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XI.
Negli Evangeli, qua e là, ora precisamente, ora vagamente, la figura di una peccatrice appare. La forma del suo incontro con Gesù varia: varia il posto dell’incontro; e a chi legge superficialmente può parere che queste sieno due o tre donne. Ma se si legge bene, si vede che l’essenza morale del fatto, è una soltanto: Cristo perdona a questa peccatrice. E, scrutando con occhi attenti, si scorge che è anche una sola, la donna. Essa è Maria di Magdala. La pittura antica, italiana e straniera, ci ha dato una Maddalena bellissima, sempre, per lo più bionda e formosa, i pittori le hanno disciolto sulle spalle i capelli a onde di oro e le han dato un carattere terreno, senz’ombra di poesia. Invece, la tradizione di Palestina, tradizioni a cui si deve credere giacchè ivi è il paese dove le antiche storie, più si scende nel popolo e più sono vivamente conservate, la tradizione parla di una donna ebrea nel suo tipo alto e snello, in quell’armonia elegantissima di movenze, con un volto ovale e bruno, con gli occhi lunghi e fieri, con una bocca rossa come un fiore di granato, con una massa di capelli neri. Questo a udire i racconti degli agricoltori e dei pescatori di Galilea, è il vero ritratto di Maria di Magdala. E che importa, se pur non facendone il Tiziano la sincera effigie, la sua arte ha saputo legarcj anche con quella forma, splendida di colore e di vita? Non conta sola la verità nell’arte, conta anche, e sovra tutto la bellezza. Forse, hanno ragione i coltivatori di Magdala che mi descrissero la figura della loro grande Maria, come è giunta sino a loro, la figura flessuosa e seducente, piena di grazia muliebre, e il lampeggiare dei bruni occhi e l’irresistibile sorriso della sua bocca: ma anche il Tiziano ha ragione! Viveva ella in Magdala, quando s’incontrò col Signore e fu nel tempo delle sue peregrinazioni lungo il lago di Tiberiade, o ella lo vide in Gerusalemme? La cosa è incerta. Forse, la orgogliosa donna, avvolta nelle sue ricche vesti, col manto di seta bianca che le circondava la bellissima testa e donde uscivano le trecce odorose de’ suoi capelli, poggiata la fronte alla piccola mano carica di gemme, avvolta in una nube di odori balsamici, era partita dalla sua città natia, e nell’alto palanchino aveva attraversata la distanza grande che divide Magdala da Nazareth, e la grandissima che separa Nazareth da Gerusalemme: aveva viaggiato forse, sotto i cieli chiarissimi d’Oriente, dove volano le tortore azzurre, fra una vegetazione florida e ricca, andando alla città della Legge, che era la gloriosa Sionne, ma era anche la città del lusso e dei piaceri. Nel suo cuore, inaridito dall’avvampante soffio dell’egoismo, Maria di Magdala non portava traccia di tenerezza veruna: e mai lagrima veniva a molcere la scintilla superba della sua pupilla. Dura e crudele, dunque: e fiera anche della sua esistenza esteriore, fiera delle sue dovizie, delle sue pietre preziose, delle vesti, della sua inarrivabile beltà, che sollevava un mormorio di ammirazione, dovunque ella trascorresse! Ma, un giorno, la rosa di Magdala cominciò a declinare sullo stelo: ella illanguidì in un tormentoso pensiero: ella sentì intorno a sè il disprezzo della gente: ella trovò accumulati sul suo capo e sulla sua coscienza, tutti i peccati che aveva commessi: e un grande orrore di sè e della vita la prese. Ella, perseguitata, beffeggiata, insultata, corse ai piedi del Signore e vi restò prostrata, aspettando la sua condanna. Momento supremo! Cristo perdonò. Ah, fu allora che il cuore di Maria di Magdala si franse, fu allora che un fiume di lacrime roventi uscì da quegli occhi che non avevano mai pianto, e questo fiume portò via tutte le impurità di quell’anima e la lasciò linda e nitida, tutta fervida di speranza, tutta fremente di affetto.
