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MARCHESE: Ma quando vai, perbacco! Mio figlio Persicone è là che suona sempre, che fa tanto rumore... (Campanello c.s.) Fa presto, ch’ei ti chiama...
MARIETTA: Son pronta, mio signore. (Via.)
MARCHESE: è pronta, è sempre pronta, e non è pronta mai! E dire che il salario al doppio le aumentai Soltanto perché serva mio figlio Persicone, Gli accomodi la testa, gli tolga il pantalone: Le do quaranta franchi, il vitto ed il dormire, Ed ella se ne tedia, e non lo vuoi servire. Ma se di lei mio figlio or si lamenterà, La caccio via di casa... meglio così sarà! Adoro quel ragazzo, e voglio che ciascuno L’amasse come io l’amo, e vò non vi sia alcuno Che osasse contraddirlo in quello ch’egli vuole; Voglio che lo capissero se dice due parole! E se, perbacco, alcuno colui maltratterà, Il padre, che son io, vendetta ne farà!.. (Siede.) Pur troppo ho risoluto, ci si dovrà ammogliare, Ed una bella giovine io gli farò sposare. Già me ne sono accorto, ei pur lo brama questo, Perciò, da qualche giorno lo veggo sempre mesto. Ed ha ragione alfine, si è fatto ora grandetto, E certamente il core gli palpita nel petto! Io l’ho compreso, e fingo di non aver capito: Il povero mio figlio vuol divenir marito. L’altra mia figlia, Giulia, vorrebbe far lo stesso, Ma a questa, nossignore, non le darò il permesso. Di lei ne ho gran bisogno, non posso solo stare. Soltanto Persicone si deve maritare. E se poi scorgo alcuno che fa l’amor con lei, Un chiasso voglio fare, voglio gridar per sei!