Eduardo Scarpetta
Quinnice solde so’ cchiù assaie de seimila lire

ATTO PRIMO

SCENA DECIMA   Asdrubale, Pulcinella, Nicola, e detto.

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SCENA DECIMA

 

Asdrubale, Pulcinella, Nicola, e detto.

 

ASDRUBALE (di dentro): Chi me ?

PULCINELLA (uscendo con D. Asdrubale): Sto signore.

BOROBOAMO: (Come è ridotto!).

ASDRUBALE: Con chi ho l’onore di parlare?

BOROBOAMO: (Non mi ha riconosciuto. Il mio progetto cammina!). Io sono... ma se non vi dispiace, desidererei sedere.

ASDRUBALE: Serviteve... Neh, ciuccione pigliate le segge! Scusate, io non ci aveva pensato. Facite priesto.

NICOLA: Eccoce ccà. (Prende una sedia e la a Boroboamo.)

BOROBOAMO: Dunque, io mi chiamo Carlo Sifinge.

PULCINELLA: Come, il signore si frigge?

BOROBOAMO: Si-fin-ge. Capite?

ASDRUBALE: Lasciaci parlare.

NICOLA (a Pulcinella): (Statte zitto non l’interrompere. Sentimmo).

BOROBOAMO: Sono amico intrinseco del Barone Boroboamo Barilotto vostro fratello.

ASDRUBALE: De fratemo? (Con interesse.)

BOROBOAMO: Per l’appunto.

ASDRUBALE. Ah! Signore...

PULCINELLA: (Queste sono le vere carità!).

ASDRUBALE: (Statte zitto!). Ah! Signore, sappiate che io gli ho scritto no zeffunno de lettere, e isso non m’ha rispuosto maje... Sono ventunanno che non lo vedo, sono ventunanno che mi ha abbandonato per causa...

BOROBOAMO: Che sposaste una donna di bassa condizione.

ASDRUBALE: Sissignore. Avita da sapè che isso...

BOROBOAMO: Non voleva farvela sposare.

ASDRUBALE: Perfettamente. Invece...

BOROBOAMO: Voleva darvi una donna istruita, con dote...

ASDRUBALE: E vuje sapite tutte cose, che parlo a ?...

BOROBOAMO: Vostro fratello al presente se trova a Livorno e sapendo che voi siete in uno stato molto diverso dal suo... dimentico del passato, per mezzo mio vi manda...

ASDRUBALE (con ansia.) Che cosa?

BOROBOAMO: Fatemi il favore di chiudere quella finestra: tira un po’ di vento.

ASDRUBALE: Chiudete quella finestra. (Gridando.)

PULCINELLA: Subito. (Esegue.)

BOROBOAMO: Grazioso quell’uomo. Come ti chiami?

PULCINELLA: Pulicenella Cetrulo.

BOROBOAMO: Cetrulo... curioso anche il cognome... , prendi: (gli un sigaro) ed anche a voi. (Lo da anche ad Asdrubale e Nicola.)

PULCINELLA: Grazie.

NICOLA: Mille razie, signò.

ASDRUBALE: Obbligato. Dunque, signore?...

BOROBOAMO: Eccomi qua. Vostro fratello, avendo letta l’ultima vostra lettera, nella quale gli chiedevate un soccorso, senza perder tempo, mi chiamò e mi disse: Carlo che devi recarti in Napoli, sarei contentissimo se ti portassi da mio fratello Asdrubale, onde consegnargli...

ASDRUBALE (con ansia): Che cosa?

BOROBOAMO (cava lo scatolino dei zolfanelli e accende un sigaro): Volete accendere?

ASDRUBALE: (Chisto me figlià!). Ecco ccà, appicciammo... (Accende il sigaro.)

BOROBOAMO: (Io crepo dal ridere!).

ASDRUBALE: Per carità, signore. Ditemi che cosa mi manda?

BOROBOAMO: Sei mila lire.

NICOLA: (Che sento!).

PULCINELLA: (Nientemeno! magnammo.)

ASDRUBALE: Signò, pe carità, vuje che dicite? Veramente fratemo me manna seimila lire?...

BOROBOAMO: Sicuro.

ASDRUBALE: Non me ngannate?

BOROBOAMO: Per quale ragione dovrei ingannarvi? Per farvene assicurare, leggete. (Gli una lettera.)

ASDRUBALE (apre e legge): “Caro fratello, Sono passati ventunanno dacché fosti sconosciuto da me per fratello”... Oh, si è lo carattere suio. “Sono passati ventunanno dacché fosti sconosciuto da me per fratello. Ora hai troppo sofferto, io dimentico tutto, e ti perdono. Pel mio amico Carlo Sifinge ti mando la somma di seimila lire, che a me soverchiano, ed a te bisognano... Un bacio affettuoso e credimi”. Ah! (Bacia la lettera.) Beneditto, beneditto frato mio che lo Cielo te pozza mannà tanto bene, quanto ne desidero pe me! E a voi, signore, a voi che vi siete incomodato, ve sarraggio oblligato pe tutto lo tiempo della vita mia.

BOROBOAMO: Ma nient’affatto. (Si alza va al tavolino, cava un portafogli ne trae molti biglietti di banca.)

NICOLA: (Ah, chille denare me fanno no cierto effetto!).

PULCINELLA: (Mamma mia, quanta denare! Nicò, tu li vide?).

NICOLA: (Veco... veco... Ah, si potesse!).

ASDRUBALE: E che volite ?

BOROBOAMO: Voglio numerarveli...

ASDRUBALE: Dateme ecà., non serve.

BOROBOAMO: No, scusate, è per mia delicatezza. (Gli conta il denaro.) Siete contento?

ASDRUBALE: Ve pare? Contento, contentissimo... Figuratevi, io adesso pago tutti i miei debiti, e risciatarraggio no poco.

NICOLA: (Si me riesce, te voglio riseiatà comme dich’io!...).

ASDRUBALE: Ma a proposito. Nicò, chiamma a Mariuccia figliema e a Lucrezia moglierema.

BOROBOAMO: No, no, lasciatele stare, non le incomodate io parto, le ossequierete da parte mia.

ASDRUBALE: Nonsignore, aspettate mia moglie.

BOROBOAMO: Un’altra volta la vedrò.

ASDRUBALE: Ma...

BOROBOAMO: Un’altra volta, non dubitate, ritornerò. A rivederci. (Via.)

ASDRUBALE: Ah! Nicola mio. Ah! Pulicenella caro, io moro pe la consolazione!... Abballate, sonate!... Se tratta de semila lire...

PULCINELLA: Che bella cosa! Semila lire sicuro che fanno cchiù de ventimila ducate!

ASDRUBALE: Che te faie scappà dalla vocca: statte zitto... Mariuccia, Lucrezia, ascite ccà fora...

 


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