Federigo Tozzi
Con gli occhi chiusi

[XXXVI]

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XXXVI]

     Pietro non sapeva spiegarsi certi odii di Ghìsola, che parevan capricci, contro i parenti. E se ne dolse con Rebecca, consigliandola di rimproverare la nipote. Le disse anche:
     «Bisogna che impari a leggere, almeno; me l'ha promesso». Ma Ghìsola sapeva far dimenticare una cosa mettendone fuori un'altra.
     S'imaginò che si fosse offesa di Domenico, della trattoria e di tutto il resto; e che volesse trovare il modo d'allontanarsene subito. Già gli aveva risposto la mattina dopo dell'arrivo:
     «E tu credi ch'io voglia stare con tuo padre, anche se mi ci vuole?».
     Pietro sentì che non aveva niente da prometterle e disse:
     «Quando egli si sarà convinto, come me, che tutto quello che hanno detto è falso, ti rispetterà. Perché non ti deve rispettare, perché non deve permettere che tu sia la mia moglie?».
     E la teneva per un braccio; ma ella sapendo che era sempre più impossibile, rispose:
     «Mi odia. E non vuole che ci vogliamo bene. Non ti ricordi che mi fece mandar via da Poggio a' Meli quando s'accorse che anche allora ci volevamo bene?».
     Tutti i suoi progetti gli doventavano ridicoli, come una volta erano parsi serii, l'uno più dell'altro; e Pietro convenne che avrebbe dovuto lasciarla andare dove volesse: sentiva rimorso di mandarla a Radda! E non osò più né meno tenerle il braccio.
     Ghìsola, sapendo che non avrebbe potuto trattenersi più di due o tre giorni, non prendeva sul serio niente e fece subito sapere a Domenico che se ne sarebbe andata. Accompagnata da Pietro, andò a Poggio a' Meli, dai nonni; e così non rimise più piede nella trattoria.


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