Da questo giorno, Gesù acquista a sè un’anima che vale quelle di tutti gli apostoli, per la passione, per l’intensità, per l’abbandono, per la devozione; egli ha con sè, non una donna che lo segue, così, per vana curiosità, per fantasia, ma una creatura tutta a lui dedicata, ma un’adoratrice spirituale, ma una sorella dell’anima, ma una serva di tutte le ore. I suoi sottili piedi che non avevano mai camminato, non si stancano nelle vie lunghe e pietrose, dietro al piccolo corteo di Gesù: le sue mani che non avevano mai lavorato, si piegano alla fatica materiale: la sua anima che non aveva pregato, mai, si inchina alla Maestà del Padre, che è nei Cieli. Ella segue Gesù, dappertutto, ombra fedele e costante spirito di previdenza e di protezione, cuore sagace e tenero e pauroso e pur valoroso; è la prima ai pericoli, ai dolori, alle fatiche, l’ultima al riposo e alla pace. le tracce di Maria di Magdala sono dapertutto, dovunque Gesù ha posato la testa, dovunque egli ha pronunziato una parola. Nella città di Bethsaida, dove egli fece i suoi maggiori miracoli, e sulla montagna di Hattine; nelle campagne di Safed, dove egli predicava a un popolo di coltivatori, e sotto gli archi del Tempio, nella crudele Gerusalemme; in quel meraviglioso sentiero che dalla campagna discende ai lago di Tiberiade, sentiero percorso, da Gesù, per anni, ogni giorno, che conduce a uno dei più belli paesaggi del mondo, e negli orti di Getsemani. Dovunque!
Ella gli deve tutto. Era morta nell’aridità e nel peccato, ed egli l’ha risuscitata; ignorava l’emozione ed egli gliene ha data una ineffabile; non conosceva la virtù nobilitante del dolore e questa forma di purezza, è scesa in lei: tutta la sua redenzione morale è stata fondata sovra una semplice parola di perdono. Vedete Maria di Magdala, nella Settimana di Passione. Ella è nella folla plaudente, nel giorno degli Ulivi, un giorno inebbriante di poesia primaverile e di gloria del Signore, ultimo giorno di luce e di sorriso. Ma il tradimento di Ghetsemane si compie, gli apostoli fuggono: ella segue Gesù, la passionale donna, dall’orto dell’agonia spirituale, sino al palazzo del Gran sacerdote; ella passa la notte fuori la porta, nella via, aspettando la sentenza. Il suo spasimo viene subito dopo quello di Maria di Nazareth. Dovunque Gesù soffre, un altro cuore è straziato: dovunque egli patisce, un lamento represso tenta schiudere le labbra di Maria di Magdala. Ella va dal Pretorio al Golgotha, ella si ferma dirimpetto alla croce, ella vede morire Gesù, e il suo grido è alto, il suo singhiozzo clamoroso: ella si ferma dal piangere, solo per aiutare Giuseppe d’Arimatea e il buon Nicodemo, alla deposizione dalla croce; ella porta il balsamo e i profumi per imbalsamare Gesù: e, all’indomani, è lei la prima ad accorrere alla tomba, è lei che trova la pietra smossa, e corre ad avvertire gli apostoli, è lei che vede riapparire Gesù, la prima volta. Giuda ha tradito, Pietro ha rinnegato, Tommaso era incredulo, spesso gli apostoli erano incerti, diffidenti; Maria di Magdala ha tutto creduto e ha sempre creduto. Maria di Magdala ha avuto una fede assoluta, un affetto assoluto, un abbandono assoluto. Tutto il buio ardore della sua anima, si era cangiato in luminoso ardore; e tutta l’essenza passionale del suo cuore, era diventata misticismo. Verranno, più tardi, le sante Terese e le sante Francesche, le sante Marie Egiziache e le sante Caterine, ma ella avrà raccolto in sè tutte le estasi e tutti i dolori, tutti i rapimenti e tutte le umiliazioni, ella sarà stata fedele nella vita e nella morte, sino alla tomba e più in là.
Io ho visitato questo paese di Magdala. In una sera di estate sulle sponde del lago di Tiberiade, ho lungamente discusso con un povero barcaiolo — povero, sì, ma discendente, forse, di san Pietro, o di san Giacomo, o di san Giovanni — un contrattino, per cui egli doveva imbarcarmi, l’indomani mattina alle sei, me e il mio dragomanno Mansur, per attraversare tutto il lago e sbarcarmi a Medjdel che è in linguaggio nostro, Magdala. Il piccolo villaggio della grande peccatrice, della grande penitente, è sulla costa occidentale del mare di Galilea: distante dalla spiaggia, cinquecento passi. Il barcaiuolo mi chiese trenta lire, per quel tragitto: gli furono concesse. Mi dichiarò che ci volevano, per percorrere quei dieci chilometri di lago, coi remi, quattro ore per andare e quattro per ritornare. La vela? Non vi è mai molto vento, sul mare di Genesareth. Alla mattina, non ve ne è niente: al ritorno, si ha il vento contro. Quattro oro, otto ore? Sicuro. E la barca, dove era? Poco lontana. Andammo a vederla. Grande, piatta, greve, incomodissima. Otto ore, proprio? Forse più, anzi. Un sospiro al sogno poetico di attraversare tutto quel lago di Tiberiade, dove, un tempo, cento barche a remi e a vela, davano il pane agli abitanti di quelle rive e l’allegrezza al paesaggio, dove, ora, solo quattro o cinque barche rimangono, sospinte pigramente da barcaiuoli silenziosi, che hanno dimenticato il loro mestiere. Un sospiro al bel sogno di percorrere il lago dei grandi miracoli, ove Gesù Cristo camminò sulle acque, ove fece la pesca miracolosa, ove sedò la bufera: un sospiro e una decisione.
