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Il Marchese, Persicone e detti.
MARCHESE: Signori miei, buongiorno...
MARCHESE: Sedetevi, vi prego: che siate i ben venuti.
PERSICONE: I ben venuti.
ERRICO: Grazie, e vi ringrazio ancora D’avermi contentato. (Seggono.)
MARCHESE: Che grazie... alla buon’ora! Son’io che son contento che questo ragazzotto, Mio figlio Persicone, così bellino e dotto, Abbia alla fin trovato un pochettin di moglie, Che possa coronare tutte le sante voglie.
CARLO: (Un cavolo! Che voglie avrà quel coso?).
ERRICO: Bravo! Se il Cielo vuole presto farà lo sposo. La mia sorella, udite, per lui brucia d’amore, Non trova più ricetto...
PERSICONE: (Ricetto! Oh! mio rossore!).
MARCHESE: Per vero, dir, signore, non me ne meraviglio, Egli è un botton di rose, questo mio caro figlio. Ben mille giovinette per lui son fatte pazze, Ma questi, oh! non si cura di tutte ste ragazze. Da che vostra sorella ei vide dal balcone, Tutta perdè la pace quel caro Persicone... La notte non dormiva, ei non mangiava più...
PERSICONE: Mangiavo, sì, signori...
MARCHESE: (Che fai! sta zitto tu!).
PERSICONE: (Tu dici una bugia!).
MARCHESE: (Così sempre si dice).
ERRICO: Signore, mia sorella lo renderà felice. Via, digli qualche cosa, non restar muta, Chiara.
CARLO: (Or veh con questi stupidi che tocca a me soffrire!).
MARCHESE: Ebben, così restate? Altro non v’è da dire?.. Via, Persicon, favella... dille che l’ami tanto...
PERSICONE: Tanto...
MARCHESE: Se non la sposa, l’aspetta il camposanto.
MARCHESE: Signori, perdonate, E pieno di vergogna, è nella prima etate... Mi sembra il poverino una gentil zitella... Ma dille qualche cosa...
PERSICONE: Sì, voglio dirle.., bella...
ERRICO: (Che te ne sembra, Giulia?).
ERRICO: (Il nostro amore, o cara, così lieto sarà). (Le bacia la mano.)
CARLO: (Oh! Dio! Dove si vide, un uom qual me imbrogliato... M’hanno in candela questi davvero tramutato!).
PERSICONE: (Coraggio!). Signorina, io seppi che per me Ella non più non dormiva, non più mangiava... Ohimé... Vi giuro che di questo io niente ne sapeva, Se no, presso di voi in fretta io ne correva, Cercava consolarvi, e per cotanto amore Avrei dato lo giuro, a voi tutto il mio core!..
CARLO: (Si scalda l’animale!).
MARCHESE: Ma bene! ma benone! Come si spiega bene quel caro Persicone!
PERSICONE: Tutto è svelato alfine: l’amore s’è scoperto, E del signore Errico davver n’è tutto il merto. Ei da fratel valente l’arcano mi svelò, E questo cor che brucia d’amore consolò.
CHIARA: (Oh! Dio! più non trattengo il riso).
CARLO: (Che bella condizione!).
PERSICONE: Donna, quel tuo sorriso Mi fa sentir nell’anima una percossa tale, Che se non si raffrena mi manda all’ospedale!
MARCHESE: (Ma bene! ma benissimo!).
PERSICONE: Tu puoi lenir le pene... Dicendo, o donna angelica, che molto mi vuoi bene. Che sol d’essermi sposa hai dentro al cor desio... Ch’io ti baci la mano, permettimi, cuor mio.
CARLO: (Oh! questo è troppo! Prendi). (Finge di stendere, la mano, e gli dà un pugno.)
PERSICONE: Ah! Ciel,. mi fate male!
CARLO: Ah! mi scusate, il caso...
PERSICONE: Che caso! è un caso tale Che mi rovina... Io piango...
MARCHESE: Ma via, lo perdonate, fu per combinazione... Ei non lo fece a posta il mio cugin, vedete...
PERSICONE: Io vi perdon, va bene, ma altrove vi sedete.
MARCHESE: Basta, lascia parlare a me. Garbata signorina.., dirò che cosa c’è... Mio figlio, lo ripeto è tanto innamorato, Che da tre giorni e mezzo digiuno s’è restato... E se per caso il pranzo ei sente nominare Dice, piangendo. il misero, ch’egli non vuoi mangiare. Volea dei giorni suoi così troncar lo stame...