Federigo Tozzi
Novale

Parte prima

29 gennaio 1903.

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29 gennaio 1903.

Per ciarlare bene di tutte le cose che abbiamo sfiorato è necessario che io le divida con ordine e ne prenda poi una per una...

Comincio dal mio e dal suo ritratto. Non metto in dubbio la veridicità della sua descrizione, ma la trovo mancante in quella parte che non aveva né meno la mia, e per riparare quella lacuna io per il primo lo farò adesso.

Da circa due mesi ho cambiate le mie abitudini. Vado a letto prima delle nove e non mi addormento che dopo le due, consumando più d’una candela a leggere opere letterarie straniere. La mattina mi sveglio alle otto e leggo fino alle undici i passi che più mi sono piaciuti durante la notte. Poi mi alzo, mi lavo, faccio un po’ di ginnastica e alle dodici mangio. Alle due la stanza dove sono a mangiare è piena di amici che sono sempre i soliti e allora se l’albergatore ha acceso il caminetto ci mettiamo a parlare, cantare, discutere, lottare , altrimenti (o tempo buono o tempo cattivo) ce ne andiamo fuori di qualche Porta, spingendoci dentro i campi e facendo delle camminate che durano fino alle sette della sera, ora in cui modestamente ceno. La mia camera fa ribrezzo. Su ’l tavolino sono sparsi alla rinfusa opuscoli, giornali, carta da scrivere, un fazzoletto... poco pulito, una ciarpa stracciata; in terra, cicche di sigarette, carta bruciata ed.... altro; su ’l canterano c’è uno specchio verde... che non specchia; e, infilata nella cornice di questo, una cartolina ill: che è una caricatura (orrenda) del maestro Giordano. Sul marmo del canterano, coperto di macchie di tutti ’l colori, stanno sparsi altri giornali, una spazzola, una dozzina di colletti, un bicchiere sbocconcellato, una ciarpa di seta, un paio di forbici (che hanno servito al cuoco dell’albergo a pulire il pesce) un portasigarette (regalo di Mimì); su’l comodino una bottiglia d’acqua, un candeliere pieno di fitte, libri d’ogni genere, e da una parte, pensato con un certo riguardo, un libro delle poesie di Alfredo De Musset che è il mio poeta preferito. Poi di mio non c’è altro. Oh! no, dicevo una bugia! Nel cassettino dello specchio ci sono due bollette (sacre per me) del Monte Pio; una è di un orologio, l’altra di un anello e di una medaglia che avevo preso alla scuola. Ora all’infuori delle lettere che ricevo e del ritratto di Mimì e d’un pacco di manoscritti miei, non c’è proprio altro.

Dico tutto questo con grande abbondanza di particolari perché Ella mi possa conoscere senza sapere chi sono.

Al mio ritratto debbo aggiungere un paio di baffetti biondi, spuntati precocemente fino dai dodici anni. La mia fisonomia quindi tradisce la mia età. Porto (eternamente) un cappello e un cappotto neri; rido spesso e, come le dissi, caccio i miei occhi in viso a tutte le persone che mi capita di notare, che non sono poche. Una volta (ai bei tempi dell’abbondanza) portavo i capelli pettinati alla Chopin, ma ora, invece, li lascio crescere come vogliono. Un’altra cosa. Anche la mia fisonomia è dolce e la mia aria ordinariamente è malinconica; e se anche rido spesso il mio riso si spegne in una naturale e severa compostezza di linee. Le dico tutto ciò perché anche quando mi legge Ella, possa avere un’impressione più definita e più forte del mio amico Rodolfo. Per questo motivo ho cercato d’avere la descrizione del suo ritratto. Il quale (Ella era sicura del mio complimento) mi piace malgrado delle sue reticenze nel dirmi che sa di non essere bella. Via più sincerità! Si è guardata allo specchio prima di scrivermi?

Del resto delle bellezze a Siena non ce ne sono, o almeno gliele posso contare su le dita d’una mano... Fra quelle può essere lei! Me lo auguro con tutto il cuore.

Io vorrei ancora che mi fosse noto il nome di Annalena... Il mio, se ben ripensa ad una lettera da molto tempo ricevuta, lo conoscerà facilmente insieme con quello di Mimì. Tanto non c’è nulla di male, e le nostre conversazioni non rimarranno intaccate!

Buone e belle le parole che Ella malamente adopra per annegare in un triste pessimismo. Già le donne le ho trovate tutte così, ed io spiego questo sentimento predominante di accasciamento nella inettitudine e nella debolezza organica e morale della femmina. Tuttavia ho speranza che Ella cambierà l’ordine delle sue idee ,

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... L’ ideale evangelico (a cui Ella forse voleva alludere per tutti gli altri) è fallito appunto perché era contrario e nemico alla natura degli uomini. Leone Tolstoi, che in uno slancio potente del suo genio ha ricondotto le nubi opprimenti del misticismo su l’orizzonte della letteratura, non sarà ascoltato. Egli è un socialista inefficace perché, come dice il Ferri in un suo libro, è rimasto troppo al di fuori al movimento scientifico contemporaneo su’l quale ogni dottrina morale è d’uopo che si basi, e altre religioni poi non hanno mai pensato alle condizioni degli uomini.

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Con quale gioia mi do a calpestare quello che odio! Uccidere un mostro che è? Ma sgominare le legioni di tutti i pregiudizi è qualche cosa di grande che mi dilata e mi riscalda l’anima.

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Di quel problema che le avevo proposto ne riparleremo in seguito, quando avremo discusso di cose che ne sono l’orditura.

Perdoni se oggi scrivo peggio delle altre volte. Ho un’idea fissa che mi perseguita.


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