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Io m'ero messo in testa di trovare il violoncello che udivo
tra gli alberi del bosco: quando tira vento, non sta più zitto niente! Credevo
che fosse a pochi passi da me; e, allora, andavo là, quasi di corsa. Non c'era
più; più lontano ora, ma distante da me quanto prima. Andavo lo stesso. Né
meno!
Sempre, sempre vicino a me; ma non dovevo vederlo né trovarlo mai! Così, sul
fiume, il riflesso del sole camminava sempre avanti a me; e, dove era stato
prima, l'acqua tornava ombra turchina, senza che vi fosse nessuna traccia di
quell'incendio finto.
Così i monti non erano più azzurri quando, dopo mezza giornata di strada, vi
ero giunto; ed allora vedevo altri monti; ma era inutile che io camminassi a
posta per questo!
Così le onde che il vento faceva sopra il prato: dov'ero io, attorno alle mie
gambe, tutto era fermo come me.
Così i miei sogni quando mi sono destato.
Né, da vicino, ho mai potuto guardare la trasparenza violacea che aveva un
piccolo padule del fiume: non c'era più.
Così, da ragazzo, l'eco della mia voce: un'altra voce, ma senz'anima.
Così i pappi di certi fiori, quando volevo portarli in mano.
Il violoncello del bosco l'avrei voluto comprare, per darmi l'aria di essere
ricco. E suonarlo i giorni di festa della mia anima; ammaestrando un liocorno,
color di carta bianca, che prenderei da qualche favola vecchia.
* * *