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SCENA PRIMA
Virgilio è disteso sopra un sofà, con parecchi cuscini sotto la testa. All’alzarsi del sipario, egli si desta e comincia a parlare. Mario è presso a lui con un libro in mano, legato in cuoio.
affabile, ma preoccupato
Ho dormito parecchio?
andandogli più vicino, con molto affetto
E allora ti sarai annoiato?
Ho letto sempre questo libro. Se tu fossi stato desto, mi sarebbe stato impossibile.
si è alzato del tutto e dopo aver fatto qualche passo per la sala
È venuto nessuno della mia famiglia mentre dormivo?
Nessuno. Il cameriere aveva portato il thè, ma l’ho rimandato via.
con molta premura
Adesso che vuoi fare?
Se dessi retta ai miei pensieri, io stesso non mi fiderei di me.
con amarezza
Non dire mai a nessuno che io ho avuto questo malessere. Mi farebbero visitare dal medico. Sono ancora un poco stordito, come se mi fossi sentito male da vero.
Riposati ancora.
Non occorre più. Ora bisogna che parli a mio padre. Egli deve capire che è necessario trattare con me con molta serietà. Mi devo approfittare di questi momenti. Dopo i malesseri che mi abbattono, mi sento più forte e parlo meglio. Tutto m’è chiaro di quel che devo dirgli. Perchè non mi dovrei regolare secondo la mia volontà? Non capisce mio padre che, se non mi lascia andare dove voglio io, non posso volergli bene? Perchè vuol tenermi con lui? Tu solo, se vuoi, se ti senti forte come me, potrai venire con me.
Bisognerà, se ti riesce, che tu lo convinca a poco a poco.
E se egli non mi capisce, devo restare qui, nella sua villa, a sacrificarmi?
La villa è anche tua. Un giorno sarà tutta tua.
Ma io voglio ch’egli viva, anzi, molto tempo. Egli, allora, vedrà chi sono io. Magari avessi già preso un anno prima la decisione di andarmene! Lo capisci che mi vergogno a restare qui appunto perchè sono stato sempre qui? Non ne posso più.
Sarà, specie per tua madre, un dispiacere enorme.
E a me non dispiace doverli obbedire a non muovermi? E io sono giovane! Che cosa ho fatto fino ad ora? Niente. Qui mi sento vecchio anch’io, invece. Una volta sognai un uomo con il viso giallo in un modo ripugnante: bastava che egli s’avvicinasse con quel viso perchè anche gli altri doventassero come lui. Io volevo fuggire, mentre si avvicinava verso di me. Volevo fuggire subito. Mi batteva il cuore come se morissi dall’ansia e dallo spavento. Ma non mi riescì, e sentii che anche io ero doventato giallo e sporco come lui. Ora è la stessa cosa. E perchè, proprio mentre mi sento giovane, mi viene questa voglia di piangere, dunque?
con tristezza
Io non so che malattia è entrata dentro i miei pensieri.
Bisogna che tu prenda le tue decisioni con più calma. Sopratutto perchè tu non trovi qualche ostacolo.
Gli ostacoli non sono altro che le fermate della nostra volontà. Gli ostacoli potrebbero essere soltanto dentro di me. Quelli degli altri non li vedo nè meno. Non vedi come io sono costretto, ed è necessario, a non ascoltare mai più nessuno? Voglio essere solo e libero. Perchè mi hanno fatto nascere credono di essere i miei padroni. Se io sono nato, vuol dire che debbo essere libero. Ma che importa della villa, dei giardini, del patrimonio! Queste tristezze che mi vengono sono sempre più nere e larghe. Qui, anche sopra gli occhi ho sempre di più voglia di piangere, come per un dolore che non avrà mai fine.
con veemenza
Lasciatemi fare quel che voglio!
con esaltazione e con persuasione
Ma io verrò con te!
Sì: tu verrai con me. Ed ora bisogna scegliere tutto quel che ci sarà indispensabile. Non voglio di più.
con gaiezza
Prendiamo anche qualche libro? No, No!
non leggerò mai.
Nè meno tu.
