Federigo Tozzi
Con gli occhi chiusi

[XLIII]

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio


[
XLIII]

     A Siena, Pietro inventò che gli esami erano andati male.
     Egli si sentiva sempre di più una vittima di quelle ingiustizie, contro le quali tutti avrebbero dovuto insorgere d'accordo.
     Domenico gridò:
     «Che hai fatto? Se tu avessi studiato... Sei convinto che non sei nato per la scuola?».
     La collera gli parve meritata, ma gli bastava che egli non facesse alcuna allusione a Ghìsola.
     Il suo malumore e la sua ansia si riaprirono; e, questa volta, peggio, perché l'amore per Ghìsola cresceva sempre. Tutte le altre cose non lasciavano traccia, come se non lo riguardassero né meno.
     Sentiva d'esser caduto dentro un vuoto, dal quale non sarebbe più uscito. Ma doveva incolparne Ghìsola? No: soltanto se stesso; anzi, si credette perduto dinanzi a lei. Ma pensava, ogni mattina, destandosi: "Se non ci fosse Ghìsola, io mi ucciderei!". E vedeva ritrarsi tutta la tranquillità morale, a cui s'era soltanto avvicinato.


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License