IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Per una strana necessità mi trovo in questo albergo da cinque giorni e non ne sono uscito.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Che ho fatto in questo tempo? Che fo?
Da un amico mi sono fatto prestare le opere drammatiche di Shakespeare e me le sono lette una dietro l’altra, con l’avidità insaziabile di un assetato. A punto, quando ho letto la sua graditissima lettera, stavo ripassando quell’immortale monologo di Amleto che comincia con le parole: Essere ovver non essere! Da quello ho subito ricavato... il tema per intavolare la nostra conversazione, scartando concezioni scientifiche o religiose o morali, e dicendo è più bello pensare quel mistero che noi chiamiamo anima, immortale o mortale?
«Morir – dormire... e nulla più; – del core
La tortura finir con questo sonno,
E i mille strazi che natura fece
Eredità di carne. Unico è dunque
Questo principe infelice preferisce dunque l’idea di una morte pagana? Lasciamo andare il suo particolare umore e le cagioni che l’hanno indotto a ragionare così – ché da un caso speciale non potremmo trarre un concetto generico –; ma badiamo a ciò che egli dice dopo:
«Chi mai vorria
La sfera e l’onte sopportar del tempo,
Dell’oppressor gli oltraggi, o del superbo
La contumelia, di schernito amore
L’angoscie, il duro della legge indugio,
E l’insolenza de’ ministri, e il vile
Dispregio, onde ogni tristo al paziente
Merito insulta, s’ei potesse appena
Con la punta saldar dello stiletto
Le sue partite?»
E poi continua in altre considerazioni concludendo:
«Se non fosse il terror di qualche cosa
Vuol dire che mettendoci nelle condizioni patologiche d’Amleto veniamo a pensare che la fede nell’immortalità dell’anima è bella, poiché in essa si nutre la speranza di una vita ineffabilmente migliore. E se non ci fosse questa credenza? Che forse alcuno più sopportare vorrebbe la sferza e l’onta del tempo, gli oltraggi dell’oppressore, ed altre sofferenze e calamità? Io credo di sì. Anzi tutto, per prova di fatto, ché pochi credenti si consolano mettendosi dinanzi agli occhi della mente il panorama del paradiso; ma tutti trovano nell’effondere, o nella puerizia o nella gioventù, gl’incanti dei propri desiderî, delle splendide speranze, gli abbagli delle illusioni, la tenerezza di un affetto, il godimento fisico di una bella giornata o di una camminata o di un altro piacere, la soddisfazione intellettuale, il cibo delizioso all’istinto di conservarsi in vita.
Ma ciò non è propriamente nello svolgimento del tema. Domandando se è più bella l’immortalità o la mortalità dell’anima, voglio indagare qual’è il sentimento che ci piace, se quello che proviene dalla percezione intellettiva d’un vivere eterno o se quello del contrario.
Una volta, dopo aver sofferto una lunga malattia – ero ancora in convalescenza – mi capitò di trovarmi solo in camera.
Non so perché guardandomi nello specchio i miei occhi si inumidirono ed io mi volsi a guardare un piccolo crocifisso d’avorio che stava su la parete della stanza.
M’era balenato, senza che l’aspettassi, il fantasma della morte e con esso avevo sentito empire il mio spirito di un terrore indicibile. Per un momento mi parve di aspirare quell’odore sacro di cadavere, e vidi le mie mani farsi ceree e m’immaginai steso in un letto di fiori e la stanza piena di fiamme di torce. Sentii anche piangere mia madre e mio padre, la donna di servizio, una giovinetta che allora amavo e due amici.
Strana cosa? Pur morto non avevo perduto i sensi! Anzi ero contento di sapere quello che intorno a me si faceva. Ma poi quando pensai che mi avrebbero chiuso dentro una cassa e portato al cimitero, dove tante volte avevo riso e scherzato, e che io perdevo tutto, cominciai a piangere e dicevo rivolto al Cristo: – «Perché, perché son nato? Fammi vivere».
E in quel momento ero pieno di dolcezza e di umiltà.
Oh, se avessi sperato in un’altra vita!
Ma non lo potevo perché troppo possente era il distacco da tutto quello che i miei occhi avevano veduto. E quel tormento interiore durò lungo tempo. Finalmente mi assopii sopra una poltrona: quando mi svegliai non conservavo che un ricordo spaventoso, ma tanto lontano che presto svanì.
Oggi quando la mia anima si lascia afferrare da quel fascino doloroso dell’ignoto, ho le medesime pene. Sembrami di scendere per una spirale senza fine, spinto a viva forza dal destino, udendo il grido affannoso di mille disperati che, come me, spariscono in quella tomba eternamente aperta in cui il rumore dei nostri corpi rotolanti, a pena giunge all’orecchio. E fino a quando?
Rivedremo un dì le nostre ossa? E i nostri teschi ritorneranno a parlare? Oh, abissi spaventosi! Oh, infinito maligno!
«Réponds-moi, toi qui m’as falt naître,
Ma nessuna voce rispose. Muto è il cielo, muto è il suo Creatore. Siamo dunque dannati come un gregge di pecore a guardare stupidamente la terra? Ah, perché, o Mistero, io posso vederti e non posso comprenderti? Perché la mia anima giunge fino a te, anzi è desiosa di sentire il tuo alito che le dà i brividi della più alta voluttà? Sei tu un’allucinazione del pensiero che t’insegue?
La mia Mimì, un giorno che m’ero lasciato prendere da queste tetre fantasticherie, mi chiuse le labbra con un bacio; ed io non vi pensai più. Soave bocca!...
Ma Ella, signorina, aspetta la mia risposta, non è vero?
Eccola: per me, che non posso credere ad una vita spirituale eterna (pur non ritenendola impossibile) è penoso ma bello il pensare che la nostra anima finirà.
Badi però – come Ella vede – ho escluso dal mio sentimento ogni influenza religiosa o atea; quindi non vorrei essere frainteso.
E... basta!
Perdonerà se alcuna volta mi scapperà qualche parola sconveniente o impertinente. Ma, desiderando di esprimermi con quelle forme che più mi sembrano adatte al mio pensiero, non credo di recarle alcuna offesa.
In ogni modo fin da ora le chiedo perdono per sempre.
Accetto i suoi patti e desidero che anche per parte sua siano osservati, specialmente quello che riflette il caso che uno di noi fosse conosciuto dall’altro.
Troverà la mia lettera inferiore all’aspettativa! Specialmente nella prima parte... Vero? Me lo dica. Ho piacere di conoscere l’impressione che le mie lettere le fanno. La sua m’è piaciuta immensamente per quello spirito sparso con tanto criterio nelle sue pagine. Io non sarei capace.