Eduardo Scarpetta
'A nanassa

ATTO PRIMO

SCENA SECONDA   Clementina e detti.

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SCENA SECONDA

 

Clementina e detti.

 

CLEMENTINA (d.d.): Va bene, va bene, ho capito.

FELICE: La ccà muglierema! Nce pare che tengo na brutta faccia?

PASQUALE: Nu poco bianca. (Felice si pizzica la faccia.) Eh, pizzica lloco...

CLEMENTINA (fuori in abito nero con il velo sulle spalle e il libro di preghiere in mano.) Eccomi qua... Ah, finalmente, vi siete svegliato... (A Pasquale.) Buongiorno signore.

FELICE: Il mio amico e collega, dottor Pasquale Cardelli, mia moglie.

PASQUALE: Piacere.

CLEMENTINA: Anche chirurgo?

PASQUALE: Medico e chirurgo, signora.

CLEMENTINA: Bravissimo, accomodatevi. (Posa il velo e seggono.)

FELICE: Mia moglie teneva per marito il celebre dottor Chierchia, che morì 5 anni fa.

PASQUALE: A Chierchia Alonzo?

CLEMENTINA: L’avete conosciuto?

PASQUALE: No, lo di nome.

FELICE: Eh, quando si nominava Chierchia non si andava più avanti.

CLEMENTINA: Ah! Nu sant’uomo, na perla! Ed io sposai Felice, perché era della stessa professione, non potete credere che bontà, che moralità. Nelle ore di riposo, andavamo insieme alla chiesa, e pregava con me.

PASQUALE: Quello che non può fare Felice, perché sempre occupato.

CLEMENTINA: Ah, si capisce, io lo posso pretendere. Alonzo teneva 60 anni, egli ne tiene appena la metà.

FELICE: Oh, non è per chesto, è che mi manca il tempo.

CLEMENTINA: Lo , lo .

PASQUALE: amava molto signora, il primo vostro marito?

CLEMENTINA: Oh, sì!

FELICE: E lei pure l’amava... Oh! Sì, sì. (Lazzi.) Figurati, che non ha voluto mai lassà sta casa, pecché ccà spusaje.

CLEMENTINA: No pecché Alonzo ci teneva una grande passione a questo quartinetto, lo rinnovò tutto a spese sue... e lui dormiva llà vedete, dove adesso dorme Felice... e forse mi deciderò a non farlo stare più in quella camera.

PASQUALE: E perché?

CLEMENTINA: Perché Alonzo non vuole, mi comparisce sempre in sogno in tuono minaccioso... Ieri sera, per esempio, ho visto un’ombra in questa stanza... ed era lui, lui certamente.

PASQUALE: Allora, amico mio, mettiti a dormire in un’altra parte, non piglià collera a D. Alonzo.

FELICE: Ma io per me sono pronto, anzi per dirti la verità, mi fa impressione... a dormì llà dinto. Me veco sempe a D. Alonzo nnanze.

CLEMENTINA: Non è overo, non lo state a , stammatina durmeva accussì bello...

PASQUALE: Dove signora, in quella camera?

CLEMENTINA: Sissignore, steva tutto cummigliato, pure la capa, l’aggio dato nu bacio ncoppa a la spalla e me ne soghiuta.

FELICE: M’haje baciato, sopra a la spalla? Dinto a chella cammera?

CLEMENTINA: Sicuro.

FELICE: (E chesta a chi ha vasato? Io stevo dinto a lo stipo?). Non me ne soaccorto... capisce... dinto a lo suonno.

CLEMENTINA: Basta, t’haje pigliato lo caffè?

FELICE: No ancora.

CLEMENTINA: E allora vaco io, te lo faccio con le mie mani. (Si alzano.)

FELICE: Grazie tanto, nce lo dico a Ciccillo.

CLEMENTINA: No vado io. Alonzo non voleva lo cafè da nisciuno, solo da me. Che uomo... che bontà! (P.a. poi ritorna.) Permettete. (Via.)

FELICE: (Manco se ne va).

CLEMENTINA (a Pasquale): Io lo vedo sempre, tutti i momenti.

PASQUALE: In sogno?

CLEMENTINA: In sogno... mi dei consigli, mi ricorda il passato, e poi sparisce... che sant’uomo quello Alonzo... che spirito benedetto... va permettete. (Via seconda a sinistra.)

PASQUALE (ridendo): Fate pure. Io moro da le risa!

FELICE: Figurete che bella vita che aggia passà vicino a chesta.

PASQUALE: Hai ragione, haje ragione amico mio. (Dall’alcova si sente un lungo sbadiglio.)

FELICE: Neh, Pascà... non facimmo pazzie.

PASQUALE: Chi ha sbadigliato?

FELICE: Sì stato tu!

PASQUALE: Io? No!

FELICE: E chi è stato?

PASQUALE: E che ne saccio. (Altro sbadiglio.) Vene da llà dinto.

FELICE: Da llà dinto? E chi ce stà dinto a lo lietto mio? È impossibile.

PASQUALE: E vedimmo. (Vanno ad aprire le portiere dell’alcova e si vede Giulietta nel letto.)

 


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