Non devi essere così impaziente! Rifletti ancora qualche giorno.
con l’aria di fargli improvvisamente una confessione
sorpreso molto e poi con voce recisa
Non voglio sapere chi è, ma ti domando se le vuoi bene da vero.
un poco confuso e vergognoso
Sì.
E allora non la lasciare. Quando si ama, non si lascia la persona che ci ama.
Non voglio perdere la tua amicizia.
Hai detto che c’è una che ti ama. In questo caso nè meno io me ne andrei.
Sono, forse, impazzito? Che mi dirà quando io sarò sulla soglia per non voltarmi più nè meno addietro? Perchè così bisogna andarsene. Ma non devi impedirmelo. Tu la convincerai prima ch’io parta.
con inquietudine
Non verrà a dirmi niente.
Io penserò sempre a lei. L’amerò di più. Per amarla, è necessario prima che io sia quel che voglio essere. È necessario che lo capisca. È suo obbligo.
con più fermezza
Sarà per lei una grande gioia. L’amerò tanto purchè non mi faccia restare qui. Che orgoglio per lei! Quando ne sarà sicura, verrà per la prima ad aprirmi la porta. Tu lascerai la donna che t’ha fatto innamorare se non sarai certo che è buona e ti ama fino a capirti.
Queste due donne soffriranno e basta. Non so quale delle due soffrirà di più. E possiamo farle soffrire?
dopo avere riflettuto
No: non possiamo.
Io ti debbo dire chi amo. È tanto tempo che io te lo debbo dire!
Hai ragione: ci vuole ancora qualche giorno prima di decidersi.
La mia tristezza è grande; come se avessi la sensazione della morte. Ed ecco che, ora, non sono più buono a niente! Questa tristezza che mi piglia, è come un velo che si rifà più fitto proprio dove riesco a metterci le unghie. Ecco che anche la mia giovinezza è inutile! Me la sento andare via più veloce di me. M’era sembrato di scorgere con un’occhiata sola tutto il mondo; come mettere il capo fuori della finestra e la distesa di quaranta o cinquanta anni, che pareva infinita ed inconsumabile dinanzi a me, ora è scomparsa di colpo. Io non la vedo più. Non lascerò questo palazzo.
Eppure, anche da ragazzo, correndo nel parco, mi pareva di dare alla mia anima i chilometri dell’infinito; l’avevo acciuffato come un mio compagno, l’infinito! Resterò qui. Farò quel che vogliono gli altri.
con ironia
È meglio!
Basta, dunque, il contatto di una parola perchè tu veda l’ombra dove prima ti abbarbagliava la luce? Che hai fatto? Erano come spugne di sogni e basta, ed ora le hai spremute tutte!
Non altro. Ora vedo un’altra limpidezza. Quelli che chiami sogni, e forse sono, non torneranno più.
Acconsento alla volontà degli altri, che è più forte della mia.
Hai visto come hanno fatto presto a crescere i cipressi piantati da mio padre sulla strada della villa? Essi sono stati costretti a crescere non per altra ragione che perchè ce li aveva piantati. Così egli può dire di me. Un poco di vento passa, fa muovere le cime; sembra, nella tempesta, che se ne vadano; e, poi, sono sempre allo stesso posto. Il vento finisce, e stanno lì anche più fermi di prima. Guardali: sono belli lo stesso!
con sarcasmo
Tu ora non pensi che se io non avessi riflettuto più di te, e ti avessi dato retta subito, sarei obbligato a non considerare più la tua amicizia come la meta più alta del mio animo?
Non mi rimproverare. Forse, domani sarò più forte che mai.
E tu mi ritroverai ad aspettarti.
con effusione
Perchè io sono limitato e mediocre. Ho più bisogno di te che di me stesso. Senza uno sforzo enorme, non posso nè meno tentare a uscir di casa; se tu non mi ci costringi. Anche dianzi, leggendo quel libro, mi era impossibile tener dietro continuamente al senso di quel che leggevo. Il mio animo è vacillante, e il mio pensiero è soltanto un lembo troppo fuggevole d’una cosa che non mi riesce a capire per intero.
sentendosi scosso da queste parole
Ed io invece voglio riprendermi subito. Ora verrà mio padre a parlarmi, perchè è più d’una settimana che mi vuol parlare a pieno dei nostri affari e di quello che ha in testa. Verrà da vero, ormai. M’ha pregato ch’io mi faccia trovare qui. Vattene pure. Torna domani. T’aspetto.
cercando di guadagnare subito l’animo del figlio
Ti disturbo?
con affetto ma con molta recisione.
