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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
A Siena, Pietro inventò che
gli esami erano andati male.
Egli si sentiva sempre di più una vittima di
quelle ingiustizie, contro le quali tutti avrebbero dovuto insorgere d'accordo.
Domenico gridò:
«Che hai fatto? Se tu avessi studiato... Sei
convinto che non sei nato per la scuola?».
La collera gli parve meritata, ma gli bastava che
egli non facesse alcuna allusione a Ghìsola.
Il suo malumore e la sua ansia si riaprirono; e,
questa volta, peggio, perché l'amore per Ghìsola cresceva sempre. Tutte le
altre cose non lasciavano traccia, come se non lo riguardassero né meno.
Sentiva d'esser caduto dentro un vuoto, dal quale
non sarebbe più uscito. Ma doveva incolparne Ghìsola? No: soltanto se stesso;
anzi, si credette perduto dinanzi a lei. Ma pensava, ogni mattina, destandosi:
"Se non ci fosse Ghìsola, io mi ucciderei!". E vedeva ritrarsi tutta
la tranquillità morale, a cui s'era soltanto avvicinato.