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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Un poco di primavera entro l'acqua della fontana; ma pareva
che i fiori le fossero ostili e non ne volessero sapere. Le violette malcontente,
i peschi sfioriti presto, quasi per far piacere al vento, qualche usignolo
stonato; e il chiù non si sentiva mai. Le mattinate accosto alle sere come se
fossero state legate per una ghirlanda, e il mezzogiorno sempre breve e rapido,
benché con qualche raccoglimento abbastanza intenso verso l'ora del pranzo. Ma
nessuna vera voglia di vivere: piuttosto una specie di scontentezza piacevole,
con la quale stavo bene anche a finestre chiuse. Anzi le cose, di là dalla
finestra, parevano più belle, come se fossero state troppo lontane o quasi di
un passato commemorativo. E i suoni delle campane s'attaccavano e non venivano
via più dai campanili; ed ero curioso di sapere perché. Troppa luce e troppo
sole, che però mi facevano dimenticare meno le mie giornate fredde e tristi
quando non si riesce né meno a imaginarlo più il sole!
Ma se guardavo l'acqua della fontana di marmo, a poligono, piena di alghe che
si staccavano dal fondo per andare a galleggiare un poco alla volta, quasi
salissero ad amoreggiare con il tepore del sole che combaciava con la
superficie liquida, io vedevo e sentivo la primavera come forse mai più.
E allora non comprendevo le violette: ma soltanto il loro odore come una
serenata alla luce. E la mia anima sopra quell'odore s'ingrandiva fino a
sentirmela dentro i miei occhi. Ma i miei occhi erano attaccati all'acqua, con
l'anima tutta a riverso per prendere un poco di sole e di luce; e sentivo,
allora, una primavera paziente, tutta dipinta di silenzi casalinghi, e non
volevo convincermi di trovarmi sempre solo, come se fossi andato a spasso e non
avessi più voglia di tornare a casa.
Io sentivo che la mia faccia tentava in vano d'invecchiare la mia anima, e per
questo io m'attaccavo all'anima. Ma tutto m'ero arso di me stesso, con una
cenere che mi faceva lacrimare. Perché quel pesce rosso, nascondendosi sotto le
alghe, guizzò?
* * *