Anzi, ti ascolterò con la più affettuosa attenzione che si possa pretendere da un figlio. Ma, questa volta, parlerò anch’io a modo mio.
opponendoglisi subito
Non è il momento. Tu non mi vorrai contraddire. Vengo a posta perchè tu non mi contraddica più.
Sarebbe il mio desiderio.
Ti prego di non insistere: stasera sono più che mai orgoglioso di te e di tutta la nostra famiglia.
con intenzione
Vi comprendo anche tua sorella e tuo cognato.
È tutto il giorno che io mi sento preparato a dirti cose che ti proveranno il mio affetto.
Allora io spero che tu comprenderai anche il mio bisogno di parlarti di me.
Io ti sono affezionato soltanto a patto che tu mi sia obbediente. Come vuoi che un padre possa amare un figlio che gli è sempre contro?
Una volta, quand’ero fidanzato con tua madre, schiacciai sotto i piedi tutti i regali che durante due anni mi aveva fatto. Io stesso mi domandavo perchè facessi così, e mi pareva un sacrilegio. Quasi avevo terrore della mia insania e della mia cattiveria. Ma dal pentimento mi nacque più forte la passione per tua madre. Così, dopo tanti anni di matrimonio, sento di più l’istinto della famiglia. M’è venuta la paura che io, tu e tua madre non ci amiamo abbastanza tra noi fino al sentimento morale di questo istinto. E io non ne posso fare a meno! Quando ci penso, provo lo stesso terrore di quando schiacciai sotto i piedi i regali di tua madre.
Tu devi sentire la mia tenerezza; e devi capire che ognuno di noi non debba sottrarsi mai a ciò che costituisce la nostra famiglia.
Voglio sentire che tu sei mio figlio. Non ti chiedo altro.
E che mi darete in contraccambio, tu e mia madre, se io ti rispondo di sì?
Ricevi da noi la stessa cosa che ci dai. È possibile che tu possa esitare?
Perchè non mi abbracci? Perchè non mi ringrazi, se io ti chiedo così poco? Tu sei carne della mia carne.
tenendo bassa la testa e alzandola sempre di più di parola in parola
È vero; ma voglio anch’io cominciare a vivere; ed è necessario che non attenda di più.
Nessuno può vivere secondo la propria volontà. Bisogna chiedere misericordia a Dio, anzi, se fino ad ora abbiamo cercato fuori della famiglia un desiderio che le fosse pericoloso e avverso.
Tu parli sempre di Dio. Che c’entra Dio con quello che dobbiamo trattare tra noi?
Te lo spiegherò, quantunque la tua superbia mi dia il diritto di tacere con te.
Vedi i ritratti dei miei antenati? Dimmi tu, sarebbero pitture eguali a tutte le altre che si vedono magari da un rigattiere, anche se io non sapessi che sono ritratti di persone esistite prima di me? Io giungo perfino a percepirmi come un’astrazione, che sia dotata di sensibilità. Credi che, quando noi ci parliamo, se non ci fossero i nostri sentimenti, sarebbe impossibile sapere quel che noi siamo.
Quando mi parli così mi fa lo stesso effetto che tu non voglia riconoscere che io esisto.
Pensaci bene. Restano in noi, dei nostri genitori, molte cose che in loro non avevano finito di vivere. E, tuttavia, nè muoiono nè vivono; ma si servono della nostra esistenza per restare ancora evidenti. Ed è possibile perfino sentirci una sola cosa identica con quelli che non esistono più.
E tu vuoi giudicare tuo padre?
Lo credo mio diritto. Ormai ho un’età che mi permette di capire se hai torto o ragione.
Non è vero! A quando dovrei aspettare?