— Andiamo a cavallo, a Magdala, Mansur.
Il barcaiuolo se ne va, silenzioso, senza protestare.
Forse è abituato a queste delusioni, Pochi, pochi, vanno in barca a Magdala, a Bethsaida, a Capharnahum. Il duro viaggio di Tiberiade, che nessun touriste di curiosità compie e che solo i più ferventi pellegrini di religione fanno, fino all’ultimo, spezza le svanenti forze dei viaggiatori. A cavallo, per questa estrema gita, a cavallo, per chiudere il ciclo di queste bizzarre ed emozionanti giornate! La mattinata è fresca, è vivida, tutto è felice, intorno: il mio cavallo ha riposato, è un piccolo arabo lieve come un uccello, basta chiamarlo per nome, pianamente, per farlo correre, gentilmente, leggermente. Si chiama: Aoua, il vento. Bel nome! Si va lunga la sponda del lago, si vede tutta la base della collina di Hattine, di quel benedetto monte delle Beatitudini dove il re Balduino perdette una terribile battaglia contro i mussulmani, e con essa il trono di Gerusalemme, e l’opera dei crociati fu distrutta. Attraversiamo il campo delle spighe, ove Gesù disse una delle sue più belle parabole: ecco il colle dove avvenne la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Dolce mattinata: dolce ora, profumata di erbe ancora roride e fragranti: dolce corsa, attraverso la campagna, mentre il lago che è tutto di un azzurro d’argento, appare e scompare. Il mio cavallino Aoua e quello di Mansur vanno, vanno, come se non portassero nessuno, con un passo ritmico, quasi musicale: e invece di mettervi due ore, per arrivare a Magdala, noi vi giungiamo in un’ora e un quarto.
Magdala! È un povero piccolo villaggio, consistente in alcune case, fatte di basalto. Esse hanno l’aria triste e oscura; esse sono raggruppate, qua e là disordinatamente. Altra volta vi era, in Magdala, anche una chiesa cattolica, molto bella; essa fu distrutta, nel milletrecento. Una di queste strane case nere albergò, forse, nell’adolescenza e nella giovinezza, Maria Maddalena! Chi sa! Io erro, intorno, cercando qualche traccia che la immaginazione può render palpitante d’interesse. Ecco un grande palmizio e alcune ruine poco lungi, che esso doveva ombreggiare. Fu qui, forse, che ella dimorò, donde ella si partì, per portare a Gerusalemme la sua beltà, il suo ardore pei, piaceri e il suo lusso? Questo palmizio, forse, ricorda un giardino di delizie. Più in là, a sinistra, presso la via, verso la fine del villaggio, vi sono gli avanzi di un grande muro. La sua casa, forse? Chi sa, chi sa? Tutto è avvolto di mistero. Pure, Magdala esiste. Cinque erano le città lungo il lago, quando Gesù vi portò la sua predicazione: Capharnahum; Bethsaida; Dalmanutha; Chorazin; Magdala. Dovunque egli ha portato il suo potere divino, ha parlato, ha predicato, ha insegnato, ha fatto miracoli di tenerezza, di pietà, di sapienza, ma il cuore degli uomini restò chiuso, duro e gelido come la pietra. Ricordate la terribile minaccia dell’Evangelico? Guai a te, Capharnahum, guai a te, Behsaida, poichè in voi ho parlato e ho fatto miracoli e non vi siete convertite! Guai a te, Chorazin, guai a te, Dalmanutha, giacchè se in Sodoma e Gomorra fossero stati fatti miracoli come da voi, Sodoma e Gomorra si sarebbero pentite. Ebbene, la maledizione di Gesù ha colpito queste città! Sono ruinate Chorazin e Dalmanutha. Sono ruinate Capharnahum e Bethsaida; delle cinque città, solo la piccola Magdala resta in piedi. Rimarrà, dicono i poveri pescatori, i poveri agricoltori, finchè durerà il mondo. Magdala è il paese della sublime penitente: e il perdono di Gesù non si cancella.