IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
L'aria dava una sensazione di violenza. Nel cielo c'era una
nuvola che pareva una fiamma; e vapori bianchicci e torbidi, quasi pigiati da
tutto l'azzurro grande, un azzurro un poco violaceo e umido. Ma che
m'importava, se io avevo perfino paura di guardare intorno a me?
La notte innanzi, destato tra un sonno e l'altro, avevo sentito portar via le
stelle e l'obbligo di non arrivare fino alla sera dell'indomani. Ed ecco,
invece, ch'io m'ero messo ad aspettare questa sera! Ecco che io volevo vivere
per forza ed inutilmente, quantunque tutte le cose rifuggissero da me. Ecco che
per un tempo indefinibile, un anno forse, io mi esponevo a ritrovare i segni
della mia sofferenza tutte le volte ch'io avessi voluto aprire gli occhi e il
respiro. Ma io vi andavo incontro come ad un cadavere che avessi dovuto
seppellire dopo aver desiderato di assomigliargli. Ecco che la mia tristezza
veniva ad oscurare definitivamente la mia anima.
Ma ora avrei voglia di scrivere una novella, i cui personaggi fossero burattini
di legno. Io credo che essi possono meglio di noi godere della luce e delle
altre cose belle. Chi non ha visto quanto piacere hanno quando sono mossi dai
loro fili? Essi recitano volentieri; e sento tutto il baccano che fanno entro
la trama della novella. Inoltre, Rosaura non m'ha ingannato mai; e il
vestituccio se lo cambia pure che voglia io. Tutta la mia tristezza
sentimentale non costa l'occhiata di vernice della mia dolce Rosaura. Vedo che
nessuna donna vera è gelosa di lei; ma ha torto.
Oggi (già passato un anno?) il cielo è in un modo che pare rosolio; e i
calabroni se lo bevono tutto.
* * *