Mai, mai! Non ti permetto di parlarmi così! È contro la legge di Dio e la mia.
Anche la mia legge esiste. È nata con me, ed io l’adopro.
Saprò tenerti a posto. Non voglio più vederti dinanzi ai miei occhi.
Dammi il denaro, da cui nascono tutte le nostre liti, e io me ne andrò.
Il mio denaro? Sei pazzo! Pazzo! Tu non mi vedrai mai, più. Il mio denaro l’avrai soltanto quando sarò morto!
passeggiando per la sala e come gridando da solo
Egli è giovane: io sono vecchio. Ma devo lasciargli il mio posto? Egli è giovane! È giovane!
dopo aver atteso alquanto gridando
Cerchiamo, piuttosto, di spiegarci. Mi puoi costringere ad andare d’accordo con il marito di mia sorella? Tutta la questione, tra me e te, si parte da qui. Badiamo di metterla in chiaro. Non c’è mai riescito fino ad ora, ma è proprio questo il punto che dobbiamo eliminare. Tu, fino a qualche settimana fa, sei stato il tutore per me dell’eredità di mio zio, che da qui in avanti dev’essere divisa in due parti tra me e mia sorella. O meglio, per essere più esatti, tra me e mio cognato, perchè la parte di lei la consegnerai a lui. E così vorresti fare della mia.
Tu vuoi che io resti legato a lui e a te, ma più a lui, per tutta la vita. Non vuoi ch’io prenda la mia parte e ne faccia quel che mi fa più comodo. Perchè il denaro conta più di noi stessi. Io, per appagare te, mi devo sottomettere a tutte le vostre vedute e lasciarvi amministrare anche ciò che è mio.
Ma è per tuo vantaggio! Se noi restiamo uniti anche con il denaro, ed è il solo mezzo possibile, tu ne risentirai un beneficio.
No. Io non voglio invecchiare qui. Non voglio essere obbligato con nessuna gratitudine al marito di mia sorella. E, poi, non è proprio lui quello che ti convince ad agire così contro di me? Di quel che ti dico io, non ne tieni conto; quel che ti dice lui riesce bene e grato a tutto.
Io, anche per questo, voglio assicurarmi che non avrò mai niente in comune con lui. Preferisco, magari, perdere ciò che è mio. Vuoi dare tutto a lui? Fai pure. Ma egli me ne renderà conto. Vedi che contro di te non voglio far nulla; ma contro di lui, che vuole essere mio nemico, mi difendo senza riguardi. Avrà da giustificarsi con me.
Non dividere ciò che io cerco di unire.
Piuttosto che avere queste liti con te, preferisco andarmene senza nulla. Diglielo pure a lui! Lavorerò. Credi che non sappia lavorare?
Qui tu puoi essere un signore.
Non ci tengo. Tutto ciò che io guadagnerò da me mi basterà lo stesso. Ma certo non perdonerò mai a lui. Diglielo! Tu hai più fiducia a lui che a me!
Sei mio figlio e mi devi amare! Vattene. Io spero che Dio ti apra gli occhi!
Virgilio per non leticare di più, esce per una delle porte laterali coperte da ricche tende.
In mezz’ora, tutta la mia vita è cambiata per sempre!
accorsa quando ha sentito gridare
Queste liti, in casa nostra sono orribili. Siamo giunti al punto di volerci male!
Che cosa significa voler bene? Giacchè egli mi ha offeso, non sarebbe naturale che anch’io riescissi a non volergli bene? Non ho più da essergli padre. Ma se io, da vent’anni, mi son sentito sempre di più eguale a voi della mia famiglia, non è possibile che mi sia comportato in contrasto con l’istinto. Ci dev’essere un modo di trovarci sempre d’accordo. Se io sento staccarmi come una scheggia del mio essere quando mio figlio se ne vuole andare, mi ci devo opporre con tutto ciò che si trova a mia disposizione.
Tu solo, tra quanti siamo, sei capace di vedere le cose giuste. Io mi affido interamente a te.
ripreso dalla sua agitazione
Perchè dovrei lasciarmi portare via ciò che è mio? Niente è più mio della mia persona e della mia coscienza. Questo istinto anche se nascesse, da vero, dal sentimento della proprietà, non è forse il più dolce di quanti la natura me ne ha dati?
