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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Pietro non sapeva spiegarsi
certi odii di Ghìsola, che parevan capricci, contro i parenti. E se ne dolse
con Rebecca, consigliandola di rimproverare la nipote. Le disse anche:
«Bisogna che impari a leggere, almeno; me l'ha
promesso». Ma Ghìsola sapeva far dimenticare una cosa mettendone fuori
un'altra.
S'imaginò che si fosse offesa di Domenico, della
trattoria e di tutto il resto; e che volesse trovare il modo d'allontanarsene
subito. Già gli aveva risposto la mattina dopo dell'arrivo:
«E tu credi ch'io voglia stare con tuo padre,
anche se mi ci vuole?».
Pietro sentì che non aveva niente da prometterle
e disse:
«Quando egli si sarà convinto, come me, che tutto
quello che hanno detto è falso, ti rispetterà. Perché non ti deve rispettare,
perché non deve permettere che tu sia la mia moglie?».
E la teneva per un braccio; ma ella sapendo che
era sempre più impossibile, rispose:
«Mi odia. E non vuole che ci vogliamo bene. Non
ti ricordi che mi fece mandar via da Poggio a' Meli quando s'accorse che anche
allora ci volevamo bene?».
Tutti i suoi progetti gli doventavano ridicoli,
come una volta erano parsi serii, l'uno più dell'altro; e Pietro convenne che
avrebbe dovuto lasciarla andare dove volesse: sentiva rimorso di mandarla a
Radda! E non osò più né meno tenerle il braccio.
Ghìsola, sapendo che non avrebbe potuto
trattenersi più di due o tre giorni, non prendeva sul serio niente e fece
subito sapere a Domenico che se ne sarebbe andata. Accompagnata da Pietro, andò
a Poggio a' Meli, dai nonni; e così non rimise più piede nella trattoria.