Eduardo Scarpetta
Li nipute de lu sinneco

ATTO SECONDO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

ALFONSO (entra sconcertato): Io pe me non ho capito se quelli sofratello e sorella o socani e gatti... M’hanno lasciato co la scusa che volevano andare a passeggiare, e se ne sono andati a litigare sotto al pergolato. Va trova perché...

CONCETTELLA (entra seguita da una donna in nero): Favorite, favorite, accomodatevi,

ACHILLE: (mascherato da donna con velo nero sulla faccia guanti e ventaglio): Grazie.

CONCETTELLA: Segretà, sta signora ha detto che è la Direttrice dell’Educandato. Ha saputo che la nipote de lo sindaco sta ccà e la vedé. Allora ce lo dite voi a Don Ciccio, chillo po’ essere che sta occupato.

ALFONSO: Va buono, vattenne.

CONCETTELLA (ad Achille): Chille è lo segretario de lo sinneco, parlate co isso. (Via.)

ALFONSO: Se la signora vuole attendere un momentino...

ACHILLE: Che signora, Alfonsì so’ io! (Si toglie il velo dalla faccia.)

ALFONSO Che vedo! Achille! Oh, chesta è bella, vestuto da femmena... e pecché?

ACHILLE: Pe venì a vedé la nnammurata mia... Ma Alfonsì, pe carità...

ALFONSO: Oh, te pare... (Ride.) No, ma staje bbuono, !

ACHILLE: Quando tu stamattina m’hai detto: «Se la vuoi bene, portatela subito a Napoli», io l’ho lasciata all’albergo e soandato a pigliare na carrozza. Quando sotornato non l’ho più trovata. Figurati che preoccupazione! Ho pensato che era tornata al collegio, mi sono andato a informare e m’hanno detto che non s’era vista. Allora m’è venuto il pensiero che fosse venuta qua, da suo zio... «E che scusa trovo per entrare? Comme me presento? Un momento, faccio finta di essere la Direttrice!» Mi so’ fatte mprestà sti panne dalla patrona de casa mia ed eccomi qua.

ALFONSO: Sangue de Bacco, è stata proprio na pensata magnifica. E quando vedi il sindaco che gli dici?

ACHILLE: Non te n’incarricà, l’invento quatte chiacchiere... Ma essa addà sta? Alfonsì fammela vedere, famme sto piacere...

ALFONSO: Sta in giardino, aspetta... (Va a guardare in fondo a sinistra.) Ah, eccola qua!

FELICE (entrando): Neh, scusate, zizio addo sta?

ALFONSO: Non , forse starà nel suo studio. Qua c’è una signora che vi deve parlare.

FELICE: A me? (La guarda, poi a parte.) E chi è quella, la levatrice?

ACHILLE (piano): Aspetta, Alfonsì, tu che fai? Chesta non è essa!

ALFONSO (piano): Non è essa?

ACHILLE (piano): No!

ALFONSO (piano): Comme no? Tu fai l’ammore con la nipote del sindaco?

ACHILLE (piano): Sì, ma non è chesta.

ALFONSO (piano): E chi è?

ACHILLE (piano): è n’ata.

ALFONSO (piano): Voi vedete la combinazione! Io le stavo per dire: «Qua sta l’innammorato vostro!»

FELICE: Dunque, chi è che mi deve parlare?

ALFONSO (piano ad Achille): Questa la Direttrice la conosce e capisce che non sei tu. Voltati da . (Lazzi.) Ecco, signorina... (A parte.) Statte, aggio fatta la pensata! (A Felice:) Questa signora è la sorella della vostra Direttrice che è venuta qui per vedervi.

FELICE (a parte): E si chesta me conosce?

ACHILLE (ad Alfonso): Tu che hai fatto? E si chesta me sape?

ALFONSO (piano): Non credo, che diavolo! (Ad alta voce:) Dunque, parlate, io vado dal sindaco a vedere se ha bisogno di me. (Piano ad Achille:) Ricordate , che se il sindaco ti vede, tu gli devi dire che sei la sorella della Direttrice!

ACHILLE: E si capisce.

ALFONSO: Permettete? (Via.)

FELICE (a parte): Vuje vedite, aveva venì chesta pe me nguaià a me!

ACHILLE (a parte): Io vorrìa sapé chesta chi è?

FELICE: Accomodatevi, vi prego. (Gli una sedia e seggono con le facce voltate.)

FELICE: Vostra sorella la Direttrice, come sta?

ACHILLE: Eh, non c’è male. E voi?

FELICE: Ih, così così.

ACHILLE: E voi siete proprio la nipote del sindaco?

FELICE: Sissignore, per servirla.

ACHILLE: Che volete, in mezzo a tante ragazze, non mi ricordo, ma mi pare che a voi non vi ho vista mai.

FELICE: Non , così mi pare.

ACHILLE: Io credo che voi non mi conoscete nemmeno?

FELICE: Io no. E voi nemmeno mi conoscete?

ACHILLE: Nemmeno.

FELICE: Ah, va bene! (Si volta.)

ACHILLE: Bravissimo! (Si volta.) E qui, in casa di vostro zio, vi trovate bene?

FELICE: Ah, benissimo! Figuratevi, quello non è uno zio, è una perla!

ACHILLE: Ma scusate, voi perché siete fuggita dall’Educandato?

FELICE: Non me ne fidavo più, cara signora. La Direttrice, scusate che v’è sorella, ma non sa trattare le ragazze.

ACHILLE: Scusate, mi pare, se non sbaglio, che voi a vostro zio non lo conoscete?

FELICE: No, non l’avevo mai visto.

ACHILLE: E, scusate... come vi chiamate voi?

FELICE: Io mi chiamò Silvia.

ACHILLE: Silvia! (A parte.) Sangue de Bacco, ma chisto è n’inganno! (A Felice:) Voi non siete Silvia, non siete la nipote del sindaco!

FELICE (a parte): vène lo mbruoglio! (Ad Achille:) E perché?

ACHILLE: Perché Silvia io la conosco benissimo! E adesso dirò tutto al sindaco.

 


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