Con che potrei io sostituirlo, quando per anni ed anni gli ho creduto sempre di più?
Mi ricordo quando Virgilio era piccolo. Sempre di più i miei occhi, incontrando i suoi, erano sicuri di averlo con me. Ed ora, perchè è grande, non dev’essere più la stessa cosa? Chi esigerebbe dalla mia anima questa contraddizione?
Forse, saremo in tempo a farlo ravvedere. È tanto giovane, ancora! Pensiamo che anche noi abbiamo avuto bisogno degli altri.
Ma egli è diverso da noi; credi a me. È diverso! Se credi di riescire tu a farlo emendare, come dici, fanne pure la prova!
con ansia
Flora esce da dove è uscito Virgilio
Mi sarebbe più facile ucciderlo che lasciarlo allontanare da me. Meglio è che lo uccida io piuttosto che farlo uccidere dai suoi errori.
Gli vorrei meno bene!
quasi spaventato
Chi è?
È entrata dall’ingresso di fondo che dà, come abbiamo detto, nel parco. È esitante.
Sono io.
andando verso di lei con vivacità
Tu vieni così inattesa che la gioia di vederti mi fa quasi male.
Ma perchè il tuo viso è scomposto?
Non è niente! Credevo di trovare qui anche mia madre.
La faremo chiamare subito.
con abbattimento triste
Anch’io avevo bisogno di non stare più solo.
come per giustificarsi
Non volevo venire qui; ma mi ci sono trovata come contro la mia volontà.
con sorpresa e cercando di indagarla
Non volevi venire?
No.
Perchè sono stata costretta a lasciare Guido. Infine sono stata la più debole, anche se mi sono rivoltata!
quasi aggredendola
Che parole escono dalle tue labbra? Ti proibisco di dirne altre che mi facciano ribrezzo come quelle!
con rimprovero
Allora, è inutile ch’io sia tua figlia.
sempre aggressivo
Dimmi la verità. Subito. Senza tanti giri di parole. Hai lasciato Guido?
cercando di rispondere con energia
Sì.
Mi dici sì! La colpa è sua, dunque?
Che t’ha fatto? Bada, però di essere giusta.
Io lo credo un galantuomo. Lo credo come me.
Tienne conto. E giustificati senza omettere nulla. Poche parole!
tremando e cercando di tornarsene via
Tu ora mi fai paura. Non mi lasci parlare come ho bisogno.
Ti faccio quest’effetto? Non credevo. Vuol dire che tu non sei molto tranquilla. Bada bene.
più risoluta
Ti dirò tutto.
Che hai?
Niente, mamma! Tiemmi con te! Non mi domandare nulla. Tienimi soltanto con te. Fa’ conto ch’io sia sempre bambina. È la sola cosa che mi farà bene.
al marito
Che ha?
agitato ed eludendo di rispondere alla moglie perchè vuole indagare da sè fino a fondo.
Niente; quasi niente. Sono nervi. Io non posso sopportare i nervi delle donnicciole.
come trasognata
Mi sento la testa tanto calda!
cercando di sorreggersi senza che la madre la debba sostenere
E non vorrei piangere! Vorrei sorridere.
Le passerà tutto.
per sottrarre la figlia a Enzo
Vieni nella mia stanza, Silvia.
Vengo con te, mamma!
Flora e Silvia escono dalla porta opposta a quella per cui era uscito Virgilio. Enzo, restato solo, si decide subito. Va’ alla porta per dove è uscito Virgilio e chiama.
Babbo, non parliamone più. Mi rincresce a non intendersi fra me e te. Io ti vorrei bene, ed ora m’ero dimenticato di tutto.
con forza
Io no! Mi vorresti bene, dici! Perchè non me ne vuoi? Ma non si tratta di me e di te. Voglio darti una prova di fiducia; e voglio capire anche se tu c’entri per nulla.
Silvia è fuggita dal marito. È qui con vostra madre.
È qui?
