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Sì, io credo che ella m’abbia compreso e che desideri conoscere a fondo tutto il segreto dell’anima mia, con la voluttà ingenua di una innamorata.
Ed io l’appagherò con la fede di un mistico.
Però, che mai abbia da pentirmi dell’orecchio d’Annalena!
Le mie lettere saranno come i petali della mia anima, strappati l’uno dopo l’altro e sparsi in grembo ad una donna che lo sconosciuto mi fa somigliare a una nova Melisenda, non di Tripoli. E parlerò ancora di quella Mimì perché Ella, nel profilo morale, colga gl’incanti di una giovine che non disdegnerebbe ad amica.
Ma creda a tutto quello che io le scrivo! La menzogna m’appare come il peggiore dei mostri, che dell’alito pestifero dell’umanità vive e si nutre. Ma la credo immortale e invincibile come lo erano quelle antiche Sfingi che gli Orientali avevano create in una delle loro aberrazioni fantastiche e che, pur tuttavia, sovrastavano fatalmente a’ destini degli uomini.
Oggi queste Sfingi non sono morte. Vivono spiritualmente nelle nostre abitudini viziose, ne’ nostri pensieri, e il bagliore de’ loro occhi spaventa i buoni.
Per questo non amare la verità?
Ah, no; mai!
Mi attorciglio ad essa, come un’edera che sfida primavere ed inverni. Con me, un’altra pianta intreccerà le foglie e dall’alto guarderà eternamente il cielo, rapita nell’estasi di tanta bellezza.
Ed Ella?