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Mai più accadranno queste cose. Ne ho avuto paura come un bambino. Adesso risorrido perché vedo i tuoi occhi fulgidi di gioia.
Non so se lavorerò, ma sento fremere al soffio della mia anima come una vegetazione di pensieri. M’è apparso anche un breve dramma, il cui fondo m’è stato dato dalla portineria di questa casa. Non saprei. Una stanzetta col paravento, che cela un letto dov’è malato il padre del protagonista... Ma non saprei. Ho veduti questi personaggi come in un viale d’imagini: ho avuto un brivido .
Non studio più, ma rifletto senza sforzo. Sono travolgimenti immensi. E ogni volta trovo più bianco il sentimento di te. Una sola cosa non mi piace del tutto: che tu non creda d’essere la sorgente di ogni mio bene. Almeno, lo hai dubitato a parole con me. Ma non ci torniamo sopra.
Scrivo malvolentieri, perché scrivo male. Solo la necessità mi s’impone. Prima ch’io ti scrivessi la prima lettera, erano passati molti anni senza che io avessi potuto pensare qualcosa. Del resto, ciò spiega la mia bocciatura agli esami dell’istituto tecnico. Se non dovessi scrivere a te non prenderei certamente la penna in mano. Mi ci vuole qualcosa che muova i miei sentimenti. Lascia stare. A poco a poco tu farai tutto. Hai fatto già molto facendomi scrivere queste lettere. Credo che questo sia il segno dell’intelletto superiore.
Che ti devo dire? Penso a quando scriverò bene.
Nel mio libretto, ho notato: Durante un anno scrissi solo queste parole: «Vorrei uccidere tutti». Ed è vero. Ho dimenticato completamente la schifosissima città, onde sono venuto. Parlo a tutti volentieri per vivere e sentire qui. Non ho altra dolcezza che la tua.