Io ti ordino di andare tu stesso a parlare con Guido. Digli che venga qui. Devo sapere di quel che si tratta.
Ti somiglia troppo!
Desideri, dunque, che si separino; perchè tu hai odio con suo marito?
Se è necessario io non mi ci opporrò.
Niente è necessario. Bisogna agire secondo una regola morale alla quale si devono sottoporre tanto tua sorella quanto suo marito. Io sarò inflessibile. Non permetto che mia figlia se ne vada così dalla sua casa. Forse, sono inezie e basta. E se anche non fossero, io saprò trovare il bando della matassa e scioglierlo. La mia esperienza mi suggerisce così. Tu, invece di essere contro, mi aiuterai.
La tua esperienza sarà buona per te, non per gli altri. So come tu tratti me, quando proprio sei più convinto di agire per il mio bene.
Perchè tu credi di essere differente a tutti.
Ognuno di noi è differente agli altri.
Non è vero. Anche Silvia è fuori di sè. E, forse, l’hai messa su proprio tu.
Secondo me ella ha fatto bene. Ne sono sicuro. Glielo voglio dire.
Glielo dirai. Quel che vuoi. Anzi te la mando. Così capirò meglio con chi ho da fare.
sempre sconvolta
I nostri genitori non ci capiscono più. Ma tu non potevi capitare in un momento più propizio per me e per te.
Non lo credo. Alla nostra età, anche se si sbaglia, si fa sempre bene; perchè noi ci comportiamo, soltanto noi giovani, con una sincerità che essi non possono più avere.
Anche tu, dunque, soffri?
Tanto.
Come non mai. Prima che tu venissi, avevo parlato io a nostro padre.
Ma tu non sai quel che io ho sempre nascosto a te, e avrei dovuto dirtelo subito.
con tenerezza
Me lo nasconderai ancora? Non avrai fiducia in me? Tu vedi che con loro è impossibile. Tu vedi che ho ragione io.
quasi con enfasi
Ti dirò tutto.
Quantunque il mio pudore mi trattenga ancora.
Mi dirai tutto o sarà impossibile volersi bene. Affidati a me.
Essi credono che si tratti di una cosa leggera, di nessuna importanza. Hanno capito che soffro, ma senza indovinare niente.
Allora, tu sei salva. Parla presto.
Tu credi che io ami Guido? Non l’amo.
sempre pensando
Da quando?
Non lo so: amo un altro. Ho preso il pretesto da una inezia per fuggire.
esaltandosi un’altra volta
Io ti dico che fai bene, e piglio la responsabilità di quel che ti dico. I nostri genitori, se ci udissero, non capirebbero come è bello dirsi tutto così. Soltanto a me puoi parlare come a te stessa. Prosegui.
con un poco di fierezza e seguendo l’esaltazione di Virgilio
Io voglio amare un altro.
con importanza
Chi?
cercando di capire come il fratello pensa di lei
Perchè mi domandi il suo nome?
con slancio
Lo conosco?
È un tuo amico.
Ho un amico solo.
È lui.
Non l’avevo indovinato. Potevate dirmelo subito. Ne sono contento. Tu l’amerai. Sei libera di amarlo. Meglio lui che un altro. Tu, dunque, devi ammettere adesso che il matrimonio dev’essere abolito subito perchè i nostri sentimenti, se esistono, contano più delle leggi. Tu non lo volevi ammettere con la tua testa; ma ora arrivi alla stessa conclusione con il cuore.
con disperazione
Io sono vincolata a Guido in un modo irrimediabile.
Tu lo sai che io sono per essere madre.
Lo so.
Tu vedi da te che ho fatto male.
L’amore può essere contraccambiato soltanto con l’amore; e non con altro. Ogni amore, che sia anche in minima parte un obbligo, non deve esistere.
Ed è necessario, perchè sarai madre, che tu ami il marito?
Credevo di no; ma ora che sono fuggita da lui, come se fossi capace a non tornare più, sento che non è vero.
Tuo figlio sarà tutto tuo.
Non è vero. C’è, con il figlio, un sentimento che non si può abolire.
Ma se hai detto che non l’ami!
