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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Pietro giunse poco dopo al
cancello aperto; e, prima d'entrare da Giacco, si soffermò a guardare la luna
che pareva escita allora allora dalle finestre dalla parte di dietro della
casa.
Pensava anche che gli assalariati avrebbero ammirato
il suo amore per una contadina, per una che era di loro.
Egli e Ghìsola andarono per la strada del campo,
che dall'aia menava a quel ciliegio vicino al quale s'erano parlati molti anni
innanzi. Il ricordo pareva ancor lì, sotto le fronde.
Ghìsola era nervosa e pronta a darglisi tutta.
Stava per dirgli: "Perché non te n'accorgi?". Ma Pietro era in
un'estasi che aumentava. Quasi parevagli di camminare sognando. Diceva:
«Perché non guardi sempre me?».
Infatti ella gli si volgeva soltanto di sfuggita,
e lo avrebbe lasciato lì solo volentieri. Ma, dominandosi come quando s'era
stesa con la schiena sul murello, contraffacendo la voce di lui, si fermò a
guardare il cielo. Egli, credendole, esclamò:
«Una notte così non la vedremo mai più! Le stelle
scintillano anche dentro i tuoi occhi. Te le vedo io!».
E la baciò lungamente. Ella scosse il capo,
discostandosi. Era pazzo? La faceva soffermare ancora; gridava di gioia.
Ghìsola, fuori di sé dalla voluttà, era come un'anfora che alla fine s'apre
tutta secondo una sua incrinatura. E non si tenne dal dirgli:
«Se tu fossi un uomo!».
Pietro le rispose come a se stesso:
«Io ti voglio bene!».
E siccome anche la sua estasi doventava sensuale,
volle tornare a dietro: Ghìsola non doveva accorgersene né meno!
Masa attendeva in cima alla strada, con le mani
su i fianchi, inquieta per tutte le insinuazioni allegre degli assalariati
seduti attorno all'aia. Giacco s'era rincantucciato in casa, malcontento di
dover tenere acceso troppo il lume ad olio, contro il quale si buttava una
farfalla con un corpo grosso quanto un dito. Il rumore delle sue ali, che di
quando in quando si dibattevano, gli faceva alzare la testa e poi guardare
dall'uscio scostato.
Pietro e Ghìsola allentarono il loro abbraccio,
rasentando l'aia; mentre Masa disse sottovoce:
«Non andate lontani».
Gli assalariati si chetarono a posta; anche per
riguardo al padroncino; e si vedevano i loro volti che parevano senza linee nel
chiaro di luna.
Lo stollo del pagliaio era rimasto inclinato
verso un tiglio.
A Poggio a' Meli ci si divertiva!
Fuori del cancello, i due giovini si ripresero
per mano.
Le lucciole, innumerevoli tra le chiome pallide
degli olivi, sembravano aumentare continuamente: le lucciole che, talvolta,
s'appiccicavano alle mani come se fossero state gommose.
Cominciarono a baciarsi, ella appoggiandosi alla
cancellata di legno, ed egli stringendosi a lei; nascosti nell'ombra della
siepe. Ma, ad un tratto, Pietro s'accorse che faceva movimenti troppo
voluttuosi con tutte le anche: si discostò e la rimproverò.
Masa, sempre più intollerante, dopo essere stata
in mezzo all'aia, turandosi la bocca per non rispondere agli assalariati che
ascoltava a suo malgrado, chiamò proprio in quel mentre; e Pietro e Ghìsola
andarono a casa.
Qualche assalariato, invaso da una giocondità
intrattenibile, si grattava forte la testa. Carlo, curvo con le mani su le
ginocchia, sghignazzava tutte le volte che aveva dato uno sguardo verso Masa; e
dentro una mano gli pareva di tenere quel che aveva toccato.
Le chiacchiere, che se ne fecero, durarono più di
un mese.
Carlo rimase un po' di tempo a spiare dal suo
uscio quando s'avviassero, perché non gli pareva vero d'andare a letto senza
aver parlato con Ghìsola.
Ma Ghìsola propose alla figliola di un
assalariato di riaccompagnare con lei Pietro fino al borgo; così, dopo,
tornando, non avrebbe dovuto far la strada da sola.
Camminarono a braccetto; mentre l'altra ragazza,
non osando avvicinarsi troppo, si teneva a distanza. Ma, volgendosi, la
vedevano sorridere attenta e agitata; e, poi, quasi convulsamente.
Prima di lasciarsi, si dettero altri baci. Allora
la ragazza, che s'era coperta la faccia con ambedue le mani, guardandoli tra le
dita, si buttò nel mezzo della strada e si rotolò nella polvere. Poi gridò,
come se fosse stata sola:
«Oh, oh, che faccio!».