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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Domenico faceva castrare tutte
le bestie di Poggio a' Meli; e gli assalariati ci si divertivano, con un'ironia
che Giacco e Masa credevano per la loro nipote:
«È bene: così non si muoveranno da casa! E poi
ingrasseranno di più».
Qualche volta ci erano dieci o dodici galletti
accapponati, mogi, che beccavano di mala voglia, con le penne insanguinate;
nella stalla, i vitelli intontiti dalla castratura, afflitti, con gli occhi più
oscuri e tetri.
Il cane disteso su l'aia, i gatti silenziosi e
immaligniti, rincantucciati sotto il carro e dietro le fastelle, con gli occhi
sempre aperti.
Ora, ad una gatta, fece scegliere soltanto un
maschio, per tenerlo alla trattoria. Il castrino lo prese e lo mise con la
testa all'ingiù dentro a un sacco stretto tra le sue ginocchia; e con un
coltellaccio tagliò di colpo. La bestia fu per restare lì dentro, arrembata;
poi, miagolando, saltò e sparì non si sa dove.
«Ecco fatto. S'è ricordato tardi di miagolare!».
«C'è voluto poco da vero!».
E risero, ammirando.
Domenico, tenutosi alquanto discosto, anche per
esagerare il ribrezzo, disse a quell'uomo:
«Quanto devi avere?»
«Una lira. È troppo?»
«Una lira?»
«Mi dia quello che vuole. Tanto con lei bisogna
fare a modo suo».
Gli era rimasta la bocca storta dopo un attacco
di paralisi; e i suoi occhi cisposi lagrimavano sempre.
«Ti dò mezza lira; e verrai a mangiare un piatto
di spaghetti alla trattoria».
E gli contò i soldi.
L'uomo li tenne un momento nel palmo della mano,
quasi pesandoli; poi, facendo una smorfia di scontento malizioso, se li cacciò
in tasca dopo aver guardato che non fosse rotta.
«Almeno che gli spaghetti siano abbondanti!».
E girati gli occhi attorno agli assalariati, che
si erano riuniti per far colazione, toccò il ventre di Domenico; dicendo:
«Ecco come ingrassano i ricchi!».
Ma gli assalariati fecero finta di non udire; e
Carlo si mise una mano su le labbra. Pietro chiese:
«Dove sarà andato il gatto? Vuoi che vada a
vedere?»
«Lascialo fare, quando avrà fame tornerà».
«Non morirà mica?» domandò al castrino.
«È impossibile: si lecca la ferita finché non è
rimarginata. Per medicarsi sono più bravi di noi!».
E parlarono delle altre castrature, specie di
quella di Toppa; che abbassava la coda tra le gambe e ringhiava quando gli
altri cani gli si avvicinavano. Tutti s'erano voltati verso la bestia, che
s'allontanò come se avesse capito. Ma tornò subito a dietro, perché gli
assalariati mangiavano, chiacchierando dai loro usci aperti l'uno di fronte
all'altro sul piazzale; mentre le donne terminavano le faccende di casa.
«Attingimi una brocca d'acqua, Adele!» disse
Carlo avanzandosi da dove era.
Ella obbedì; e lasciò la brocca sul pozzo mentre
la molla della catena oscillava ancora.
Le avevano tenuti gli occhi addosso; e poi, ad
uno per volta, bevvero e intinsero le loro fette di pane duro.
Muovendosi per il piazzale, si scambiavano le opinioni
relative ai loro lavori campestri; attenti quando il padrone, andato a vedere
le vacche, tornasse.
Pietro stava in mezzo a loro, divertendosi a
vederli masticare: qualcuno, per non sprecare le briciole, arrovesciava
indietro la testa; e si metteva in bocca il pane con il palmo della mano.
Carlo era un uomo grasso e robusto, quantunque
l'inverno soffrisse di doglie alle gambe. La sua camicia di lino grosso era
sempre la più pulita. Ma puzzava di concio; e il fiato gli sapeva d'aglio e di
cipolle, di cui era ghiottissimo: ad ogni morso, guardava i segni dei denti nel
pane.
Il castrino, stimandolo da più degli altri, prima
d'andarsene, gli mostrò tutti i soldi riscossi:
«Li vedi? Son come noi uomini: chi è fatto in un
modo e chi in un altro. Questo è stato battuto con il martello, e appena si
conosce com'è. Quest'altro è piegato, come se uno è zoppo; quest'altro lo
volevano bucare, come se tu dài una coltellata a qualcuno o la dànno a te; e
questo è consumato tanto che pesa metà: è un povero come me; e me lo beverò per
il primo, perché non mi ci faccia pensare. A rivederci».
Sputò e bestemmiò.
Carlo a pena gli rispose. Poi disse, quando non
poteva più essere udito da lui:
«Voleva far colazione con il mio pane. Ma non gli
è riuscito».
E guardò verso la sua casa, dov'era la madia
ancora aperta.