Sono cose differenti. Vorrei essere innamorata del padre di mio figlio.
Bada di non pentirti prima di aver fatto il passo decisivo. Come farai a vivere con il marito?
Non lo so.
Tu devi amare: ne hai il diritto. Te lo dico io.
Ma io non devo amare un altro.
Se torni da dove sei venuta, anch’io non sarò più buono a compiere le mie decisioni. Con te vicina, mi sento capace a tutto.
È come una vocazione della mia giovinezza: non trovo un’altra parola. Io sento che qui non posso più vivere. Per diventare uomo, ho bisogno di fare così. Per loro, questo è un eccesso che voglio commettere.
Ma non è sempre possibile fare a modo nostro. Ti ricordi quando, tornando da scuola non volevi mai che nessuno sapesse per quali strade eri passato? Anch’io, ascoltando le liti violente che ne avevi con nostro padre, nascondevo alla mamma i miei sentimenti e i miei balocchi. Per nessuna ragione avrei voluto dire a lei quel che mi passava per la mente. E pure non pensavo niente di male! Ero più buona di tutti e piangevo a ogni momento.
Allora, dunque, avevamo più forza! Non avevamo paura di niente!
Così dovrebbe essere. Ma non è più la stessa cosa.
Ormai, forse, io sono una donna come loro.
Questa, invece, è l’età che dobbiamo avere anche noi le nostre risoluzioni. Senza darne conto a nessuno. Noi due insieme saremo forti. Tu amerai Mario. Farai quel che vuoi.
sempre piangente
Nè meno la tua generosità mi può bastare.
lo sono generoso? Non voglio che tu me lo dica. E non voglio essere.
Tu sei buono quando credi di essere cattivo. Io credo di essere onesta, e non è vero. Dici che sono pregiudizi, ma tu stesso hai paura di udire certe parole. Non le puoi sorpassare.
sorridendo con amarezza
Saremo, dunque, come loro?
Essi ci vogliono bene.
Non basta. Non voglio cedere a loro, soltanto perchè ci vogliono bene.
E se io non mi sento capace di lasciare mio marito?
voltatosi all’ingresso, vede venire dal parco Guido Bardi. Si mostra contrariato
Eccolo. Egli viene a cercarti.
Lascia che gli vada incontro da me. E tutto sarà finito. Sono ancora in tempo.
Non voglio. Nasconditi nella mia stanza. Prima lascia che gli parli io. Tu non devi negarmi quel che ti chiedo; se mi vuoi bene. Gli vado incontro subito, perchè non trovi prima gli altri.
Silvia va nella stanza di Virgilio, quasi costrettavi da lui. E Virgilio va incontro a Guido.
cercando di evitare di rispondergli
Dov’è?
Ed ora dobbiamo parlare tra noi.
Si è spiegata con te?
con scontentezza e ostilità
con alterigia
Non si spiegherà con nessuno. Così abbiamo deciso.
E che hai detto a lei? Non mi aspettavo che così all’improvviso pigliasse una risoluzione che mi offende e mi angoscia. Lasciamici parlare subito. Ti prego. Devi aiutarmi. Tu mi aiuterai meglio di tutti gli altri.
Tu darai retta a me. È necessario. Tanto io che Silvia siamo pronti a tutto.
Ma è una cosa da niente, io spero. Un equivoco che avrei dovuto scoprire in tempo. Tu non hai niente da rinfacciarmi per Silvia. Non si può avere un carattere simile.
Raccontami pure, non avere pudori. Raccontami quale vita facevate questi ultimi mesi.
Come prima. Soltanto pareva che io non riuscissi a capirla più. I suoi desideri erano sempre diversi da un’ora a un’altra. Era diventata capricciosa. Non ti dispiaccia s’io debbo adoprare questa parola. Ma perchè non parlare prima con me? Ho fatto di tutto per vivere in pace!
Non ti meravigliare se non ci sei riescito. Tra te e mia sorella è finito tutto.
irritandosi sempre di più, di mano in mano che parla con Virgilio
Non ti permettere questo linguaggio. Tu non sai giudicare.
