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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Una strada scende, anche un'altra scende e le viene
incontro: si fermano insieme. Dalla prima, a metà, se ne parte un'altra che
scende per un altro verso e ne trova subito un'altra, più bassa che fa lo
stesso.
Su la prima se ne butta un'altra; poi la prima e la seconda, dopo la fermata,
se ne vanno giù insieme e a un certo punto incontrano quella più bassa di
tutte. Altre strade le tagliano e scendono. Le case hanno paura a stare ritte
tra questi precipizi e si toccano con i tetti pendenti. Ma anche i tetti, a pendere
così, non potrebbero cadere tutti giù?
Le case, per fortuna, sono soltanto a due o tre piani; e la gente, alle
finestre, ha l'aria di far loro da contropeso; perché non seguitino ad andare
più in giù, tutte insieme, verso la Porta Fontebranda, da dove certo non
passerebbero essendo così stretta. Le vie della città guardano queste quasi per
scendere loro addosso; con la Cattedrale nel mezzo e con San Domenico sopra il
tufo giallo. Ma la Fontebranda è ficcata giù sotto terra, e i Macelli se ne
stanno stretti stretti, rasente la balza che regge metà di Siena. La vasca
natatoria è verdastra dietro le punte nere e taglienti del suo cancello; i
lavatoi hanno l'acqua saponata; gli archi delle conce piene di cuoia ad
asciugare. Quanta solitudine e quanto silenzio anche con il vocio delle donne e
dei ragazzi! Quando le donne di Fontebranda cantano, con quelle cadenze d'una
stanchezza tanto dolce!
È un silenzio che sta lì come le case; quasi assurdo. E perché quel cadere
perpetuo dei tetti insieme con le strade?
Non si ha, al contrario, il senso che le strade salgano; si sente soltanto la
discesa fatta in fretta, con ansia; e, dal punto più basso, anche il meriggio è
così lontano che resta soltanto per gli altri rioni di Siena.
Cominciano le strida dei porci scannati, ognuno basta ad empire di sangue due
secchi.
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