IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Mi permetta che io le narri in poche parole la storia del mio amore e perdoni se metterò a nudo delle verità atroci e ributtanti. Sento, il bisogno di fare così.
Molti anni fa – possono essere otto o nove anni – avevo conosciuto Mimì: era una mia contadina. Fra di noi erasi stabilita un’amicizia forte e passionale, ed io ricordo che provavo quasi un’ebrezza quando, vincendo la mia ritrosia ingenua, riuscivo a farmi dare del tu. Ricordo anche che sono stato quasi un mese intero senza frequentare la mia scuola perché la mattina ella mi aspettava nel fondo del campo ed andavamo a braccetto lungo il torrente che serve di confine al campo. Le davo anche dei baci senza che me ne rendesse.
Mio padre, quando si accorse della nostra relazione la intese in un senso peggiore, e cacciò Isola dal podere. Da quel tempo siamo stati sette anni senza rivederci, eccetto che una volta per una festa religiosa, quando ella, ritornando a Siena di passaggio mi fece vedere il ritratto del suo amante. Durante tutto questo tempo l’avevo scordata completamente; la mia educazione e la mia condizione sociale non la richiedevano.
Ma, stando agli studi a Firenze, mi venne lentamente un desiderio che poi divenne una brama insensata, e scrissi a casa sua per avere il suo indirizzo. Quando lo ebbi, circostanze gravi di famiglia mi richiamarono a Siena ed io non potei né meno vederla.
Le dirò (perché devo scrivere molto confusamente) che Isola stette poco tempo a casa – in un paesetto del Chianti – e che se ne andò a servizio.
Allora, dopo aver avuto il suo indirizzo, le mandai quasi giornalmente delle cartoline illustrate, ed ella mi contraccambiava.
Non so perché, senza né meno rivederla l’amavo egualmente da desiderarla con tutte le forze dell’anima.
Finalmente, un anno fa, detti gli esami a Firenze ed improvvisamente andai a trovarla . La trovai molto cambiata, assai più bella (è una ragazza bellissima) e mi parve anche più intelligente di quello che potevo supporre. Mi piacque tanto che il giorno dopo le feci dichiarazione e fui riamato.
Le vicende del nostro amore sono state assai tristi. Non ci vedevamo che una volta al mese, per poche ore. Per questo motivo ho pianto tanto che mi sono reso così tenero ad ogni emozione... da far ridere, forse!
Non posso fare a meno di includere in questa lettera il suo ritratto! La giudicherà e mi scuserà meglio!
Mercoledì passato ricevetti una lettera da una donna che io non conosco affatto, nella quale mi si diceva che la mia fidanzata faceva delle cose sconvenienti. Senza né pure dirlo a nessuno – feci avvisare mio padre da Empoli per mezzo di un conoscente – partii e...
Per non cedere all’emozione provata fuggii da quella casa, gridando di fondo alle scale: «Tornerò più tardi! Non posso! non posso!». Quando fui in istrada camminai verso i viali dalla parte di S. Gallo (è pratica, vero?) e mi sedetti sopra un mucchio di sassi. Allora cominciò a farsi chiaro in me. Avevo un senso vago di tutto quello che avevo veduto da credermi in sogno. In poche parole, m’ero convinto che io fossi un allucinato: e ci credevo tanto che ebbi una gran paura di me. Di lì passò un antico compagno di scuola, e quando mi vide, disse:
– Che hai? Ti senti male? Parla.
Io gli risposi con un sorriso e gli dissi che era una bella giornata, ma che il sole era ancora molto freddo. Che mi piacevano tanto i mandorli in fiore e che se fossi stato ricco ne avrei voluti un giardino per respirare interamente nella primavera...
Il mio amico penso che mi credesse rimbambito. Sorrise e mi lasciò augurandomi tante cose...
Poi entrai in una gran calma. Mi pareva che io fossi divenuto un altro e che Isola non fosse lei. Sembra impossibile questa incoscienza della propria personalità, ma avviene realmente.
Domandai a un facchino che mi trovasse una camera... Non le dico per quali generi di case fossi scortato... Da per tutto la miseria e la prostituzione; da per tutto la melma e l’orrore del vizio... Quante cose conobbi in quelle ore. Finii col sentire piacere di tutto quello che vedevo. Sì, ne avevo piacere perché mi veniva mostrato senza veli un aspetto della nostra società, forse l’aspetto più caratteristico ed importante.
Finalmente trovai una camera in via S. Cristoforo. Mangiai e tornai da Isola.
Mi accorsi (dico così perché la prima volta avevo visto tutto annebbiato) mi accorsi che la casa dove stava era quella di una levatrice.
Mi chiusi con Isola nella sua camera e feci alcuni passi avanti, con le mani tese e tremando. Ella era pallida e doveva soffrire orribilmente.
Volevo farle del male...
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Caddi in ginocchio e la baciai senza posa; ed ella piangeva, tenendo la testa su una delle mie spalle, quasi tramortita sul canapè dove erasi seduta. Le dissi io:
– Isola, così?
– E... perché?
– Non lo so, non me lo domandare.
– Chi... è stato?
Dovetti pregarla molto per saperlo e quando lo seppi un’ira potentissima s’impadronì di me. Ma affettavo di essere calmo e nessuno avrebbe imaginato quello che passava per il mio cervello.
Sono stato tre giorni con Isola... Ne ho avuta una compassione sincera e grande. Quando sotto la carne del suo corpo sentivo muoversi il corpicciuolo di un’altra vita, avevo quasi un terrore sacro di me, di lei, di tutto.
Che ho deciso? In tutte le maniere non devo abbandonarla. Certo non l’amo più, ma ho fatto questo: ho detto a mio padre che io ero il colpevole e che volevo aiutare quella ragazza. Forse con un’altra vita, può divenire onesta. Mi ha ingannato interamente, ma la scuso perché il suo amore mi ha procurato delle gioie indicibili.
Che gliene pare? Io non so, non so come giudicarmi, e come giudicare.
Mi scusi.
P.S. Prima di chiudere in busta la presente, l’ho riletta e m’è venuto il pensiero di stracciarla. In ogni modo non metterò il suo ritratto come ho detto.
Non so se io sono un insensato a far conoscere certe cose...
A volte mi viene il desiderio di gridarlo a tutti, a volte vorrei circondarlo di un segreto...
Ieri sera mi ubriacai con mezza bottiglia di cognac. Stamani mi duole fortemente la testa e mi brucia il cervello. Ho passato la notte su l’erba nel piazzale della chiesa dei Servi.
Mio padre non se n’è accorto e l’ho confessato spontaneamente alla matrigna.
Credo di aver la febbre per l’umidità che ho preso.