Infatti, non giudico. Soltanto, approvo in tutto e per tutto Silvia.
fuori della pazienza
Lasciami parlare con lei. È un abuso non farmici parlare.
Rispondi a me, e vedrai che è più opportuno. Hai niente da rimproverare alla condotta di mia sorella?
È per me l’unica donna che io stimo. Non c’è bisogno che lo dica a te.
Sei disposto, se è vero questo, a portarle il massimo rispetto?
E chi più di me la potrebbe rispettare?
Io.
Ma non insistere a provocarmi!
Per ora, no.
Tu, poi, mi spiegherai con quale diritto ti comporti così. Ma io sono venuto a cercare Silvia. Perciò lasciami entrare dov’è. O io sono disposto a andare fino a qualunque conseguenza. E ne chiederò ragione a chiunque si provasse a mettersi contro.
Io vedo che tu soffri, e per questo sto qui ad ascoltarti.
Non soffro soltanto! Ma mi meraviglio che in una casa dove io sono stato sempre accolto bene, mi si tratti così.
Non alzare la voce. Altrimenti, costringerai me a fare altrettanto.
Come vuoi.
senza dargli mai tempo di riflettere
Ma dunque Silvia era già d’accordo con te?
Quasi; ma è lo stesso. Dimmi se ami mia sorella. Te lo domando per la seconda volta.
con sdegno
Tu sei ancora troppo giovane, e non sei responsabile di quel che mi chiedi.
Io ti dico che se ami mia sorella, devi lasciarla dov’è. Se non l’ami, allora costringila pure a tornare insieme con te.
cercando di passare nelle altre stanze
È una stupidaggine!
E chi te l’ha detto?
Se cominci a capire, possiamo anche doventare amici. Tu con Silvia sei buono, e io capisco anche il tuo sentimento. Quindi, voglio essere giusto e imparziale; quantunque io abbia ragione di comportarmi con te in ben altro modo.
Bada che queste nostre parole possono avere conseguenze da far pentire specialmente Silvia.
Se tu minacci, non sei buono. Senti: io vedo il dispiacere che t’ho fatto; e avrei voluto risparmiartelo.
rassegnato e con grande tristezza
Ma Silvia mi ama? È possibile che ella si sia cambiata così da un giorno a un altro?
Dovevi avvedertene prima.
Io l’amo con tutta la mia passione. Più di prima.
Capisco che non sarà facile a Silvia liberarsi di te come io avevo sperato.
con angoscia
Liberarsi di me! Ma ci sono, dunque, stati d’animo che io non conosco!
Purtroppo. Ma il dissidio credo sia irrimediabile. Addolora anche me.
Quale dissidio?
Io so che non debbo rivelarti tutto. Ma se mia sorella amasse già un altro?
Non è possibile. Io sono convinto della sua onestà. Bada che tu mi fai molto male, quanto forse non immagini. Ma tu calunni Silvia!
con sincerità affettuosa
Vedo il tuo malessere; e, perciò, non ti dico nulla.
Io capisco che tu sei incapace a giudicare la portata delle tue parole.
sempre con sincerità
Perdonami, Guido. Non credere che non mi dispiaccia. Vorrei essere io nel tuo posto; ma è il mio compito. È inutile che tu parli con quelli della mia famiglia. Parla con me. Ti prego anche a nome di Silvia.
È la tua cattiveria, e il tuo odio.
Non me lo merito, e lo respingo.
con affetto
E che vuoi fare?
Quello che mi spetta. Dov’è Silvia?
Ti ripeto che non devi chiedere nè meno di vederla.
Levati dal mezzo. Io non mi presto più alla tua sciocchezza. Lasciami passare.
Esci, e non tornare. Ti mando via io. Letica con me, ma lascia mia sorella.
Ho pregato anche troppo. Tra galantuomini non accade così. Mi vendicherò di tutto. Sono io ora che respingerò tua sorella, se di quel che mi hai detto ne avrà qualche colpa; anche minima.
cercando di raggiungere il marito
Lasciami! È troppo. Non resistevo più.
Te ne penti?
Fino a questo punto io non dovevo essere responsabile con te.
con sprezzo
costringe la sorella a restare