che prosopopea, tutto il padre!). La pregherei però di far presto.
IGNAZIO: Sarò breve, anzi, se S.a E.a permette, le rivolgo subito una domanda.
MINISTRO: Parli, si accomodi. (Seggono.)
IGNAZIO: Si potrebbe sapere che cosa Ella ne pensa di questa nuova alleanza?
MINISTRO: (La prende alla larga, da diplomatico). Le dirò francamente, che non ne comprendo proprio la necessità, né la convenienza.
IGNAZIO: Ma... ma non le pare che quando questi due partiti... che poi sono, come si direbbe, due persone, si unissero... il paese ne riceverebbe gran vantaggio.
MINISTRO: Non capisco che c’entra qui il paese... io per me non vedo alcun vantaggio da questa unione.
IGNAZIO: Sta bene. (Chesto mò lo telegrafo subeto a Roma.)
MINISTRO: Questo connubio, è assolutamente impossibile!
IGNAZIO: E se avvenisse senza il consenso di Vostra Eccellenza?
MINISTRO (la guarda minaccioso, Ignazio si scosta con la sedia): Come? Contro la mia volontà? La prego di misurare i termini... si vede che Lei non sa il mio carattere.
IGNAZIO: Ma si persuada, noi siamo potenti. Faccia da sua parte qualche concessione, e noi ne faremo dalla nostra...
MINISTRO: La ringrazio della carità che vuol farmi; ma per sua regola la camorra non mi fa paura... Ho detto no! E sarà no!...
IGNAZIO: Io non comprendo la parola camorra... Comprendo soltanto che lei ha valutato tutta l’importanza del connubio, che si farà senza la sua volontà!...
MINISTRO: Oh, signore basta così! (Si alzano.) Ho tollerato abbastanza per dovere di cortesia. Ora la prego di uscire e subito, e sappia che io coi miei principii non fo nessuna transazione... Ella è in libertà!
IGNAZIO: (Ed io me ne vaco contento che l’aggio fatto parlà. Le sorti di un ministro sono nelle mani di un farmacista!). Eccellenza... (Vaco buono, vaco buono proprio!) (Via.)
MINISTRO: Non si può essere più sfacciato!