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Giulietta, Felice, Tore e detti.
GIULIETTA: Ncè sta lu Sinneco e lo capobanda de lo paese.
MINISTRO: Avanti avanti... Scusi, signore.
FELICE: Eccellenza, secondo il desiderio che vi siete degnato ierisera, vengo a presentare... maestro, vi saluto... il nostro Tore Rapesta... l’organizzatore, l’anima di tutte le nostre feste.
MINISTRO: Son contento, di stringere la mano a un così benemerito cittadino!
TORE: Eccellenza, questa stretta di mano, è il più bel giorno della mia vita.
FELICE (al Ministro): (La signora toja sta ancora offesa co Menechella? Si sapisse comme sto mortificato io; ma che t’aggio da fà, chella moglierema tene na lengua!... ma voglio che te venesse a cercà scusa perà).
MINISTRO: (Siamo noi invece che dobbiamo domandà scusa, anzi ti prego di andarla a prenderla... e portarla ccà, pecché non voglio che ci siano altri dipiaceri l’ultimo giorno che sto fra voi).
FELICE: (Grazie, vado subito)... a proposito, dimme na cosa, hai letto gli ultimi giornali che so’ venute da Roma, co li dispacce dell’Agenzia D. Stefano? (Lazzi.)
MINISTRO: Sì, appunto mia moglie li sta leggendo.
CARMELA (che sta leggendo i giornali) Sì leggevo appunto i telegrammi... un giornale contradice l’auto! Guardate: questo dice: «Oggi Ministro Rivelli, giunse Roccapulita, suo paese natio. La popolazione festante, con banda alla testa, gli fece un entusiastico ricevimento. In un momento di sublime entusiasmo, la popolazione staccà i cavalli dalla vettura, che volle trascinare dalla Stazione al paese, trasportando così il Ministro in trionfo...».
FELICE (a Tore): (Se l’hanno mmuccato lu fatto de li cavalle!).
CARMELA: «Assistevano al ricevimento 10 Senatori».
FELICE: Scusi, dirà suonatori.
CARMELA: No, Senatori, che creda che io non sappia leggere?
FELICE: E ve credite che io non conosco la gente che tengo dinto a lo paese? So otto strumenti, lo capobanda 9, e lo clarino che sta malato 10. Questa è la mia truppa.
CARMELA: Va bene, andiamo avanti, «10 Senatori e 22 deputati. Dopo poche ma sentite e cordiali parole del Sindaco Cavaliere Felice Sciosciammocca, il ministro rispose con uno splendido discorso che destò l’ammirazione generale».
FELICE: E bravo, per Bacco, fa piacere a leggere sti giornale!
CARMELA: E sentite chist’auto mò: «Oggi, Ministro Rivelli, giunse Roccapulita, suo paese natio. Ad onta che questo viaggio fosse strombazzato da quindi giorni, con tutti i segretari inviati prima a preparare il terreno, il ricevimento da parte della popolazione fu freddo, glaciale! L’entusiasmo è stato provocato da pochi parenti ed amici che hanno fatto una dimostrazione in parodia. Per mancanza di cavalli, la carrozza del Ministro è stata trascinata da gente prezzolata...».
FELICE: (S’è scoverta la magagna!).
CARMELA: «Il Sindaco pronunziò sconclusionate parole, alle quali rispose il Ministro con un discorso slavato. Mando corrispondenza, unendovi al ridicolo schizzo del naso del capobanda, l’intiera caricatura di questo Sindaco cretino».
FELICE: Le voglio dà io la caricatura si arrivo a conoscere chi è sto giornalista.
TORE: Le voglio fà vedé io lu profilo de lu naso!... Signor Ministro non potrebbe mandare in galera vita natural durante questo Signor giornalista?
MINISTRO: Ma del resto, lo dissi io, che non voleva assolutamente farmi trascinare in carrozza dai miei concittadini, che hanno voluto per forza pigliare il posto delle bestie, per far fare a me il trionfo di Mardocheo!
TORE (a Felice): (Chi è sto Mardocheo?).
FELICE: (Il Presidente del Consiglio dei Ministri!).
TORE: Ma comme se poteva fà a fermà l’entusiasmo.
MINISTRO: Ma l’entusiasmo non poteva mai far dimenticare la propria dignità! Basta, Felice, va a prendere tua moglie.
FELICE: Vado, vado. Sta ccà, abbascio a la cantina che me sta aspettanno. Del resto, tu non te si pigliato collera cu me, io non nce aggio colpa.
MINISTRO: No, no, e po’ dimane me sentananno a Roma.
FELICE: Comme te ne vaje? Me dispiace che vaje addo isso a farte ragione, capisce co chillo benedetto carattere!
MINISTRO: Ma chi?
FELICE: Il Presidente dei Ministri.
MINISTRO (dando un urlo): Eh!... (Felice scappa via.)
ROCCO: (Fa cenno ai bambini di ricominciare).
Ti facciamo tanti inchini
(Replica questi ultimi due versi.)
MINISTRO: (E io moro!...). (Vede Felice e Menechella sotto la porta.) Avanti.