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Asdrubale, Pulcinella, Nicola, e detto.
ASDRUBALE (di dentro): Chi me vò?
PULCINELLA (uscendo con D. Asdrubale): Sto signore.
ASDRUBALE: Con chi ho l’onore di parlare?
BOROBOAMO: (Non mi ha riconosciuto. Il mio progetto cammina!). Io sono... ma se non vi dispiace, desidererei sedere.
ASDRUBALE: Serviteve... Neh, ciuccione pigliate le segge! Scusate, io non ci aveva pensato. Facite priesto.
NICOLA: Eccoce ccà. (Prende una sedia e la dà a Boroboamo.)
BOROBOAMO: Dunque, io mi chiamo Carlo Sifinge.
PULCINELLA: Come, il signore si frigge?
NICOLA (a Pulcinella): (Statte zitto non l’interrompere. Sentimmo).
BOROBOAMO: Sono amico intrinseco del Barone Boroboamo Barilotto vostro fratello.
ASDRUBALE: De fratemo? (Con interesse.)
PULCINELLA: (Queste sono le vere carità!).
ASDRUBALE: (Statte zitto!). Ah! Signore, sappiate che io gli ho scritto no zeffunno de lettere, e isso non m’ha rispuosto maje... Sono ventun’anno che non lo vedo, sono ventun’anno che mi ha abbandonato per causa...
BOROBOAMO: Che sposaste una donna di bassa condizione.
ASDRUBALE: Sissignore. Avita da sapè che isso...
BOROBOAMO: Non voleva farvela sposare.
ASDRUBALE: Perfettamente. Invece...
BOROBOAMO: Voleva darvi una donna istruita, con dote...
ASDRUBALE: E vuje sapite tutte cose, che parlo a fà?...
BOROBOAMO: Vostro fratello al presente se trova a Livorno e sapendo che voi siete in uno stato molto diverso dal suo... dimentico del passato, per mezzo mio vi manda...
ASDRUBALE (con ansia.) Che cosa?
BOROBOAMO: Fatemi il favore di chiudere quella finestra: tira un po’ di vento.
ASDRUBALE: Chiudete quella finestra. (Gridando.)
PULCINELLA: Subito. (Esegue.)
BOROBOAMO: Grazioso quell’uomo. Come ti chiami?
PULCINELLA: Pulicenella Cetrulo.
BOROBOAMO: Cetrulo... curioso anche il cognome... Tò, prendi: (gli dà un sigaro) ed anche a voi. (Lo da anche ad Asdrubale e Nicola.)
ASDRUBALE: Obbligato. Dunque, signore?...
BOROBOAMO: Eccomi qua. Vostro fratello, avendo letta l’ultima vostra lettera, nella quale gli chiedevate un soccorso, senza perder tempo, mi chiamò e mi disse: Carlo sò che devi recarti in Napoli, sarei contentissimo se ti portassi da mio fratello Asdrubale, onde consegnargli...
ASDRUBALE (con ansia): Che cosa?
BOROBOAMO (cava lo scatolino dei zolfanelli e accende un sigaro): Volete accendere?
ASDRUBALE: (Chisto mò me fà figlià!). Ecco ccà, appicciammo... (Accende il sigaro.)
BOROBOAMO: (Io crepo dal ridere!).
ASDRUBALE: Per carità, signore. Ditemi che cosa mi manda?
PULCINELLA: (Nientemeno! Mò magnammo.)
ASDRUBALE: Signò, pe carità, vuje che dicite? Veramente fratemo me manna seimila lire?...
BOROBOAMO: Per quale ragione dovrei ingannarvi? Per farvene assicurare, leggete. (Gli dà una lettera.)
ASDRUBALE (apre e legge): “Caro fratello, Sono passati ventun’anno dacché fosti sconosciuto da me per fratello”... Oh, si è lo carattere suio. “Sono passati ventun’anno dacché fosti sconosciuto da me per fratello. Ora hai troppo sofferto, io dimentico tutto, e ti perdono. Pel mio amico Carlo Sifinge ti mando la somma di seimila lire, che a me soverchiano, ed a te bisognano... Un bacio affettuoso e credimi”. Ah! (Bacia la lettera.) Beneditto, beneditto frato mio che lo Cielo te pozza mannà tanto bene, quanto ne desidero pe me! E a voi, signore, a voi che vi siete incomodato, ve sarraggio oblligato pe tutto lo tiempo della vita mia.
BOROBOAMO: Ma nient’affatto. (Si alza va al tavolino, cava un portafogli ne trae molti biglietti di banca.)
NICOLA: (Ah, chille denare me fanno no cierto effetto!).
PULCINELLA: (Mamma mia, quanta denare! Nicò, tu li vide?).
NICOLA: (Veco... veco... Ah, si potesse!).
ASDRUBALE: E mò che volite fà?
BOROBOAMO: Voglio numerarveli...
ASDRUBALE: Dateme ecà., non serve.
BOROBOAMO: No, scusate, è per mia delicatezza. (Gli conta il denaro.) Siete contento?
ASDRUBALE: Ve pare? Contento, contentissimo... Figuratevi, io adesso pago tutti i miei debiti, e risciatarraggio no poco.
NICOLA: (Si me riesce, te voglio fà riseiatà comme dich’io!...).
ASDRUBALE: Ma a proposito. Nicò, chiamma a Mariuccia figliema e a Lucrezia moglierema.
BOROBOAMO: No, no, lasciatele stare, non le incomodate io parto, le ossequierete da parte mia.
ASDRUBALE: Nonsignore, aspettate mia moglie.
BOROBOAMO: Un’altra volta la vedrò.
ASDRUBALE: Ma...
BOROBOAMO: Un’altra volta, non dubitate, ritornerò. A rivederci. (Via.)
ASDRUBALE: Ah! Nicola mio. Ah! Pulicenella caro, io mò moro pe la consolazione!... Abballate, sonate!... Se tratta de semila lire...
PULCINELLA: Che bella cosa! Semila lire sicuro che fanno cchiù de ventimila ducate!
ASDRUBALE: Che te faie scappà dalla vocca: statte zitto... Mariuccia, Lucrezia, ascite ccà fora...